Home Cronaca “Parco: il centrodestra lavora per spezzare i fili che uniscono il territorio”

“Parco: il centrodestra lavora per spezzare i fili che uniscono il territorio”

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In questi giorni è molto acceso il dibattito sulla prossima sede del Parco nazionale: l’ultimo intervento, sui quotidiani locali di domenica, è di Tarcisio Zobbi, capogruppo dell’Udc in Provincia, che chiede perentoriamente che la sede sia Ligonchio, motivando la richiesta col fatto che la sede del Parco delle Foreste Casentinesi è in Toscana, e che è l’Emilia a cedere al Parco dell’Appennino Tosco Emiliano la porzione maggiore di territorio.

Ora, premesso che il tema della sede, pur importante, è in questa fase secondario rispetto ai progetti ed alle azioni concrete da portare a realizzazione e da pianificare per il futuro, dato che finalmente il Parco ha trovato un suo assetto definito con la nomina del presidente Fausto Giovanelli, ci sono alcuni aspetti che debbono essere valutati con grande attenzione.

Sul tema della sede sembra esserci al momento chi tesse i fili per unire il territorio, e chi invece sembra intervenire senza badare al rischio di spezzarli. Il centrosinistra ha l’obiettivo di rinsaldare l’amicizia ed i rapporti di cooperazione tra il versante emiliano e quello toscano del Parco. Zobbi e l’Udc, ma non solo, anche altre forze politiche del centrodestra, a quanto pare lavorano per lacerare questi rapporti.

La sede o le sedi del Parco saranno sicuramente importanti, ma devono servire a far decollare l’ente, non a metterlo nuovamente in crisi dopo gli anni di attesa per la nomina del presidente. E’ singolare che a fare la voce grossa per una unica sede a Ligonchio siano spesso quelli che inizialmente erano fortemente contrari al Parco nazionale. Come diceva Andreotti a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca: non vorrei che si chiedesse a gran voce la sede unica a Ligonchio con la segreta speranza di attuare uno scontro a base di carte bollate, e magari perderlo.

Infatti a stretta norma di legge Sassalbo è l’unico centro abitato che avrebbe titolo ad ospitare la sede del Parco, perché è l’unico ad essere compreso entro il perimetro del Parco: ci sono norme e procedure che debbono essere rispettate. Se così non fosse sarebbe anche possibile trovarsi di fronte ad un ricorso al Tar, col duplice rischio di perdere la sede e spezzare in modo profondo una collaborazione territoriale vitale in questa fase.

Di ricorsi al Tar e delle relative conseguenze Zobbi dovrebbe sapere qualcosa. Ben vengano dunque le due sedi del Parco, Ligonchio e Sassalbo, due sedi che lavorino in stretta collaborazione, con un volume molto ridotto di personale, con funzioni diverse ma altrettanto importanti.

Per Ligonchio l’essere un punto fondamentale dell’ente, date anche le bellezze ambientali che risiedono sul suo territorio, diventa di vitale importanza, per la sopravvivenza stessa del comune di crinale e della sua popolazione.

Meglio quindi cercare un accordo che garantisca questo ruolo, piuttosto che avventurarsi in una prova di forza che potrebbe alla fine lasciare escluso il paese da questa prospettiva. Il versante emiliano ha espresso il presidente del Parco, e certamente questo non è un aspetto secondario. Impuntandoci sul volere a tutti i costi un'unica sede sul nostro territorio apriremmo delle prospettive critiche nel dialogo tra le diverse componenti territoriali dell’ente, dialogo che è davvero troppo importante.

(Nuccia Mola, Coordinamento Verdi della Montagna, assessore all’ambiente del Comune di Castelnovo ne' Monti)