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Ancora sul punto nascita del S. Anna: le nuove prese di posizione del comitato “Salviamo le Cicogne” e di esponenti del Pd della zona montana

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Ospedale S. AnnaIl comitato “Salviamo le cicogne” esprime la sua indignazione riguardo la bocciatura della mozione a favore del punto nascite del Sant’Anna da parte del Pd reggiano, nel consiglio comunale del 28 settembre scorso.

Il territorio della montagna è molto vasto. Agli amministratori dovrebbe stare a cuore garantire a tutti i cittadini le stesse opportunità, in ogni settore, e non creare una distinzione tra cittadini di “serie A”, ovvero chi vive in città e zone limitrofe, e cittadini di “serie B”, ovvero chi si trova o sceglie di vivere in luoghi più disagiati dal punto di vista della logistica e dei servizi. Il presidio ospedaliero di Castelnovo è di fondamentale importanza per tutto l’Appennino, che va ben oltre quei 45 km calcolabili tra il capoluogo montano e la città.

Riteniamo che una scampagnata dalla città alla montagna o un viaggio verso la montagna, o viceversa la città, per una cena in compagnia, non sia assolutamente equiparabile alla corsa di un’ambulanza con a bordo una donna partoriente, soprattutto su strade non lineari come quelle di montagna, e in particolare in certi periodi dell’anno caratterizzati da forti piogge, nevicate e ghiaccio che possono intralciare il percorso, rallentandolo notevolmente e rendendolo pericoloso.

Ci sembra quindi una “presa per i fondelli” la frase del vice sindaco di Reggio Emilia, Matteo Sassi, espressa durante il medesimo Consiglio: “Se tu ti fai la strada Reggio Castelnovo per andare a cena la sera d’estate, non ti fai la stessa strada per portare tua moglie a partorire?”.

Rispetto all’altra sua dichiarazione: “Ci sono persone che invece vivono da una vita in montagna, ma che magari non hanno avuto gli strumenti, innanzitutto culturali e formativi, per avere informazioni corrette e che vengono irretite in questo dibattito”, vorremmo sottolineare il fatto che un amministratore pubblico non dovrebbe permettersi di esprimere pareri del tutto personali e anche offensivi, non confermati, tra l’altro, da dati oggettivi, con tale leggerezza riguardo una parte della cittadinanza della provincia. La popolazione della montagna è sufficientemente istruita, nel territorio è elevata la presenza di laureati, di persone che si spostano per motivi lavorativi e al giorno d’oggi, l’informazione è alla portata di tutti con un click, grazie a Internet e alla globalizzazione.

Noi membri del comitato ci siamo sentiti chiamati direttamente in causa. Pur non essendo specialisti del settore, quando abbiamo deciso di creare il comitato e lanciare la nostra campagna di raccolta firme e sensibilizzazione, abbiamo parallelamente iniziato ad informarci sulla situazione del reparto, sulla sicurezza e le leggi vigenti, consultando vari medici e infermieri.

Oltre all’integrazione che lo stesso Nicolini ha realizzato nel 2013 tra Sant’Anna e Santa Maria per salvaguardare il reparto, garantendo la massima sicurezza per le gestanti, e che poi ha portato come modello anche a Roma, Castelnovo, pur non essendo dotato di un reparto di neonatologia, come d’altronde tutti gli altri Punti Nascite in provincia, vanta la presenza di fior fior di professionisti, in grado di praticare la rianimazione neonatale per la messa in sicurezza del neonato e con provata esperienza.

In quanto rappresentanti di tutti i cittadini che ci hanno appoggiato e dato fiducia firmando le nostre petizioni e presiedendo ai nostri eventi chiediamo che questo argomento venga affrontato con la dovuta cura, serietà e onestà, dal momento che si tratta di servizi indispensabili per tutta la popolazione dell’Appennino e anche per la sopravvivenza dell’Appennino stesso.

Ci chiediamo, poi: gli amministratori che c’erano nel 2010, quando è uscita la famosa delibera regionale, da Marconi, ex primo cittadino di Castelnovo, assieme a tutti gli altri sindaci della montagna di allora, alla ex presidente della Provincia, Sonia Masini, all’attuale senatrice Leana Pignedoli, dov’erano e cosa stanno facendo, in concreto, ora? Riteniamo che tutti gli amministratori del territorio debbano lavorare per salvaguardare il loro territorio e i servizi ivi presenti. Ci sembra un atto dovuto ai cittadini che li hanno eletti e hanno permesso loro di rivestire le attuali cariche. Facciamo un appello perché si diano da fare, affinché non risultino poi corresponsabili della perdita di un servizio così fondamentale e necessario. Il taglio del Punto Nascite è senz’altro il primo di una lunga serie che riguarderà il nostro presidio ospedaliero e porterà al suo totale smantellamento.

(Il comitato “Salviamo le cicogne”)

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Scrivono sei esponenti e segretari di circolo del PD della montagna

Seguiamo da tempo con attenzione e preoccupazione l'evolversi del dibattito apertosi sul tema del mantenimento del reparto di ostetricia dell’ospedale S. Anna e più in generale della tenuta dell’ospedale nel suo complesso.

La considerazione che oggi vogliamo condividere è che un territorio come il nostro, così vasto e con le difficoltà di viabilità che ben conosciamo, non può assolutamente fare a meno di un presidio sanitario come l'ospedale. Riteniamo doveroso anche sottolineare che, senza nulla togliere ai singoli reparti e in particolare a quello più citato in questi giorni, l’ostetricia, sia fondamentale che si affronti il tema da una prospettiva generale, ovvero garantire al territorio della montagna un servizio sanitario a 360 gradi, anche per garantire a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza, l’accesso universale all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie, come indicano i principi, contenuti anche nella Costituzione, del Servizio sanitario nazionale.

Confidiamo pertanto nell'impegno, che sappiamo già attivo, dei nostri Consiglieri regionali perché, innanzi tutto, nel dialogo aperto a vari livelli istituzionali partecipino anche, auspicabilmente attraverso incontri con il territorio ed i suoi referenti, l’assessore regionale alla sanità Venturi ed il presidente della Regione Bonaccini, e che attraverso un percorso che garantisca le adeguate condizioni di sicurezza perché si riesca a mantenere il servizio che non è una mera speculazione di parte, ma è invece una necessità irrinunciabile per il nostro territorio.

(F. Benassi, segr. Pd Baiso; L. Zini, segr. Pd Casina; L. Attolini, Pd Castelnovo ne’ Monti; S. Alberti, portavoce circoli 4 comuni del crinale (Ventasso); M. Lombardi, Toano; L. Manicardi, "Villa virtuosa" Villa Minozzo)

 

37 COMMENTS

  1. Una parte del PD batte un colpo dopo essere stata chiamata in causa, sarà un inizio? Ricordiamo che in Consiglio comunale più di un anno fa, su proposta della lista civica “Progetto per Castelnovo ne’ Monti”, abbiamo presentato un odg votato all’unanimità dove si chiedeva un incontro all’assessore Venturi nel Consiglio dell’Unione aperto ai cittadini per parlare dell’ospedale Sant’Anna. Il presidente della Regione Bonacini è venuto sul nostro territorio diverse volte e ha solo rilasciato una intervista. Peccato vedere solo una parte del Pd, a cui però riconosciamo il coraggio di dire in un documento la sua posizione. Aspettando fiduciosi la volta buona.

    (Robertino Ugolotti capogruppo lista civica “Progetto per Castelnovo ne’ Monti”)

    • Firma - RobertinoUgolotticapogruppolistaCivicaProgettoperCastelnovonéMonti
  2. Grazie al vicesindaco di Reggio, Matteo Sassi, per le opinioni espresse nei riguardi dei montanari e grazie alle “teste quadre” cittadine che hanno votato questo amministratore. Vergogna!

    (Gino e Lina Virgilli)

    • Firma - GinoeLinaVirgilli
  3. Ma… nessuno del PD montano commenta le frasi del vicesindaco? Tutti d’accordo sul suo pensiero a riguardo ai montanari? Vi sembra normale? Se il reparto verrà definitivamente chiuso e ci saranno delle disgrazie “perché a volte capita che ci siano delle complicazioni in cui il tempo di intervento salva la vita” sarete tutti complici. La decisione di chiudere il reparto non è accettabile, che Sassi venga in montagna a spiegare le sue/vostre ragioni davanti a tutti in una assemblea pubblica.

    (Mattia Rontevroli)

    • Firma - Mattia Rontevroli
  4. Tempi e chilometri, dai comuni della nostra montagna all’arcispedale Santa Maria Nuova, viale Risorgimento 80, Reggio Emilia:
    1) Ramiseto centro, percorrenza senza traffico 1 ora e 2 minuti, SS63 Km 54,8.
    2) Busana, percorrenza senza traffico 58 minuti, SS63 Km 53,3.
    3) Collagna, percorrenza senza traffico 1 ora e 6 minuti, SS63 Km 60.
    4) Ligonchio, percorrenza senza traffico 1 ora e 17 minuti, SS63 Km 66,8.
    5) Vetto, percorrenza senza traffico 44 minuti, Sp.513 Km 42,2.
    6) Castelnovo ne’ Monti, percorrenza senza traffico 43 minuti, SS63 Km 39,7.
    7) Villa Minozzo, percorrenza senza traffico 51 minuti, SS63 Km 47,7.
    8) Toano, percorrenza senza traffico 53 minuti, Sp.486R Km 56,8, percorrenza senza traffico 1 ora, SS63 Km 50,5.
    9) Baiso, percorrenza senza traffico 35 minuti, Sp.7 Km 30,1.
    In caso di forte traffico, di lavori lungo la carreggiata, di maltempo, nebbia, pioggia e soprattutto neve, i tempi si allungano considerevolmente. Si deve poi considerare che se la partoriente abita in una delle frazioni più lontane, i tempi calcolati, per difetto, sono questi:
    – Varvilla (Succiso nuovo) percorrenza senza traffico 1 ora e 46 minuti, Sp.665 Km 78,9. Con neve, anche 2 ore e 20 minuti circa.
    – Cerreto Laghi, percorrenza senza traffico 1 ora e 30 minuti, SS63 Km 72,9. Con neve 2 ore e 10 minuti circa.
    – Valbona, percorrenza senza traffico 1 ora e 24 minuti, SS63 Km 64,8. Con neve 2 ore circa.

    Fonte Google maps, calcolo percorrenza con auto, ore 4,16 del 4 ottobre 2015. Il lettore arriva da solo a capire cosa può significare per una donna in travaglio e per il bambino in arrivo stare dentro un’auto o un’ambulanza su strade di montagna sino a oltre due ore, prima di arrivare davanti all’ospedale Santa Maria. Un saluto a tutti i montanari, non mollare!

    (Alessandro Raniero Davoli)

    • Firma - AlessandroRanieroDavoli
  5. I montanari ci hanno già mollato, purtroppo. Ieri alla serata organizzata dal comitato delle cicogne eravamo in una trentina, forse meno. Neppure un sindaco della montagna. Anche il sindaco di Castelnovo se ne è andato dopo 10 minuti. Neppure una coppia di giovani. E dire che il filmato presentato la dice lunga sul nostro destino in fatto di sanità: il nostro ospedale avrà qualche anno di vita, poi avremo una bella “casa della salute”, ovvero casa per anziani/ospizio. Continuate a dare il voto a questi “signori” e poi che nessuno si lamenti più!

    (Annalisa)

    • Firma - Annalisa
    • Penso non ci sia nulla da fare! I vari sindaci/amministatori PD montani cosa dicono? Nulla! La decisione è stata presa già nel 2010 ed avvallata dal sindaco di allora (castelnovese e pediatra) e questo ci deve piacere. Questa estate ho sentito un commento da una reggiana venuta per una gita in montagna: «…ma voi abitate qui anche in inverno?» Si comprende così il commento del vice sindaco reggiano: in inverno la montagna è disabitata e quindi non serve tenere aperto un presidio medico.

      (Commento firmato)

      • Firma - commentofirmato
  6. Annalisa, io per la verità ero lì alle 20,20 e sono andato via alle 22. Non so quanto conti polemizzare su chi c’era e chi non c’era, piuttosto sul contenuto del documentario e che attinenza poteva avere col problema “punto nascita” di Castelnovo. Grazie.

    (Enrico Bini)

    • Firma - Enrico Bini
    • Caro Sindaco Bini, il suo commento sulla inappropriatezza del “c’era non c’era” la dice lunga sulla diversa percezione del problema da parte di chi vive e governa la montagna, rispetto a chi la “vive soltanto”. Nel ringraziarla per la “visita” fatta alla proiezione del documentario “mani sulla sanità” se avesse avuto il tempo di fermarsi fino alla fine, o se avesse delegato qualcuno a farlo (so che non governa da solo il Comune), forse avrebbe inteso da cittadino quello che abbiamo capito noi che siamo rimasti e che abbiamo la testa libera da pregiudizi e preconcetti e cioè che è in atto un piano per smembrare tutto l’ospedale. Che c’è qualcuno che cala le decisioni dall’alto. Sia che si tratti di punti nascita o Ortopedia o Cardiologia e chi più ne ha più ne metta! Che nel caso dei punti nascita, diversamente che per gli altri reparti, sono due in contemporanea le vite umane a rischio. Che se si permette che questo qualcuno decida per dati ricavati da statistiche, che tra l’altro sono differenti da nazione a nazione, si snatura quello che è la reale visione del problema, cioè che il nostro territorio ha bisogno di questo punto nascita e di tutto il Sant’Anna per continuare a vivere. Se fosse rimasto fino alla fine avrebbe ascoltato che parlare di insicurezza quando da più parti è stato detto che non è così è un boomerang contro il Sant’Anna, contro Castelnovo, contro la montagna. Chi dice la verità? La politica che vuole chiudere o il professionista che è responsabile della sicurezze? Sperando di non aver frainteso le posizioni di nessuno, è così difficile capire le dinamiche degli amministratori, aspettiamo un confronto diretto su questi temi

      (Comitato “Salviamo le Cicogne”)

      • Firma - Comitato Salviamo le Cicogne
  7. Se posso, le parole riportate per me non hanno peso, non ho ancora letto la trascrizione dei verbali ma non credo che con polemiche si risolva il nodo; credo nell’impegno del sindaco e di coloro che ancora hanno la faccia di presentarsi alle nuove elezioni. Siamo ancora in democrazia, dicono, e ancora ringrazio il comitato che tiene alta la tensione; il reparto non può nè deve chiudere.

    (Antonio Curcio)

    • Firma - antoniocurcio
  8. Il documentario proiettato ieri sera si intitola “Mani sulla sanità” (penso che molti abbiano potuto prendere visione della locandina o avere letto le informazioni sui giornali ed anche su questa testata), quindi le persone che hanno colto l’invito ad assistere alla proiezione hanno potuto verificare che si trattava di sanità sotto tutti gli aspetti. La sanità ha molteplici casistiche e problemi, l’argomento ha spaziato in molti campi e problematiche con diverse interviste a politici, cittadini e comitati. Il documentario è stato realizzato durante la legislatura regionale del presidente Errani, quindi non proprio negli ultimi giorni, ma tra il 2013 e 2014, ma non per questo i temi trattati non sono di minore attualità, anzi, direi profetici. Tra gli argomenti e le problematiche evidenziate è stato illustrato e documentato il problema della chiusura del punto nascite dell’ospedale di Porretta Terme (già chiuso) ma anche lo smantellamento di vari ospedali della regione Emilia Romagna, con tutto quello che ne è derivato. Forse assistere all’intervista della povera mamma che è stata costretta a partorire a Vergato anzichè a Porretta e tutto quello che ne è derivato ha fatto sì che qualcuno non abbia retto emotivamente e si sia assentato anzitempo, di conseguenza senza poter assistere al dibattito che si è sviluppato dopo la visione, dibattito molto interessante e costruttivo alla presenza e con il contributo anche di Consiglieri comunali e regionali, ma si sa, “la verità fa male lo so…”.

    (Flora)

    • Firma - Flora
  9. Gentilissimo sindaco Bini, non sono i 20 0 30 minuti di presenza a una riunione che cambiano le cose. Io credo che ormai sia arrivato il momento che tutti i sindaci dei nostri paesi, tutti i gruppi di volontariato, le associazioni varie e comunque tutti i cittadini che amano la nostra montagna debbano unirsi e protestare con forza per questo ennesimo tentativo di impoverire il nostro territorio. Noi speriamo che lei possa essere il capofila di questa cordata, al di là di ogni inutile polemica.

    (Annalisa)

    • Firma - Annalisa
  10. Per dovere di cronaca tengo a precisare che volentieri ho accettato di sottoscrivere la nota sottostante gli asterischi, di cui condivido i contenuti, come capogruppo di Villa Virtuosa e non in quanto esponente del PD, di cui non faccio parte, come erroneamente si evincerebbe dalla titolazione alla medesima, che riconduce tutti sotto il cappello del partito. Non perdiamoci dietro al giochino delle etichette e delle appartenenze, la questione vera, cruciale ed urgente, è il tema in discussione: la tenuta dell’ospedale S. Anna di Castelnovo. Tema che riguarda tutti noi, che qui ci viviamo, per nascita o per scelta (come nel mio caso), e che in questo territorio, nonostante tutto, ancora ci crediamo e crediamo ci possa essere un futuro. L’unico errore è perdere tempo in divagazioni inutili, tra cui l’infelice esternazione del vice sindaco Sassi, che personalmente non considero neanche degna di considerazione, ma ringrazio chi ha trovato le parole giuste per rispondergli. Se non siamo uniti su questa battaglia, a prescindere dagli schieramenti, abbiamo già perso.

    (Lucia Manicardi, Villa Virtuosa di Villa Minozzo)

    • Firma - LuciaManicardi
  11. Con dispiacere mi ritrovo a fare la vecchia considerazione che alla fine di tutto si arrivi ad avere sempre e solo ciò che ci meritiamo. A partire dal vicesindaco di Reggio, la cui ignoranza sul vivere in montagna è talmente evidente e manifestata che non merita nemmeno che ci si discuta, per finire a tanti di noi montanari che non partecipiamo ad eventi così importanti per il futuro del nostro territorio. Diventa facile, per i nostri politici, prendere decisioni scomode quando, con la mancanza di partecipazione popolare, si dimostra noi stessi poco interesse al problema. Io credo che se la gente si muovesse e facesse sentire la propria voce niente sarebbe irrealizzabile; purtroppo con l’esercito di rassegnati che abbiamo intorno diventa difficile combattere qualsiasi battaglia, anche la più nobile. Per fortuna qualcuno che non si arrende c’è ancora e dico grazie a tutti quelli che lottano e non si arrendono. Forse non servirà a niente, ma almeno ci avremo provato. Un aforisma del Che diceva che “se lotti puoi anche perdere ma se non lotti hai già perso”, e noi non abbiamo ancora perso.

    (Antonio Manini)

    • Firma - AntonioManini
  12. Mi fermo un attimo e penso: finora abbiamo sentito i vertici, la politica, gli utenti, ma ancora non mi pare di aver sentito la voce (anzi dovrebbero essere le urla) di chi nell’Ostetricia del Sant’Anna ci lavora. Di quelle bravissime infermiere e ostetriche che vegliano giorno e notte su questo reparto. Sì, perché un posto di lavoro non è fatto solo da chi ci comanda ma soprattutto da chi ci dedica la vita, gli sforzi, la passione, perché quello non è un lavoro che si fa così, tanto per fare. Quello è un lavoro che ti deve piacere, che ti deve far scendere in piazza a urlare che anche qui si può partorire in acqua, accovacciata, usare le metodiche alternative e naturali e se si deve fare un cesareo si fa, se si deve rianimare un bambino lo si fa con coscienza e professionalità, così come in tutti i posti. Fatevi sentire, raccontate che qui non è solo un andirivieni di medici costretti dalla pianura a salire, ma un posto magico dove si fanno a volte cose magiche. Non servirà? Contano solo i numeri e i politici? Forse, ma almeno lo avrete fatto sapere!

    (Una mamma)

    • Firma - Una mamma
    • Esiste una legge (mi pare legge Brunetta) che sancisce il licenziamento immediato per i lavoratori del pubblico impiego che con dichiarazioni, o critiche, si espongano contro il proprio datore di lavoro, in questo caso la Ausl.

      (Flora)

      • Firma - Flora
  13. Gentilissimo signor sindaco, non voglio certo polemizzare con Lei ma solo riprendere alcuni punti.
    – Lei è intervenuto sul “dialogo” che, con toni anche “aspri”, i lettori di questo giornale avevano aperto con il Direttore Generale, resosi disponibile e da qui la mia stima per quel che può valere, proponendo di spostare la discussione: “parliamone nelle sedi appropriate!”, era il 17 giugno. Bene, sono trascorsi oltre tre mesi, vuol dirci cosa si è concluso o a che punto siamo “ nelle sedi appropriate” per quanto riguarda il PN del Sant’Anna?
    – Sempre Lei, signor sindaco, è venuto a riportarci un incontro che Lei ha avuto con il presidente Bonaccini e l’assessore Venturi dove è stato rassicurato da entrambi che: “non ci sono decisioni già prese sul Sant’Anna”, era giovedì 23 aprile. Il 23 giugno 2015, due mesi dopo, il dottor Venturi si ripeteva aggiungendo però altro: «Nulla è stato già deciso, ma la base di partenza è l’accordo del 2010» Ha chiesto spiegazioni? Se sì, quali sono state le risposte? Desidero chiarire che non c’è nulla di personale, anzi di più, credo che Lei, signor sindaco, possa essere il volano di un rinnovamento della nostra montagna, ma non sopporto che un piansano, oltre al prendermi in giro, possa anche permettersi di insultarmi “che magari non hanno avuto gli strumenti, innanzitutto culturali e formativi,”. Sono un montanaro strutturalmente “aspro”, e non starò certo qui a pubblicare a quel piansano il mio curriculum, ma davanti a quel piansano, “nelle sedi appropriate”, Lei mi rappresenta, e questo sì, signor sindaco, desidero ricordarglielo. Infine, sembrano essere solo tre i reparti dell’ospedale Sant’Anna che rimarranno operativi a ristrutturazione avvenuta: non lo ho sentito dire in un bar, ma in un “evento aperto al pubblico”, per usare parole usate da altri. Spero che Lei senta la curiosità di informarsi e che Le dicano, documentandolo, che non avevo capito, perché questo vorrebbe dire che ci hanno ripensato. Più volte, signor sindaco, ci ha invitato a lavorare insieme, colga questo commento come il mio contributo… arrivo solo fin qui.

    (mv)

    • Firma - mv
  14. Con la chiusura del punto nascite di Castelnovo ne’ Monti la sinistra certifica il fallimento della sua politica nell’Appenino reggiano, con il consenso del 70% della sua popolazione; il problema vero è che tutti gli anni diminuiscono i nascituri e che se non ci fossero gli extracomunitari saremmo già sotto i 100 annui. La Regione ha valutato che nel giro di 5 anni ci arriveremo lo stesso e forse ha già fatto i calcoli di quanto possono essere tra 10 anni, visto che con la crisi in montagna non ci vogliono più venire neppure gli extracomunitari. Ma signori, perchè preoccuparsi?, c’è il Parco che risolverà tutti i problemi, saremo invasi dai turisti che verranno a vedere l’unico animale raro che resterà in montagna: “il montanaro”. Un proverbio dice: “è inutile chiudere la stalla quando i buoi sono usciti”, meditate gente e non date tutta la colpa a politici, perche li avete eletti voi, per cui ne siete corresponsabili.

    (Marco Coriani)

    • Firma - Marco Coriani
  15. Gentili Cittadini e Lettori, mi sento in dovere di effettuare alcune precisazioni circa il mio intervento in Consiglio comunale a Reggio.
    1) Ho introdotto il tema della sicurezza perché, fino a quel momento, il dibattito condotto dai consiglieri di opposizione si era limitato a bollare come “idiota” la proposta di chiudere il Punto Nascita. Non ritengo accettabile denigrare in questo modo la sanità reggiana in sala del Tricolore. Le offese e le illazioni nei confronti del nostro sistema sanitario sono proseguite nel corso del dibattito ma per ragioni di brevità non vado oltre.
    2) Ho provocatoriamente ricordato che in un tempo ragionevole si raggiunge la montagna in risposta ad alcuni consiglieri che hanno teorizzato che a seguito dell’eventuale chiusura del punto nascita le coppie non avrebbero più fatto figli (è tutto registrato e questo sì che mi pare offensivo nei confronti del senso di genitorialità di tante persone).
    3) Per quanto riguarda il fatto che non tutti i cittadini hanno gli stessi mezzi e le stesse possibilità per accedere a certe informazioni è chiaro dal mio intervento che non mi riferivo solamente a chi vive in montagna; tant’è che pronuncio in modo inequivocabile la frase “al di là del fatto che vivano in montagna” proprio per evitare equivoci o strumentalizzazioni. E’ questo un ragionamento generale che dunque investe tutti i territori e che non credo possa essere ignorato da chi deve mettere in campo politiche pubbliche.

    Mistificare o deformare il senso delle parole altrui solo perché non ne si condividono idee o riflessioni è una pratica politica poco democratica che certo non mi appartiene. Spero che coloro che saranno chiamati a decidere su questa vicenda, di certo dunque non il sottoscritto e nemmeno singoli amministratori locali, sappiano operare al meglio per l’intera comunità montana e non solo. Per il resto mi spiace che le mie parole siano state stravolte e mal riportate, in modo tutt’altro che onesto, da alcuni consiglieri comunali. Ho molti amici in montagna e mi auguro il meglio per questo territorio.

    (Matteo Sassi)

    • Firma - Matteo Sassi
    • Converrà il signor Vicesindaco ed Assessore che se da Reggio Emilia città è possibile raggiungere Castelnovo ne’ Monti in 45 minuti, in tale tempo non è possibile raggiungere da tutti i paesi dell’Appennino l’ospedale in città. Per assicurare equità di accesso alle prestazioni sanitarie, garantita dalla Costituzione a tutti gli italiani, sarà quindi possibile trasferire l’intero reparto di Ostetricia e Ginecologia dalla città al Sant’Anna. Si potrà poi valutare se mantenere un punto nascita anche a Reggio Emilia, oppure realizzare economie in tal senso.

      (SC)

      • Firma - SC
    • Grande idea, “SC”! Aggiungo alcuni dati a quelli presentati da Raniero Davoli (che condivido in toto):
      Scandiano – Reggio Emilia: tempo di percorrenza 20 minuti, 13 km.
      Montecchio – Reggio Emilia: tempo di percorrenza 30 minuti, 17 km.
      Alla luce di questi dati, ha più senso chiudere uno dei punti nascita di questi ospedali, piuttosto che quello della montagna.

      (Francesca D.)

      • Firma - FrancescaD.
    • Gentile Matteo Sassi, prima di addentrarci nella risposta la informiamo che il comitato ha personalmente ascoltato le registrazioni del Consiglio comunale di Reggio Emilia. Replichiamo al suo commento punto per punto:
      1) ha affrontato il problema della sicurezza, ma come legge dal nostro comunicato ci sono imprecisioni ed omissioni. Ci teniamo a precisare inoltre che il numero delle donne montanare che non partorisce al Sant’Anna si aggira intorno al 20-25% da dati certi, non sul 35% come da lei dichiarato, e specifichiamo, inoltre, che di questa percentuale molti parti sono già dirottati su Reggio Emilia in qualità di emergenze;
      2) abbiamo seguito la registrazione e nel suo intervento nulla sembra provocatorio. Comunque, sì, certo, un viaggio fino a due ore di percorrenza può essere assolutamente ragionevole d’estate, magari in vacanza, senza fretta. La invitiamo a raggiungerci d’inverno, con il ghiaccio o la neve, possibilmente di notte, magari su un’ambulanza. Purtroppo non siamo ancora attrezzate per farle provare i dolori di un travaglio in modo da renderle chiara nella maniera più completa la situazione. Con l’ansia e la paura che può provare una donna in quel momento. Due ore di viaggio così poi ne riparliamo. La scienza sicuramente farà dei passi avanti in tal senso: la terremo informata, non si preoccupi. Ecco, questa è una provocazione. Questa sì. Oh, dimenticavo. Sempre che ci si arrivi all’ospedale. Sennò che si fa? Si partorisce in ambulanza? O si torna indietro a folle velocità e si partorisce al pronto soccorso? E questo non lo diciamo solo a lei, ma a tutti quelli che in questi mesi si sono riempiti la bocca con la parola “sicurezza”. Perché sa, i bimbi purtroppo sono indisciplinati, nascono un po’ quando gli pare. Non funzionano come il forno, non hanno il timer e tac!, automaticamente il forno si spegne e la pagnottella è pronta. Funziona in maniera un po’ diversa. Sì, anche questa è una provocazione. Se le può annotare, se vuole;
      3) abbiamo ascoltato anche la sua frase sui montanari, ebbene sì. La frase “c’è gente che vive una vita in montagna” è chiarissima, non lascia molto spazio ad interpretazioni, persino se accostata alla frase che lei cita (detta un po’ così, quasi sottovoce) non perde un briciolo del suo effetto, l’intenzione era chiarissima. Detto questo, il fatto che un intera comunità (le ricordiamo le 10.000 firme raccolte dal comitato, diecimila!) si sia fatta “irretire dal dibattito” fa perfettamente intuire la sua stima nei nostri confronti. Grazie davvero. Ma ci tenevamo a rassicurarla: è la stessa che noi abbiamo nei suoi confronti, al momento. Da che mondo è mondo, servizi essenziali come quelli sanitari se davvero peccassero di insicurezza andrebbero potenziati, migliorati, non certamente chiusi. E’ la logica, pura e semplice, che si dovrebbe applicare per il bene dei cittadini. Ma sa, siamo montanari. Non contiamo nulla. Dopo tutte queste considerazioni chiediamo nuovamente che il tema sia trattato con la serietà che si addice ad amministratori che, teoricamente, dovrebbero ragionare per il bene comune e non per logiche di partito o di risparmio. Un’ultima cosa: in alcuni casi, pensiamo, sarebbe meglio fare un passo indietro e chiedere scusa. Si farebbe più bella figura anche se, lo capiamo, sarebbe culturalmente troppo semplice. Grazie per l’ascolto. Sempre che ci sia stato.

      (Il comitato “Salviamo le cicogne”)

      • Firma - IlComitatoSalviamoleCicogne
    • Si sente lontano anni luce lo scricchiolio dell’impossibile arrampicata sugli specchi che sta tentando. Sia onesto ed ammetta che con i suoi interventi fuori dalle righe, oltre ad affermazioni puerili e sicuramente non all’altezza del vicesindaco di una città come Reggio Emilia, ha offeso profondamente la gente di montagna. Mai come in questo caso il detto “errare è umano, perseverare è diabolico” “cade a fagiolo”. Fino ad oggi ho resistito, non ritenendo le sue affermazioni degne di un solo minuto del mio tempo per rispondere, ma non ce l’ho fatta. Saluti.

      (Sergio)

      • Firma - Sergio
  16. Gli operatori al quinto piano non hanno notizie diverse dalle vostre e se le avessero sono stati invitati a non parlare! Comunque, che sia un idillio lavorare a quel piano è un’opinione personale della signora Mamma, mi fa piacere per lei, ma in molti potrebbero dire il contrario! La dott.ssa Fiori, assessore comunale al fianco del Sindaco lo sa bene, dirige il personale al Sant’Anna, ma non dice niente! Conflitto di interessi fra politica e lavoro?

    (Conoscente)

    • Firma - Conoscente
  17. Gentilissimo sindaco Bini, da che mondo è mondo per comprendere il senso di qualcosa non basta una presenza quantomeno “limitata”, sia nel tempo, che nel contenuto. Se lei si fosse fermato per tutta la durata della proiezione probabilmente avrebbe avuto modo di cogliere il sottile ma spietato senso del documentario in oggetto. Inoltre avrebbe avuto modo di interagire con quella parte di cittadini che hanno dibattuto al termine della presentazione senza che però vi fosse un rappresentante (in questo caso lei) con cui dialogare e confrontarsi. Qualcuno diceva che “la libertà è partecipazione”. Qui le parole non servono, servono fatti e presenza continua, combattere fianco a fianco per il bene della montagna che anche lei rappresenta. Per quanto riguarda il vicesindaco Sassi vorrei farle presente che oltre a non essere “culturalmente limitati” non siamo neanche sordi. Esiste una registrazione integrale del suo intervento e noi montanari abbiamo orecchie funzionanti. Quindi si faccia un esame di coscienza che forse non siamo noi a male interpretare, ma magari ha “sbagliato qualcosina” proprio lei. Chi non vive certe realtà non dovrebbe neanche giudicarle per evitare di incorrere in figure che poco gli rendono onore. Una mamma, una donna, una professionista laureata montanara per amore e con orecchie e cervello ben funzionanti.

    (Daniela Troiano)

    • Firma - daniela troiano
  18. Caro Matteo Sassi, ebbi modo di conoscerti grazie alla comune militanza in Rifondazione Comunista nel 2004 o giù di lì. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata ma sono rabbrividito nel ascoltare il tuo intervento perché ritenevo e ritengo che generalmente la militanza in un partito di sinistra dovrebbe lasciare tracce profonde rispetto a certi temi, al di là delle scelte contingenti del momento. Frasi davvero pesantemente razziste (al di là delle smentite di maniera la registrazione del tuo discorso è ascoltabile e altrettanto interpretabile senza ombra di dubbio) che si iscrivono in questo brutto clima di politica degenerata (Salvini contro i neri, Grillo contro gli omosessuali, Barani contro le donne). Ci mancavi proprio tu a prendertela con i villici del contado di montagna, smentendo il famoso detto li accusi di avere il cervello come le scarpe. Ritengo questa pesante caduta di stile non la cosa peggiore del tuo discorso. Ciò che emerge, oltre alla tua scarsa conoscenza del territorio che comunque dovrebbe essere requisito essenziale quando si dibatte di questioni di montagna, mi ha colpito: quella tua insofferenza per tutto ciò che si muove nella società. Chi non ha titolo deve tacere, deve accettare ogni decisione perché chi l’ha presa ha di per sè una conoscenza superiore ed infallibile, avendo strumenti e conoscenze che la comune gente non può possedere. Interessante ragionamento. Facciamo prendere le decisioni ai tecnici perché loro sanno, mentre gli altri sono un inutile fastidioso fardello di cui liberarsi. Come se i tecnici e le loro opinioni fossero libere da vincoli politici. Mi stupisco e mi chiedo: come puoi giustificare il fatto che occorre tagliare i servizi sanitari con la scusa della insicurezza per consentire alla Regione di reperire i 30 milioni all’anno per le cure contro l’epatite c? Che sarà mai tagliare un pericoloso e superfluo punto nascita di un poco abitato comprensorio di montagna? Mi chiedo: del tuo passato di comunista hai qualche vago ricordo o sei entrato anche tu a piedi pari in questo terrificante efficientismo da pareggio di bilancio degno della miglior trojka? Ho avuto il privilegio di militare nel PCI quando i suoi dirigenti locali si chiamavano, prendiamone uno, Giuseppe Battistessa; ecco, mi immagino come il povero Geppe sarebbe allibito ad ascoltare certi discorsi di tal fatta, lui che insieme ad altri ha contribuito in modo determinante a realizzare una delle zone di montagna più avanzate d’Europa. Questi compagni, forse poco scolarizzati ma con cervello fino e forte visione politica, sono passati dalla Resistenza all’amministrazione pubblica, divenendo punti di riferimento ben oltre le loro appartenenze politiche. Lo sai o non lo sai che se la montagna si spopola ti troverai (tu forse no, ma le tue nipoti di certo) mezzo Appennino alle porte di Reggio? Lo sai o non lo sai che la permanenza dell’uomo in montagna è la prima opera idrogeologica indispensabile per evitare il dissesto del territorio? Lo sai o non lo sai che la politica del carciofo (foglia per foglia) o della rana nell’acqua tiepida che poi diventa bollente è una strategia vecchia come il mondo per fare ingoiare ciò che tutto in una volta non sarebbe possibile? Vuoi che gli ospedali di comunità (cronicari dove si aspetta la morte) diventino l’unico presidio sul territorio montano per soddisfare il pensiero mercantista, unico dominante? La leggerezza ed il pressappochismo con cui tratti questi argomenti è disarmate. Ancora una volta ho la percezione che la qualità certi dirigenti politici del passato difficilmente, ma molto difficilmente, sarà eguagliabile per i prossimi 50 anni, almeno.

    (Luigi Bizzarri)

    • Firma - luigibizzarri
    • Peccato che Redacon non dia la possibilità di mettere il “mi piace” sui commenti pubblicati. Complimenti per il Suo commento, signor Bizzarri.

      (Michela)

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      Perchè Redacon è un giornale e non un blog. Cose diverse…

      (red)

      • Firma - Michela
    • Leggo solo ora la tua risposta al vicesindaco di Reggio. Non potrei essere piú in accordo di così. Ti ringrazio per essere stato, con massima educazione, decisamente chiaro ed esaustivo. Resta un dubbio: il destinatario avrà i mezzi intellettuali per comprendere? Un caro saluto.

      (E.F.)

      • Firma - E.F.
  19. Beh, che altro aggiungere, per una volta almeno mi sia consentito dire: bravo Luigi Bizzarri (io che non sono mai stato tenero con le sue posizioni politiche in Consiglio)! Un saluto.

    (Alessandro Raniero Davoli)

    • Firma - AlessandroRanieroDavoli
  20. Caro Sassi, le scrivo da un piccolo paesello di montagna nel quale vivo ormai da 31 anni. Forse si troverà spaesato nel venire a conoscenza che anche noi montanari abbiamo accesso alla tecnologia e abbiamo potuto ascoltare più volte le assurdità espresse al Consiglio comunale in relazione al punto nascita di Castelnovo ne’ Monti. Credo davvero che lei non sappia di cosa parla quando parla di noi, gente di montagna, quindi voglio aiutarla, perchè sarebbe importante che almeno chiedesse scusa per quello che ha detto. Non che questo possa cambiare le cose, ma sarebbe sintomo di civiltà. Nonostante io viva qui da tutto questo tempo ho ben due lauree… sono scolarizzata, so addirittura leggere e scrivere! Anche questo la stupirà enormemente, eppure è vero, Sassi, io nel mio Appennino ci vivo e ci lavoro. Sono titolare di una di quelle piccole imprese artigiane che creano occupazione e pagano le tasse. Le sembrerà strano, caro Sassi, ma è così. Io sto qui per scelta, mi piace stare qui. Come me ci sono moltissime mamme e papà che hanno scelto di crearsi una vita e una famiglia in montagna, le sembrerà strano ma c’è addirittura qualcuno che dalla città si è trasferito qui. Io come tanti sono disgustata e indignata dalle sue parole, lei si permette di giudicarci come se sapesse cosa significa vivere qui, e peggio ancora lei si permette di banalizzare travaglio e parto come se ne fosse stato toccato in prima persona. Ma si rende conto di quanto è stato indelicato? Evidentemente no. Signor Sassi, ma lei lo sa che oggi si muore di parto? E lo sa cosa può voler dire non intervenire in tempo durante un travaglio che non segue la strada prefissata? Signor Sassi, mi dica, lei si sentirebbe tranquillo se sua moglie avesse una minaccia d’aborto e si trovasse a prendere un po’ di fresco a Succiso? Secondo me no, se è umano. Ma poi mi chiedo come si permette di paragonare le sue cenette al fresco al delirio di un travaglio, ma si rende conto? Io non ci credo che davvero lei non si renda conto di quello che ha detto. E in tutto ciò mi domando che ne sarà di quella donna che durante la gravidanza si sentirà male e sarà portata in un ospedale nel quale nessuno è in grado di visitarla adeguatamente? Quante vite si perderanno a causa di qualche furbone che ha consentito la chiusura del punto nascita? Chi ne pagherà le conseguenze? Le paga lei, Sassi? E poi continuo ad interrogarmi e ad arrovellarmi al pensiero che ci sono moltissime mamme che non hanno la possibilità o i mezzi per andare a partorire a 50 km di distanza: cosa dovrebbero fare queste signore? Le facciamo partorire in casa alla bene e meglio, Sassi? Cosa ne dice? Lei, Sassi, prima di parlare di gravidanze e soprattutto di gravidanze montanare dovrebbe informarsi e conoscere; qui i numeri non c’entrano, quei 500 parti non possono e non devono essere l’ago della bilancia. Basterebbe un briciolo di buon senso per capire che questo punto nascita non deve essere chiuso. Noi tutti abbiamo il diritto di vivere a casa nostra e di sentirci sicuri e sentirsi sicuri non significa trovare in sala parto il professorone pluripremiato, ma forse sarebbe abbastanza trovare una sala parto con qualcuno disposto a fare del proprio meglio per aiutarci. Questo per me è sentirmi sicura, chiedo solo ricevere i servizi fondamentali per i quali da anni pago le tasse.

    (Una montanara)

    • Firma - Unamontanara
  21. La presentazione della mozione in Consiglio comunale a Reggio Emilia e l’accanimento sulle dichiarazioni del vicesindaco Matteo Sassi non mi pare che stiano aiutando la causa del mantenimento del punto nascita a Castelnovo ne’ Monti. Cinzia Rubertelli in quella sede aveva già ottenuto il massimo. Perchè metterla in gazzarra? Matteo Sassi ha sbagliato perché ha usato termini ed espressioni che potevano essere equivocate e così è stato. E’ chiaro che non condivido la sua posizione sul merito della questione e non siamo sempre d’accordo. Però lo conosco bene per il rispetto degli interlocutori e per l’onestà intellettuale che esprime da sempre e sono certo che non ha pregiudizi negativi sulla montagna e chi vi abita, così come su altre comunità. Accanirsi su un equivoco abbastanza inutile mi pare un segno di debolezza della montagna. Non di forza. Se abbiamo deciso che non c’è più niente da fare, allora sfoghiamoci pure, altrimenti – ma è solo un’opinione – è più importante stare sul pezzo e concentrati su alcune domande ai decisori veri.
    1. Assessore regionale Venturi, è chiaro che questo dibattito ormai si avvita e innervosisce. Quali saranno e in quali tempi le sedi di discussione?
    2. Presidente Bonaccini, ha più volte affermato che la Regione deciderà con i cittadini e il territorio e apprezziamo questo suo stile. Noi le abbiamo provate – quasi – tutte. Lei a quali procedure o sedi di consultazione o rappresentanza ulteriore si riferiva?
    3. Consigliera regionale Silvia Prodi, il dibattito in assemblea regionale si è concluso con un impegno del gruppo Pd da te espresso ad un’iniziativa della Regione verso il Ministero per una revisione o una specificazione dell’accordo quadro che consideri e tuteli in sicurezza i punti nascita montani e distanti dai centri. A che punto siamo?
    4. Presidente provinciale Manghi, pensiamo che la conferenza sociosanitaria provinciale sia una sede istituzionale importante al riguardo e apprezziamo il tuo impegno a rappresentare tutta la provincia. Quando si parla di finanziamenti al Mire l’iniziativa politica al fianco del sindaco di Reggio è fulminea. A quando una tua iniziativa convincente sul punto nascita del S. Anna al fianco dei sindaci montani?
    5. Sen. Pignedoli, la discussione parlamentare e il governo sono arrivati, anche grazie ai tuoi interventi, ad aperture del governo in Commissione sanità della Camera già a luglio. Abbiamo avuto smentite? Possiamo sollecitare l’invio dei criteri delineati in quella sede alla Regione?
    6. Direttore Nicolini, in montagna crescono sfiducia e preoccupazione sulla gestione del S. Anna anche oltre al punto nascita. Occorrono gesti straordinari e convincenti a favore di tutto l’ospedale e dei medici che vi operano. Abbiamo paura di essere lentamente abbandonati insieme ai medici e al personale sanitario che con grande e piena deontologia vogliono o vorrebbero continuare a operare qui. Abbiamo bisogno di loro e abbiamo bisogno di voi. Ha ragione Sassi, i cittadini e i sindaci da soli non possono farcela. Se l’amministrazione e le corporazioni sanitarie – o ancora peggio il “mercato delle professioni e delle carriere” – stanno sfidando il nostro territorio come tutti quelli montani diciamolo chiaramente. E’ così? Se non è così, lavoriamo su buoni, diffusi e straordinari gesti quotidiani di fiducia e investimento almeno su tutto ciò che non è in discussione? Ne percepiamo l’urgenza e anche questo è salute.

    (Giovanni Teneggi)

    • Firma - GiovanniTeneggi
  22. Non mi pare che qualcuno si sia accanito contro qualcuno. Credo, invece, che si siano solo fissati dei paletti. Sono due cose diverse. Fissare paletti non è nè debolezza nè forza, ma solo un modo lucido e razionale per impostare un ambiente di chiarezza.

    (mv)

    • Firma - mv
  23. Credo che Sassi dica il vero quando afferma che ai montanari sono mancati strumenti culturali e formativi e credo che questo non ci porti ad apprezzare la piattitudine (tanto da ignorante posso scrivere anche nuovi vocaboli) della bassa reggiana, la piscina che hanno fatto in piazza della Vittoria e l’apericena bevuta alla Baragalla a fianco della tangenziale. Purtroppo noi crediamo che la qualità della vita sia svegliarsi guardando le nuvole sul Cusna, osservare i fiori crescere e i ragazzi correre in un prato, anche se questo comporta grandi sacrifici. Ciò che dovrebbe emergere in particolare dai commenti di chi la montagna la conosce e la apprezza è il progressivo accorciarsi della coperta. Succede ovunque e la mia sensazione è che la nostra montagna sia meno colpita anche rispetto alla città, dove carenza di lavoro e la gestione degli immigrati stanno minando tutto. La coperta si accorcia e occorre decidere cosa lasciare scoperto. Mi piacerebbe che i montanari potessero intervenire senza pensare di salvare tutto, senza farsi irretire dal Sassi di turno e cercando di fare proposte concrete.

    (mc)

    • Firma - mc
    • Giustissimo discutere sugli effetti e cercare di neutralizzarli. Mentre si constata che la coperta si accorcia, bisognerebbe anche interrogarsi sul perché. Il perché si chiama “austerità”: taglio della spesa pubblica e dei salari. Il perché si chiama “euro”: un regime di cambi fissi obbliga a recuperare la competitività svalutando i salari (deflazione salariale). Non solo i salari nominali, ma anche quelli indiretti (servizi sociali e sanitari) e differiti (pensioni). Le “riforme strutturali” di cui sentiamo parlare tutti i giorni non sono altro che questo. Le pensioni sono già state già tagliate (ma saranno tagliate ulteriormente). I salari nominali sono già stati tagliati (blocco degli aumenti nel settore pubblico); nell’industria, dove non si licenzia, i salari calano. Ma i salari nominali caleranno ancora; c’è la disoccupazione, c’è la crisi, signora mia; bisogna accontentarsi! Il diritto al lavoro è diventato un privilegio. Ora tocca al salario indiretto (stato sociale: sicurezza, scuola, sanità). Gli effetti dell’austerità ci stanno toccando molto da vicino. Quando inizierà la discussione sulle cause? Se la coperta è corta, chiediamoci il perché.

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