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Indonesia, centinaia di migliaia gli sfollati

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Sono centinaia di migliaia, e non 130.000 come si era stimato nei giorni scorsi, le persone rimaste senza tetto a Yogyakarta e nei distretti circostanti colpiti sabato scorso da una scossa sismica di 6.3 gradi Richter.

“Secondo i dati fornitici dal Coordinamento nazionale per la gestione del disastro sono almeno 400.000 i rifugiati”, dice alla MISNA Yadi Dwihadari dal quartier generale della Croce Rossa/Mezzaluna Rossa a Giakarta. “La cifra è stata calcolata sul numero di case completamente o parzialmente distrutte, stimato in almeno 80.000, dove si presume vivessero famiglie composte in media da 5 persone”, continua l’operatore, confermando che il distretto più colpito è quello di Bantul.

Ma oggi fonti del governo locale di Yogyakarta alzano il bilancio a 135.000 case distrutte, per un totale presunto di 660.000 profughi. “Possiamo confermare che l’emergenza è rappresentata dai profughi, anche se il numero delle vittime (oltre 5800) appare relativamente contenuto”, continua Dwihadari.
“L’isola di Giava è uno dei territori più popolosi al mondo, e anche se il terremoto non è stato eccessivamente violento resta comunque il più forte registrato nella zone negli ultimi 20 anni e ha provocato il crollo di moltissime abitazioni”. Paragoni con la tragedia dello tsunami ad Aceh hanno in parte suggerito un ‘ridimensionamento’ della crisi: “Certamente quella di Aceh è stato una ‘megacatastrofe’ - concorda l’interlocutore - ma la densità di popolazione a Giava, anche 30 volte superiore a quella di Aceh, pone problemi e urgenze non trascurabili”.

Secondo le autorità locali un terzo dei profughi avrebbe trovato rifugio presso parenti. Le nuove cifre sui senzatetto non stupiscono chi si è recato fisicamente nei luoghi del sisma. “È una vista desolante, tutte le case lungo le strade del distretto di Bantul sono distrutte o seriamente danneggiate, e anche se ci si addentra all’interno dei villaggi la situazione non cambia”, dice alla MISNA padre Vinio Dante Corda, missionario saveriano residente a Yogyakarta.

“Anche se rimane in piedi la struttura, gran parte dei tetti, costruiti con tegole non fissate, sono crollati. Se si guarda ai danni, il bilancio dei morti sembra molto ottimista”.

(fonte: www.misna.org)