Home Cronaca “Stanco del lavoro? Due signore ti aspettano”

“Stanco del lavoro? Due signore ti aspettano”

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A quasi cinquant’anni dalla legge Merlin che pose fine all’attività delle case chiuse l’indagine dei carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Castelnovo ne' Monti, congiuntamente ai colleghi della Stazione di Vezzano sul Crostolo, dimostra, qualora ve ne fosse bisogno, come le case d’appuntamento continuano tuttora a funzionare a pieno ritmo.

Una professione che oggi viene esercitata prevalentemente in appartamenti, attraverso la pubblicazioni di annunci fittizi per adescare clienti come quello oggetto dell’odierna attività investigativa condotta dai carabinieri del capitano Mario Amoroso, che recitava: “Sei stanco del lavoro? Due signore ti aspettano”, seguito da un numero di cellulare.

E proprio partendo da quest’annuncio e dalle segnalazioni di alcuni cittadini che i carabinieri del capoluogo montano e di Vezzano hanno localizzato alla periferia di un comune a ridosso dell’Appennino reggiano un appartamento “a luci rosse” che funzionava a pieno ritmo secondo quanto hanno potuto osservare dai numerosi servizi d’osservazione effettuati prima del blitz eseguito nel pomeriggio di ieri l'altro.

L’attività portata a termine dai carabinieri reggiani ha fatto sì che la dottoressa Valentina Salvi, titolare delle indagini, concordando con le risultanze investigative dei carabinieri emettesse un decreto di perquisizione del locale, poi eseguito dai militari.

L’ipotesi investigativa al vaglio dei Carabinieri e’ quella di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione: sequestrato ingente materiale suffragante concernente l’attività di meretricio

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Oltre 60 preservativi, 6.000 euro in contante ritenuti provento dell’attività di meretricio, 4 agende “contabili” contenenti nomi, utenze telefoniche di presunti clienti ed importi suffraganti il business portato avanti, due telefoni cellulari probabilmente utilizzati per i contanti con i clienti è il materiale sottoposto a sequestro dai carabinieri al termine della perquisizione nell’appartamento a “luci rosse”.

Materiale ora oggetto di attenta analisi da parte degli operanti nell’ipotesi investigativa del reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione che potrebbe essere ravvisato a carico della maitresse proprietaria dell’abitazione, identificata in una 50enne reggiana.

Un appartamento che lavorava a pieno ritmo, stando alle segnalazioni dei cittadini e agli specifici servizi d’osservazione effettuati dai carabinieri che hanno avuto modo di identificare nel tempo diversi potenziali clienti che frequentavano l’appartamento (uomini d’affari, operai, impiegati e pensionati molti dei quali insospettabili e sposati), che ora potrebbero essere sentiti dai carabinieri quali persone informate sui fatti.

Il cliente “beccato” all’atto dell’irruzione, un reggiano di mezz’età, ha ovviamente negato il “sesso a pagamento” sostenendo d'essersi recato nell’appartamento dove è stato fermato dai carabinieri per un semplice massaggio. Viene smentito però dalle risultanze investigative dei carabinieri e dalla stessa 50enne oggetto dell’indagini che, scagionando una sua amica presente nell’appartamento, ha riferito essere lei l’autrice del “massaggio”.

C’è tanta carne al fuoco nell’inchiesta coordinata dalla dottoressa Salvi. Il materiale sequestrato consentirà di dare una risposta a tutti gli interrogativi portati alla luce dall’attività investigativa dei carabinieri. Si ritiene che la “casa a luci rosse”, stando alle risultanze finora emerse, funzionava a pieno ritmo da almeno l’estate scorsa.