Home Cronaca “Essere di sinistra è ora scolpito nella pietra”

“Essere di sinistra è ora scolpito nella pietra”

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Abbiamo fatto bene ad aprire questo Congresso con il video che il segretario ci ha proposto, con quelle immagini e quei dati. Perché è quella la dimensione dei problemi che abbiamo davanti quando parliamo di NUOVE POLITICHE e di un PARTITO NUOVO. Certo abbiamo anche le contingenze, il governo, le alleanze, i patimenti dei numeri al Senato, l'urgenza di una riforma elettorale poiché ne va della tenuta di questo Paese.

Ma oggi stiamo parlando di molto di più. Parliamo di un PASSAGGIO STORICO. E proprio con il passo e la saggezza della storia e non della cronaca che dobbiamo fare questa scelta e affrontare questo nostro confronto con uno sguardo lungo, che sappia guardare avanti almeno un secolo e oltre.

Oggi più che mai il senso della politica, io penso, sta nella sua capacità di vedere e misurare le scelte proiettate in avanti almeno di qualche generazione.

Oggi, io credo, l'ESSERE DI SINISTRA, è più che una affermazione, ma sono termini scolpiti nella pietra. Essere o meno di sinistra lo si misura dalla responsabilità che ci si prende a carico nei confronti del futuro, sia che si parli di acqua, di aria, di pensioni, di università, di economia o di produzione industriale.

Per questo dico che stiamo affrontando un salto storico. Simile per esigenza a quello che è avvenuto tra la fine dell'800 e gli inizi del '900, quando si è passati dai partiti di èlite a quelli di massa e sindacali che dovevano affrontare e interpretare una modernità nuova che si apriva loro davanti. Simile per importanza a ciò che è avvenuto nel dopoguerra con la Costituente, nata per la ricostruzione della democrazia in un Paese dilaniato dagli odi.

Ora MULTICULTURALITA', GLOBALIZZAZIONE e SOSTENIBILITA' da sole bastano per dare il segno e l'urgenza del cambiamento. Nono sono più semplici parole, ma veri e propri cambiamenti in atto, sono fenomeni veloci, in corsa e spesso la politica, troppo poco attrezzata, li rincorre.

In soli 15/20 anni Reggio ha raggiunto percentuali di rilievo di popolazione straniera. Fino a ieri solo alcuni immigrati del nostro sud, oggi ben 142 etnie diverse sono presenti sul territorio reggiano. Etnie che significano lingue diverse, costumi, cibi e religioni diverse, ogni giorno fianco a fianco, gomito a gomito. Non è più una questione, a Reggio come in Italia, di piccoli adattamenti, di tolleranze più o meno lasciate alle singole sensibilità.

NO. C'è ora una questione di consapevolezza da maturare all'interno della politica e dentro i partiti, poiché gli squilibri tra i diritti del primo e dei terzi mondi portano a migrazioni di massa inarrestabili. Poiché la previsione demografica in Europa, e ancor più in Italia, riguardante le popolazioni autoctone, registra una vera e propria depressione. Una popolazione insomma che al netto dell'immigrazione, è incapace di affrontare qualsiasi previsione di sviluppo sociale ed economico.

· La consapevolezza che c'è una CRITICITA' nella CRITICITA' quella che il collega sen. Livio Bacci (demografo) in questa sala la settimana scorsa ha chiamato GIOVENTU' IN RITARDO - GENERAZIONE IN RITARDO sottolineando il problema di giovani che entrano troppo tardi nel mondo del lavoro
· escono troppo tardi dal nido familiare
· troppo tardi fanno figli
· troppo tardi si prendono le responsabilità
· l'effetto preoccupante è l'"invecchiamento" di un sistema politico-economico, la difficoltà di ricambio generazionale delle imprese e contemporaneamente con l'allungamento delle previsioni di vita c'è l'esigenza di una ridefinizione dei ruoli nella società.

Una FOTO SUL FUTURO che ci dice una volta di più che l'immigrazione non può solo essere tolleranza legata al bisogno di braccia e manovalanza.

E' ben diverso. E' di più. DOVRANNO ESSERE NUOVI TITOLARI DI IMPRESA, DOVRANNO ESSERE NUOVI PROFESSIONISTI, quei giovani che non vorranno essere chiamati "stranieri di terza generazione" ma CITTADINI ITALIANI, CITTADINI REGGIANI.

Dovranno avere SPAZI PARTECIPATIVI, RESPONSABILITA' CIVILE.

Se la nuova dimensione del cambiamento della società è questa:

· ci deve essere chiara e altrettanto forte la consapevolezza che vanno riscritte le REGOLE DELLA CONVIVENZA
· e se sono più complicate le regole perché devono far convivere tante differenze, tante dignità, hanno bisogno di un grande RIGORE nel rispettarle, devono avere la CULTURA DELLA LEGALITA' come base assoluta.

Pena è la chiusura e l'imbarbarimento dei rapporti sociali, il rischio sono la chiusura e la differenza.

La storia ci insegna che ai tempi bui, di incertezza, di paura del futuro, anno corrisposto CITTA' FORTIFICATE, chiusure, ponti levatoi che alla sera si alzavano.
Quando al contrario una società si sente sicura, protetta e fiduciosa in regole condivise, in giustizia uguale per tutti, si apre, si confronta, sa produrre, sa creare.

Allora RIGORE E AUTORITA' NON SONO PAROLE DI DESTRA, PREPOTENTI E AUTORITARIE. Sono il presupposto per una INTEGRAZIONE VERA E NON DEMAGOGICA.

Nella cultura della legalità:

· IL LAVORO NERO NON VA TOLLERATO. E' ingiusto, è incivile, è il contrastarlo non va lasciato solo alle Forze dell'Ordine, ma deve esserci reazione sociale, reazione politica continua.
· LA CLANDESTINITA' NON VA TOLLERATA. Va combattuta seriamente, in modo determinato dentro e fuori i confini nazionali. Ci vuole una nuova legislazione, nuovi accordi a livello internazionale.
· LA MICROCRIMINALITA' NON VA SOTTOVALUTATA. E' il primo segnale di disagio ed insicurezza perché è violenza nella quotidianità che crea scontento ed insicurezza.

Una città che chiede sicurezza non è l'espressione di egoismi o individualismi.
La sicurezza o la percezione della sicurezza è LA LEVA DI FORZA di una città per aprirsi a visioni più ampie, verso l'Europa, verso il mondo.

Io credo che noi dovremmo portare nel PARTITO DEMOCRATICO alcuni FERMI PRINCIPI come EQUITA' e ETICA DELLA POLITICA.

E insieme tanti interrogativi, tanta voglia di mettersi in discussione, tanta ricerca per i problemi novi, alcuni del tutto inediti. Nuove elaborazioni da fare insieme a chi si affaccia alla politica per la prima volta, alle nuove energie, ai nuovi pensieri, alle donne. Tante, più donne segno di una democrazia finalmente compiuta, in un partito, in questo senso finalmente "democratico".

Perché questo tempo che ci impone DOMANDE ENORMI, ci impone FERMENTI ENORMI che i nostri partiti storici non hanno più.

· Da 150 anni il nostro pianeta è dipendente dal petrolio, ora c'è bisogno velocemente di un SISTEMA ENERGETICO ALTERNATIVO: quale scegliere? Quale sistema e in quali territori? Quali tecnologie? E di questo nuovo sistema, quali saranno le ricadute sull'ambiente tra 100 anni?
· Il clima, le previsioni di desertificazione, le siccità imminenti e ricorrenti stanno cambiando paesaggi, vita e produzioni. Cosa fare?
· Le economie, le imprese, il nostro SISTEMA IMPRENDITORIALE, soprattutto qui, dove non è caratterizzato da colossi ma da piccole e medie aziende, da eccellenze e specificità, quanto deve rassegnarsi ad una globalizzazione che "ingloba", omologa, a volte annulla? Quanto invece può portare in Europa e nel mercato mondiale, la differenza, la genialità, l'intuizione di un prodotto come fattore eccelso di competitività?

Il nostro sistema pubblico, la nostra GOVERNANCE LOCALE che ha fatto scuola in questa regione, sente che deve darsi nuovi obiettivi. Oggi deve diventare un NUOVO LABORATORIO per una macchina amministrativa PIU’ EFFICIENTE, PIU' SEMPLICE, MENO COSTOSA.

La pianificazione territoriale deve assumere uno sguardo più RIGOROSO nelle previsioni.

Costruire quanto? Per che cosa alla luce delle previsioni demografiche?

Sapere che costruire non significa solo METRI CUBI E ONERI DI URBANIZZAZIONE. Ma costruire è anche DENSITA', TRAFFICO, TRASPORTO e quindi INQUINAMENTO e SERVIZI IN PIU'.

Per quale popolazione? Per quali produzioni? La sosteniamo? E' sostenibile tra 20-50 anni? Cioè nel tempo dei nostri figli?

Ancora riflessioni, domande sul nostro DNA più profondo:

LA COESIONE SOCIALE E L'IMPRESA che qua abbiamo tradotto nel modello della COOPERATIVA prima e dell'IMPRESA COOPERATIVA poi. Non è questione separata di settore, è la nostra storia, la nostra scelta politica che più ci identifica.

Allora siamo chiamati ad approfondire ed elaborare e ad aggiornare i contenuti specifici della DISTINTIVITA' COOPERATIVA, frutto di quella società attraente, ideale e sociale che ispirò le radici della cooperazione.

Oggi nell'impresa cooperativa, qual è la scelta in divenire per aggiornare quella distintività?
Qual è quell'equilibrio? QUANTO MERCATO E QUANTA SOLIDARIETA'? QUANTO GLOBALE, QUANTA INTERNAZIONALIZZAZIONE E QUANTO LOCALE?
A quando l'abbattimento del bianco e del rosso nel mercato cooperativo, figlio di una logica che nel mondo non esiste più, antistorica dopo la caduta del muro di Berlino?

· Tali e tante domande, problemi di tale dimensione che io credo non si possano affrontare ognuno chiuso nel proprio partito. C'è bisogno e subito di una grande forza politica che colga questa dimensione.

Io credo però che alla fine o all'inizio di tutti i nostri ragionamenti C'E' UNA GRANDE DOMANDA FONDAMENTALE CHE DOBBIAMO PORCI.

NOI, UNA GENERAZIONE:

· PRIVILEGIATA PER ECCELLENZA. La mia privilegiata per condizioni che non hanno avuto né le generazioni precedenti né avranno quelle che verranno dopo;
· che ha vissuto LA CRESCITA DELL'ECONOMIA, il BOOM dell'economia, la speranza del benessere;
· che HA STUDIATO più dei propri padri sapendo di poter lavorare per ciò che aveva studiato;
· che ha LAVORATO sapendo di poter avere una PENSIONE adeguata;
· che ha avuto la fortuna di vivere il sogno del cambiamento con la politica, quegli ideali forti che hanno mescolato insieme la passione politica e la vita dandoci la possibilità di avere una PROPRIA SFIDA DI GENERAZIONE.

NOI sapremo avere la GENEROSITA' necessaria di LAVORARE guardando alle generazioni che ci seguiranno?
NOI sapremo TRASMETTERE QUELLE PASSIONI che abbiamo avuto la fortuna di vivere?
NOI sapremo decidere senza cedere alla tentazione di AUTOCONSERVARCI, noi e i nostri ruoli, oltre il dovuto?

Non ho nessuna citazione da portare... Mi basterebbe pensare che avremo la stessa saggezza, la stessa generosità dei nostri antenati che piantavano gli alberi di noci, li accudivano insieme ai propri figli (non in contrapposizione con loro) pur sapendo che quelle noci loro... non le avrebbero mangiate!

(Senatrice Leana Pignedoli)

1 COMMENT

  1. Domanda
    Se non ho capito male quindi il Partito democratico (che aggrega il più grande partito di sinistra e la “Margherita”, partito di centro) è quindi un partito “di sinistra” e non di centrosinistra? E la tradizione riconducibile alla cultura “centrista” dove la mettiamo?

    (Commento firmato)