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Un nuovo strumento per conoscere l’Appennino Reggiano

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Non è la solita “guida”, ma non è nemmeno il solito depliant o pieghevole patinato e con foto qualche volta taroccate, è invece un libretto di oltre 100 pagine, ricco di belle foto originali accompagnate da un testo sintetico e piacevole.

E’ uno dei risultati della Gestione Associata della Promozione Turistica che la Comunità Montana dell’Appennino Reggiano ha attivato da circa un anno e che verrà messo in vendita al prezzo simbolico di due euro, in questi giorni, in tutte le edicole della provincia per stimolare i reggiani ad una migliore conoscenza della loro montagna.

Le foto originali e la realizzazione grafica del volume sono di Giuliano Bianchini di Altamedia, uno studio grafico che opera a Ramiseto, nel cuore del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano (www.altamedia.net)

I testi sono del Servizio Turismo della Comunità Montana e trattano tutti i tredici comuni della Comunità Montana evidenziandone le caratteristiche e gli aspetti più interessanti che meritano di essere conosciuti di persona.

Nella introduzione si trattano i temi delle attività sportive praticabili in appennino e c’è un paragrafo dedicato al parco avventura Cerwood di Cervarezza.

Il capitolo su “I castelli e le pievi” tratta dei sette comuni dell’area matildica con paragrafi specifici su: i calanchi di Baiso, l’ars canusina, le mongolfiere a Carpineti, il festival dell’Appennino Reggiano a Toano, le canoe in Val d’Enza, le salse di Regnano.

Il capitolo su “La Pietra di Bismantova” tratta anche di Castelnovo ne’ Monti con un paragrafo sulla produzione delle campane.

Il capitolo su “Il Parco Nazionale” parla dei cinque comuni di crinale e, in appositi paragrafi, dei laghi cerretani, delle centrali idroelettriche e della epopea del Maggio.

Si conclude in bellezza con un capitoletto dedicato alla gastronomia.

Nel suo complesso un utile strumento per chi voglia qualche suggerimento per passare un week-end a poche decine di minuti da casa in “una terra in cui gli uomini e le donne hanno lavorato per salvaguardare uno dei punti più belli dell’Appennino settentrionale e per far sì che esso restasse incontaminato così come lo vedete ora”.