Home Cronaca “Ecco le torture sui 21 di Cernaieto”

“Ecco le torture sui 21 di Cernaieto”

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CERNARIETO DI CASINA (30 aprile 2007) - E’ un 25 aprile che pare non finire e comunque diverso da quello da cui eravamo forse abituati. Prima, a Tapignola, il ricordo di don Pasquino Borghi (ucciso dai nazifascisti) e dei partigiani cattolici. Ora a Cernaieto, tra Casina e Canossa, dove si ricordano 21 persone, la maggior parte delle quali del presidio Gnr di Montecchio (tra cui tre minorenni), uccise il 29 aprile del 1945.
“Il 25 aprile deve essere una festa di tutti” è la frase ricorrente in queste celebrazioni ‘alternative’.
Fabio Filippi per questo secondo anno di ricordo di queste vittime (le salme venne scoperte solo a ottobre del 1946), forte anche degli studi dello storico Marco Pirina, aveva promesso rivelazioni. E nella giornata di domenica mattina, qualche nuovo particolare sugli ultimi istanti dei 21 l’ha portato. “C’è gente che in questi giorni, anche a mercoledì scorso a Tapignola, è venuta a raccontarmi quanto sapeva”.

A SAN POLO I PRESAGI DELLA STRAGE E LE PRIME TORTURE

Aggiunge a Redacon il consigliere regionale: “Oggi c’erano 200 persone. Questo significa che sempre più gente vuole la verità. Il Comitato di liberazione nazionale (col tribunale mobile partigiano) aveva dato lo status di prigionieri politici ai 21 uccisi a Cernaieto, disponendo che non fossero uccisi. Il comando partigiano di Vedriano, su ordine superiore del federale, disobbedì al Cln. Quando i cadaveri furono riesumati, si scoprì che tutti erano legati con del filo di ferro. Anche se i referti necrologici delle autopsie sono stati fatti sparire, ho saputo anche di un cadavere che venne trovato con una catena da mucche attorno alla mandibola e questa era disassata di diversi centimetri rispetto alla sua normale collocazione. Queste persone furono torturare e il dottor Giovanni Gabbi, che eseguì l’esame autoptico ne rimase inorridito. Ma prima ancora, i militi dopo la cattura vennero condotti a palazzo Bolondi di San Polo, come trofeo di guerra, suonando le campane come avvenimento. Qui c’è ancora chi ricorda che vennero insultati, coperti di sputi e, ad uno, dato fuoco alla barba con un cero”.

PERCHE’ TANTA VIOLENZA?

Forse si erano resi colpevoli di orribili delitti…?
“Per alcuni di loro è molto probabile. Ma vennero uccisi a guerra finita. E poi, che bisogno c’era di ammazzare i più giovani, i bambini? E pure una donna? Perché ucciderli tutti? Perché compiere tanta barbarie? I giovani avevano concordato con i partigiani la resa a patto di aver salva la vita, ma dopo un processo sommario dove furono riconosciuti ‘prigionieri di guerra’, in spregio alla Convenzione di Ginevra, vennero massacrati”.

QUESTE PERSONE SI SONO PENTITE

Che idea si è fatto di chi può aver compiuto questa strage?
“La sostanza è che sono persone pentite”.
Come fa a dirlo?
“Me lo sento. Il fatto stesso che sono statti fatti sparire i necrologici in Comune, significa che queste persone provano vergogna (e non vanto) per quello che avevano fatto e che avevano bisogno di nascondersi. Per 61 anni c’è stato silenzio totale. E’ positivo che siamo almeno al secondo anno di ricordo”.
E ora?
“Vogliamo solo sapere dove sono tutti i morti mai ritrovati. Vogliamo una verità storica senza buoni solo da una parte e cattivi tutti dall’altra o viceversa. Vogliamo la pacificazione, sull’onestà dicendo però come sono andate davvero le cose. Oggi abbiamo una pace fondata sulla melma della menzogna. E su questo fango non possiamo pensare di riuscire a stare fermi”.
Alla commemorazione “è giunta anche una lettera del vicepresidente della Camera, l’onorevole Pierluigi Castagnetti, che si è detto vicino ai familiari. Un messaggio pure dell’onorevole Angelo Alessandri (Lega Nord). Avevo inviato l’Anpi – dice Filippi -, i sindaci della zona, la Comunità Montana: ma della sinistra non è venuto nessuno”.

BENEDETTA LA NUOVA CROCE, L’ELENCO DEI MILITI

La funzione si è svolta con la benedizione della nuova croce (ricollocata dopo essere stata divelta quattro volte), dedicata a tutti gli scomparsi di quella che il consigliere dice essere stata “una vera e propria guerra civile”.
Questo l’elenco delle vittime che è stato possibile riconoscere:
Serg. Magg. Alberto Bigliardi di Sant’Ilario (Re) di anni 41;
Cap. Magg. Giovanni Bonomi di Bettola (Pc) di anni 39;
Ugo Botti di Reggio Emilia;
Cap. Magg. Carlo Cantarelli di Gattatico (Re) di anni 46;
Livio Corradini di anni 18;
Cap. Magg. Pasquale Da Grava di Correggio (Re) di anni 43;
Serg. Magg. Carlo Ferretti di Reggio Emilia;
Cap. Magg. Vincenzo Fiaccadori di Reggio Emilia di anni 46;
Cap. Magg. Angelo Gallingani di Sant’Ilario di anni 48;
Luigi Gallingani di anni 17 figlio di Angelo;
Luciano Gibertini di Reggio Emilia di anni 16;
S. Ten. Gaetano Giovanardi di Bagnacavallo (Ra) di anni 21;
Ulderico Manghi di Reggio Emilia di anni 22;
William Onesti di Reggio Emilia di anni 16;
Cap. Magg. Giacomo Panciroli di Reggio Emilia di anni 38;
Cap. Magg. Ettore Rocca di Ciano d’Enza di anni 46;
Marco Vezzani di Reggio Emilia di anni 36.

2 COMMENTS

  1. Fra le vittime di Cernaieto c’era anche un fratello di mio padre che porta il mio stesso nome e cognome. Mi farebbe piacere, se possibile, conoscere dove sono sepolti i resti mortali che, eventualmente, porterei in Sicilia. Se realizzerò questo sogno farò cosa gradita ai miei.

    (Franco Biancoviso)

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