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Droga, Prevenzione e Riflessioni

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Esaminando l’evolversi delle sostanze psicoattive, con un particolare riferimento alle fasce giovanili, dal dicembre 2005 è attiva la Campagna informativa del Dipartimento nazionale per le Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La campagna viene diffusa su internet, in Tv e in radio, sotto forma di Slogan pubblicitario.
Nello spot tv (poco più di 30 secondi), si è voluta riprodurre una “semplicità” quotidiana, con messa in scena di dialogo e dinamiche familiari. Una storia semplice quindi, che vede nella carenza di dialogo una delle principali cause dell’ingresso dei giovani nel mondo della droga, usato come modalità comunicativa.
Così, è nato “VIVERE È STUPEFACENTE - La droga non serve" lo slogan della campagna che, giocando concettualmente con il rovesciamento di senso dell’utilizzo comune della parola stupefacente, vuole scommettere sulla necessità di recuperare la semplicità, la pulizia dei rapporti e delle responsabilità per apprezzare la vita con tutte le sue difficoltà ed i suoi limiti.

Chi ha visto lo spot (chi non lo abbia visto può Cliccare qui per visualizzare il filmato con Real Player oppure Cliccare qui per visualizzare il filmato con Windows Media Player), forse, può concordare nelle basi concrete, elemento stesso da cui parte la campagna: la mancanza di dialogo in una vita “stupefacente”, spesso "mal percepita".

Per quanto nobili siano le basi di questa, ed altre campagne, talvolta non si comprende appieno, come la prevenzione sia un argomento molto delicato e, insito di molteplici sfaccettature che se non prese in attenta considerazione, possono svilupparsi in un progresso delle stesse condizioni di disagio, su cui si tenta di agire.
Non volendo svalutare l’azione preventiva presa in esame - e nemmeno volendo svalutare la prevenzione in genere, che riveste estrema necessità e importanza - si rinvengono, però, alcuni inviti ad un’attenta e maggiore riflessione su un’attività simile. In questa argomentazione troviamo un articolo, pervenuto dal sito di Risky-Re, nel quale si viene invitati “a guardare attentamente lo spot e suggeriamo alcuni spunti di riflessione:
- è opinione ormai diffusa che la comunicazione tra genitori e figli è difficile e al tempo stesso indispensabile. Lo spot contiene l'invito agli uni e agli altri ad impegnarsi nel dialogo, luogo primo di incontro e veicolo fondamentale per la soluzione delle difficoltà. Concordiamo
- lo spot lancia il messaggio che le sostanze psicoattive sono molto pericolose e i rischi legati all'assunzione davvero alti. Concordiamo, MA sarebbe più corretto, dal punto di vista scientifico, fare dei distinguo. Chi conosce il Rapporto Roques, intitolato "La dangerosité des drogues (la pericolosità delle droghe)"? E' un rapporto di ricerca commissionato dal Ministero della Sanità francese al noto farmacologo e ricercatore Roques, il quale, sulla scorta di evidenze scientifiche e dati di laboratorio, suddivise le sostanze in tre categorie, a seconda del loro grado di pericolosità (effetti, tossicità, rischio di indurre dipendenza). E' opportuno, in nome di una maggiore immediatezza del messaggio, dare informazioni solo parzialmente corrette sul piano scientifico?
- immaginiamo che un ragazzo non stia affatto vivendo una vita stupefacente, come quella dello slogan della campagna, ma una vita che, per ragioni varie, gli fa proprio schifo. immaginiamo che si senta defraudato, ingiustamente perseguitato, abbandonato, solo, inetto, infelice. che effetto può avere su di lui, a prescindere dal fatto che consumi sostanze stupefacenti oppure no, il messaggio: "Vivere è stupefacente"? se un giorno ci sentiamo molto infelici, che effetto ci fa sentirci dire: "la vita è una cosa meravigliosa"? è molto probabile che dopo aver sentito questa frase ci sentiremo ancora peggio, perché a quel punto penseremo che siamo noi ad essere sbagliati.... e così un ragazzo infelice, di fronte a: "vivere è stupefacente", potrebbe sentirsi anche inadeguato, incapace e pure un po' in colpa...
” (da http://risky-re.splinder.com/)

Avendo riflettuto un poco possiamo forse comprendere, meglio, come la prevenzione possa divenire, talvolta, fonte di disagio. La letteratura specialistica (ad esempio) ci insegna come in fasi di particolare disagio psicologico, un eccessivo bombardamento di informazioni, su selezionati sviluppi patologici, possa produrre, non l’evitamento del comportamento a rischio, bensì, indicazione di un atteggiamento piuttosto che un altro.
In poche parole: Prevenzione SI, ma con Molta Attenzione.