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Dossier 2005 sulle povertà

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Dai dati elaborati emerge come il fenomeno della povertà sia in costante crescita. Infatti nel corso del 2005 sono state incontrate al Centro di Ascolto 2.025 persone (l’anno precedente erano 1.947, registrando un aumento del 4,0%).

Da quest’anno è stato inoltre possibile scorporare le caratteristiche di coloro che si sono rivolti la prima volta al Centro di Ascolto nel corso del 2005 da coloro che invece erano per così dire “vecchie conoscenze”. A livello quantitativo emerge che sul totale sopraccitato ben 1.398 persone sono “nuove” (pari a poco meno del 70%). Tale dato colpisce enormemente poiché dimostra come la povertà sia un fenomeno in continua evoluzione proprio perché i principali soggetti del fenomeno, i bisognosi, variano velocemente.

Occorre inoltre sottolineare che sono stati fatti nell’arco dell’anno complessivamente 5.788 colloqui, con un aumento rispetto all’anno precedente del 6,1%.
Tornando al totale delle persone incontrate osserviamo che 1.057 (pari al 52,2%) sono uomini, mentre 969 (il restante 47,8%) sono donne. Tale dato non fa che confermare quello
relativo all’anno precedente (dove vedevamo rispettivamente 52,0% e 48,%), variando significativamente solo all’interno degli italiani laddove la differenza fra gli uomini e le donne sale da venti a trenta punti percentuali (rispettivamente 65,2% e 34,8%).

Per quanto riguarda l’età permane l’andamento sinusoidale osservato l’anno precedente con quasi l’80% delle persone distribuite fra i 24 ed i 54 anni. Tuttavia accanto ad esso si osserva un processo (seppur solo accennato) di invecchiamento delle persone incontrate (soprattutto fra gli
italiani) evidenziato dall’aumento delle classi oltre i 55 anni rispetto all’anno precedente. In ultimo soffermandoci a questo dato, operando una differenziazione di genere, osserviamo che le donne presentano in media un’età più avanzata rispetto agli uomini.

In riferimento alla condizione familiare, resta elevato il numero di persone che dichiarano di essere coniugate (984 pari al 48,6% del totale), seguito dalla condizione celibe/nubile (712 pari al 35,2%). Come nel 2004 osserviamo un ribaltamento del dato osservando solo gli Italiani, in
quanto la maggioranza dichiarano di essere celibe/nubile (130 pari al 53,3%) mentre coloro che dicono di essere coniugati sono solamente 54 (pari al 22,1%). Fa riflettere quest’ultimo dato poiché rivela come ogni dieci uomini o donne italiane incontrate solamente due abbiano un contesto
familiare stabile alle spalle.

Rimane significativo anche il dato relativo alla convivenza con i componenti del proprio nucleo. Infatti oltre la metà delle persone (1.052 pari al 52,0%) dichiarano di non vivere con la propria famiglia ma con amici o persone estranee ad essa. Tale valore sale fra gli stranieri e scende decisamente fra gli italiani, per i quali invece oltre il 40% dichiarano di vivere in famiglia e il 32,4% da soli. Soffermandoci sempre alla famiglia, osserviamo che delle persone coniugate solo una su quattro vive con il proprio coniuge. Occorre tuttavia tenere presente che tale dato diventa più significativo fra gli stranieri, mentre nelle persone italiane, si ribalta portando ad una quasi parità delle due condizioni. Le stesse percentuali le ritroviamo osservando la convivenza con i propri figli
(solo nei casi in cui esista la prole che sono complessivamente 1.059), meno di un genitore su cinque dichiara di vivere con essi.

Passando ad osservare la condizione occupazionale notiamo che complessivamente la condizione altro (nella quale rientrano anche tutte le persone straniere che sono impossibilitate per questioni di legalità ad intraprendere un’attività lavorativa) è presente per oltre la metà delle
persone (1.070 pari al 52,8%). Per capire meglio la situazione risulta tuttavia necessario operare
una scomposizione del dato secondo la variabile “italiano/non italiano”. In questo senso possiamo
osservare che fra gli Italiani due su tre sono disoccupati (144 pari al 59,0%), mentre 38 (pari al 15,6%) sono persone che già stanno lavorando (si vedano a tale riguardo le osservazioni fatte sui cosiddetti “lavoratori-poveri” nel precedente dossier. Risulta significativo anche il numero di
pensionati che si rivolgono al nostro Centro di Ascolto perché pur in presenza di un reddito tale fonte non è sufficiente per sostenere le spese quotidiane (33 persone pari al 13,5%). A conferma di quanto detto in relazione a questi ultimi due gruppi osserviamo che oltre il 10% possiedono un reddito che va da 600 euro in su.

Relativamente alla nazionalità delle persone incontrate osserviamo delle variazioni significative fra i diversi paesi. In primo luogo si registra un diminuzione sia in termini numerici che percentuali degli italiani che passano dai 278 del 2004 (pari al 14,3%) ai 244 del 2005 (pari al
12,0%). Per quanto riguarda gli stranieri, limitandoci a quelli numericamente più significativi, vediamo che aumenta il peso della Tunisia (+69,7%), della Georgia (+41,5%), della Russia (+22,2%) e dell’Ucraina (+15,9%). Scende invece quello del Burkina-Faso (-59,3%), dello Sri-
Lanka (-50,0%), dell’Algeria (-24,1%) e della Moldavia (-13,9%). Rimangono pressoché costanti Marocco, Romania, Nigeria e Liberia. Sempre soffermandoci sulle persone non italiane osserviamo che si ha la conferma di quel processo di “policentrismo migratorio” descritto nel 2004 in quanto si registra la presenza di 69 paesi differenti. All’interno di questo vasto gruppo osserviamo inoltre che 1.024 persone pari al 57,9% non possiedono il permesso di soggiorno un
dato che se confrontato con quello dell’anno precedente rivela una reale peggioramento della situazione (nel 2004 erano 832 pari al 49,9%). Si tratta di persone che spesso sono entrate in Italia nel corso del 2005 (447 pari al 25,2%), o di quello precedente (345 pari al 19,4%) e che quindi manifestano anche una recente immigrazione.
Limitandoci agli Italiani, laddove è stato possibile rilevare tale dato, osserviamo che la regione di provenienza con il maggior numero di persone (escluse quelle di Reggio Emilia) rimane la Campania, seguita dalla Sicilia e dalla Lombardia.

Tra i bisogni individuati dagli operatori emergono principalmente problematiche relative al reddito (1.966 persone) e al lavoro (1.667 persone), che sono presenti con la stessa intensità sia fra gli uomini che fra le donne. Quest’ultime inoltre manifestano una minor necessità legata
all’alloggio (anche se tale dato è principalmente da collegare alla scarsa capacità del centro di fornire una soluzione per tale problema), ma una maggior presenza di problematiche legate al contesto familiare (rottura di relazioni, problemi di violenza subita). Negli uomini invece, oltre alla difficoltà alloggiativa emergono problemi legati alla salute e alla dipendenza (da droghe,
alcool, gioco..). Per entrambe i generi risultano poi evidenti, anche se con minori intensità problemi relativi all’immigrazione (irregolarità sul territorio), e alla conoscenza della lingua italiana.

In riferimento alle richieste pervenute al Centro di Ascolto (complessivamente 4.817) osserviamo che oltre la metà delle volte si tratta di beni materiali di prima necessità (complessivamente 2.717 pari al 56,4%). Nello specifico, all’interno di questa voce, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di richieste di accesso alla mensa (2.498). Scorrendo i dati successivamente troviamo la richiesta di essere ascoltati (839) e quella di poter trovare un alloggio (nella maggior parte dei casi sono richieste di poter accedere al nostro dormitorio sito in via Agosti (689). Seguono poi le altre richieste di lavoro (231), sussidi economici per il pagamento di bollette
o medicinali (111) e di prestazioni sanitarie (105).

Sul versante opposto abbiamo cercato di rispondere permettendo di accedere alla mensa (2.512 tessere) ma anche condividendo le difficoltà attraverso un ascolto (2.932 volte) che fosse anche un aiuto a discernere i problemi incontrati. Nella logica di animazione e denuncia portate
avanti da Caritas Italiana si è cercato di coinvolgere le realtà pubbliche e private (153 interventi) e di orientare le persone ai servizi presenti sul territorio (150). Di minor numerosità ma di rilevante importanza sono stati gli interventi che hanno permesso a persone in difficoltà di trovare ospitalità presso il nostro dormitorio (105 persone), di accedere all’ambulatorio della Caritas (51 casi), così come quelli di intervenire economicamente (complessivamente 38 volte), solamente in casi di
emergenza, nei pagamenti di medicinali (12) o delle sette notti in Casa Albergo Comunale (12).

Internet: www.caritasreggiana.it.