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Oltre la Sparavalle

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“L’unico bollettino che il vescovo legge”. Così qualcuno lo ha definito. Il motivo, si può credere, risiede nel fatto che “esce dalle sagrestie” e quindi, oltrechè dei temi che ci aspetta di trovare in una pubblicazione del genere (quelli cioè di carattere più strettamente ecclesiale), esso si occupa del cosiddetto sociale. Così facendo, spesso fa notizia perché propone argomenti, opinioni e punti di vista sull'attualità; epperciò suscita dibattito. Anche stavolta succede lo stesso. Vediamo.

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Cervi e caprioli. Abbatterli, non abbatterli? Da più parti si sostiene la necessità di una selezione, per i danneggiamenti alle colture, per le zecche che invadono le campagne… Don Pierluigi affronta la questione prendendo spunto da un articolo letto sulla rivista “Sherwood”, del quale riporta quanto osservano due guardie forestali del parco nazionale delle Foreste Casentinesi. Soffrono per la presenza (eccessiva) di questi animali i boschi cedui: castagni, faggi, roverelle, cerri… “Ma il problema non è nuovo – avverte il don – e attraversa la storia della nostra montagna. Nel nostro passato l’animale che ha creato maggiori conflitti e interventi legislativi è stato la capra”. Attualmente (fonte Atc) nell'area sopra la pedemontana si censisce la presenza di circa 22.000 ungulati. "La presenza dei caprioli nella nostra zona risale agli anni 1976-77 e si pensa siano fuggiti o lasciati scappare dal Parco dell'Orecchiella (Toscana), mentre i cervi entrano in un programma della provincia". Quando si parla di ripopolamento... E dunque: "Viene spontanea una domanda: c'è ancora posto per l'uomo nella nostra montagna? O è destinata e consegnata a cinghiali, caprioli, cervi e zecche? Ma per le zecche si apre un altro capitolo".

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Viene pubblicato nella pagina delle opinioni un pezzo “rifiutato dai quotidiani reggiani”. Si intitola “Pensioni d’oro” e attacca con molta durezza le paghe dei nostri parlamentari (in particolare quella dell’“ex parlamentare XYX”, che “prende 40 milioni al mese e come lui saranno in tanti”).
“Si saranno logorati mezzo cervello per il bene degli altri – si legge – o avranno fatto delle fatiche come facevano i montanari quando caricavano quelle reti di fieno e di grano e quelle sacchine di carbone di un quintale l’una sui gropponi dei muli?”.
L’estensore, “Terenzio Monelli, classe 1911, 1^ elementare”, non usa sofismi od espressioni morbide per rendere il suo pensiero, giungendo a paragonare la coscienza-che-tace dei “Deputati/Senatori” quasi a quella di Hitler, cui “assomiglia molto”.

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Un’altra “opinione”, pubblicata di fianco a quella vista, si limita parecchio: definisce solamente “confusi” i politici.

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Una lettera attacca a muso duro il periodico, accusandolo di essere sbilanciato politicamente a sinistra. “Quello che dispiace e mortifica è la mancanza di rispetto nei confronti di tutti coloro che la pensano diversamente”, scrive Vittorio Romei. Che aggiunge: “Se volessimo indicazioni ancora più precise per votare in quella direzione, anziché Oltre la Sparavalle, andremmo a leggere Il Manifesto o L’Unità”. Risponde don Pier Luigi dicendo che “i nostri interventi hanno lo scopo di presentare delle motivazioni per fare riflettere e si ispirano alla dottrina sociale della Chiesa, che è già tanto ricca per cui non abbiamo bisogno di ricorrere ad altre fonti più sterili”. E anche: “Lontana da noi l’intenzione di offendere o di mancare di rispetto: il dirsi sinceramente le argomentazioni è segno di fraternità ed è in questo spirito che accogliamo con gioia la sua lettera e la ringraziamo”. Il parroco di Cervarezza dice anche: “Sappiamo da fonte certa che i nostri interventi sono attesi e apprezzati dal vescovo”.

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Non manca, nella lettera di apertura dei parroci, un riferimento implicito al tragico fatto di cronaca di cui si parla e scrive da quasi un mese e mezzo: il suicidio di Giacomo Li Pizzi, che ha scosso tutti. “Che cosa avviene coi ragazzi e coi giovani? Siamo sicuri di esserne fuori, che i nostri ragazzi siano diversi?”. “Sapere, vedere, provoca dolore. E’ più facile far finta di non vedere e comprare l’affetto dei figli dando soldi a volontà. E poi? Un giorno il bubbone scoppia rovinosamente per tutti”. Sull’argomento poi, stando sulle generali (trattando cioè del problema educativo), si sofferma più estesamente don Giovanni.

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“Ringraziamento” all’Anas, con tanto di foto, a proposito delle condizioni di un paio di tratti montani di statale 63: località ponte Biola e Schiocchi.

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Ma la notizia più importante, che piazziamo in coda non per paradosso ma perché dulcis in fundo, ci pare comunque quella relativa all’anniversario della casa della carità di Busana “Padre Pio”. Opera dell’attivissimo e compianto don Trentino Simonazzi, giunge al 30° anno. Chi scrive qualche volta ha avuto l’occasione di frequentarla e di toccare con mano l’aria profondamente cristiana che la pervade. Ragion per cui formuliamo i migliori auguri: siamo certi che il suo sarà un cammino lungo e fruttifero.