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L’intervento. Fabio Filippi sulle elezioni in Iraq

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Riceviamo e pubblichiamo di seguito un intervento del consigliere regionale di Forza Italia Fabio Filippi sulle elezioni svolte in Iraq.

Il 30 gennaio 2005 è un grande giorno per la democrazia, con il voto in Iraq e con la straordinaria risposta degli iracheni, andati a votare in massa. Anche nei paesi arabi è iniziato il processo di democratizzazione.
La scelta degli iracheni è arrivata come la bomba più potente: la decisione coraggiosa di milioni di cittadini di non disertare le urne, nonostante le minacce dei gruppi terroristici e fondamentalisti, è stata la prova di quanta voglia di democrazia, di libertà, di pace e giustizia ci sia in medioriente.
I terroristi non si sono fatti attendere colpendo decine di cittadini in fila per votare, decine di martiri che meritano di essere ricordati nella “nuova” storia dell’Iraq democratico.
I terroristi, definiti da diversi ulivisti come resistenti e dai francesi come partigiani, hanno subito oggi il pugno in pancia più violento, un pugno che non prevede spargimenti di sangue.
Tutto ciò è stato possibile grazie anche al contributo degli italiani: voglio qui ricordare ancora una volta i martiri di Nassyrya.
Questo inoltre è un segnale per tutta la regione, dove democrazia, libertà e progresso, stentano ancora ad essere parole interpretate nel loro vero significato.
C’è un ulteriore motivo di soddisfazione, che è rappresentato dal voto delle donne.
Ricordiamoci che in tutta quell’area le donne si trovano in situazioni di non libertà, di non dignità e dove ancora c’è molto da fare per uscire da un’era pressochè medioevale.
Al Zarqawi e Al Sadr hanno avuto una risposta precisa dagli iracheni: “voi, gruppo sparuto di violenti, minacciate di morte uomini e donne che scelgono liberamente di andare a votare; bene, fatevi avanti, siamo in dieci milioni”.
Il leader religioso Al Sistani si è impegnato nello spingere gli iracheni al voto e si è dimostrato entusiasta per la forte affluenza alle urne, le sue dichiarazioni esprimono chiaramente il clima che si respira in queste ore in Iraq: “Sono felice e fiero di questa giornata benedetta per il mio paese”.
Il Presidente Allawi ed il leader curdo Barzani hanno chiesto alle truppe occidentali di non lasciare l’Iraq ora, all’inizio di questo progetto di democrazia, ma se la situazione migliorerà è già possibile pensare al ritiro tra un anno o poco più.