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Questi nostri figli tanto belli e viziatelli

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Di Osvaldo Poli, psicologo mantovano di Castel Goffredo, colpisce molto il modo (ma anche il tono e gli accenti della voce) davvero particolare con cui si esprime. L’eloquio viaggia costantemente sul filo dell’ironia (tante le risate strappate in sala; non male per una conferenza intitolata: “Essere buoni genitori”). Ma il discorso “serio” fila. E pertanto la modalità in un certo senso leggera scelta dall’oratore riesce a far sì che l’ora e mezzo di durata della conversazione passi in un attimo. Sala piena. Sguardi attenti ai passaggi verbali. Tra il pubblico spesso si notano teste che annuiscono, riconoscendo casi ed esempi che probabilmente toccano direttamente. Sul palco, insieme all’oratore, sono presenti anche Federico Tamburini, dell'associazione Agire, che introduce e chiude, e il parroco castelnovese don Geli Margini.

SBAGLIARE POCO SAREBBE GIA’ MOLTO…

“Sbagliare il meno possibile sarebbe già un buon traguardo”, esordisce. Il primo punto che sottolinea è questo: il genitore deve farsi “una polaroid”, deve imparare a capire i suoi lati deboli e farci attenzione. Perché in caso contrario, non rendendosene conto, è molto facile che il proprio comportamento in famiglia, verso i figli, prenda una direzione non prevista e non voluta. Ma determinata dai fatti come sono. Non valutati correttamente. “Nessun percorso di formazione ci può essere utile se non compiamo questa operazione di realtà su noi stessi”.

VIRUS

Niente medicina né informatica. Gli errori più comuni (li chiama virus) dei genitori: spesso troppo apprensivi, troppo servizievoli… “Se, una volta che i nostri figli saranno un po’ cresciuti dopo questi trattamenti ed atteggiamenti, ravviseremo difetti non avremo dubbi che il figlio ‘ha preso’ dall’altro coniuge, perché gli errori li fanno sempre gli altri (suocera, cognata... ): si tratta di meravigliose evidenze agli occhi del genitore che non ha saputo guardare”.

VERITA’ PERICOLOSA

“La verità è pericolosa perché si lascia trovare da chi la cerca”. La frase è scodellata per aprire la strada ad un esempio di questo tenore. Nelle lunghe serate invernali, nel tepore casalingo, la moglie si avvicina al marito e gli chiede: “Amore, come credi che mi comporti con nostro figlio?”. Poli è corrosivo: “Questo è sport estremo… “.

SENSO DI COLPA

Altro virus. Un virus sottile e venefico, che colpisce soprattutto le mamme (“il padre di solito vede il figlio con maggiore obiettività”). Una delle cose che più le colpisce è l’avergli cagionato un (creduto tale) ingiusto dolore. Una mamma non lo vorrebbe mai. Se un figlio ha delle difficoltà il cuore di mamma è facilissimo che avverta sensi di colpa. “E’ figlio unico. Non gli ho dato un fratello: l’ho lasciato solo”; oppure: “Gli ho dato un fratello: l’ho reso geloso”. Avanti in questo modo: e così gli si concede tutto… Spesso basta un dubbio e il genitore va in tilt.

IL TATONE

Il “tatone”: così è identificato nel gergo dell’oratore il figlio cocco di mamma, che questa sera si presta egregiamente ai vari esempi che, in forma di battute e con una certa “mano”, a getto continuo, suscitano l’ilarità dei presenti, che riconoscono tanti bei quadretti familiari di vita vissuta.

GIOCARE COI BIMBI

“Non è obbligatorio. Se lo si fa, se lo si sente, va benissimo, ma se un genitore non lo fa non per questo deve essere automaticamente catalogato come ‘cattivo papà o cattiva mamma’”. Stesso discorso per i compiti fatti assieme…

PSICO-ERESIE

Sono quelle considerate tali nel sentire comune ai nostri giorni. Le frasi-choc. Le parole-hard, come le definisce. In realtà si tratta semplicemente dell’idea che per i buoni rapporti in famiglia è necessaria anche la collaborazione dei figli, “i quali hanno anche dei doveri”. Ecco: dire questo, al giorno d’oggi, sembra appunto eresia. “In un rapporto equilibrato non è sufficiente la normale benevolenza che esiste in famiglia tra i vari componenti ma serve anche una volontà positiva. Diversamente ci si troverà, prima o poi, con figli invivibili”. Detto con una battuta: “Una volta i figli scappavano di casa, ora invece non se ne vanno più. In compenso se ne vanno i genitori… “.

LA “PSICOLOGIA-VODAFONE”

“Il figlio vuole che tutto giri intorno a lui”. Come si fa… Serve una “tensione ai valori”, dice Poli, quindi anche fatica e sacrificio. Da parte anche del figlio e non solo del genitore. Scenetta: “Il figlio tutto il giorno tiranneggia la mamma. Poi, la sera, le si avvicina: mammina, mammina, se non ci fossi tu… E la mamma, tra sé: ma vedi che non è poi così str… come pensavo?”.

AIUTARLI A CAPIRE I LORO DIFETTI

Aiutare i figli a rendersi conto dei loro difetti insegnando man mano a superarli: una scelta di bene. Il figlio deve fare le sue esperienze, sbatterci la testa. “Anche questa una psico-eresia… ”. Amare la verità e la giustizia prima del figlio e non viceversa. Per tracciargli la via della vita. La “partita della vita”, infatti, non si gioca tanto sulla laurea, “da prendere” per l’ottimo biglietto da visita nei confronti degli altri, o sull’apprendimento fluente delle lingue. Si gioca sulla costruzione di rapporti di bene, imparando ad amare e lasciarsi amare.

AUTORITA’

Anche questo un concetto-hard, dice l’oratore. Ma l’autorità, al contrario di quanto comunemente si pensa, non è data dalla forza del carattere (sbattere i pugni sul tavolo) ma dalla fede nel valore, dalla forza piuttosto dei propri convincimenti interiori, morali. “L’autorità non si prende; se ne è investiti”. “Spesso facciamo parlare più le nostre paure che i nostri principi – afferma Poli – e così ci riesce difficile porci in posizione di esempio nei confronti dei nostri figli”. Perché, attenzione: i figli sanno riconoscere benissimo i nostri punti deboli. E allora dobbiamo imparare a nostra volta l’arte della “voltatio frittatae” (un latinorum efficacissimo): capire le furbizie con cui cercano di metterci con le spalle al muro elaborando i contro-comportamenti più opportuni.

SCANTARSI

“Per essere genitori normali bisogna insomma scantarsi”. Imparando una regoletta d’oro ma forse troppo poco applicata. Quando è ora saper mettere il figlio al proprio posto e dirgli: è colpa tua. “E basta, una buona volta, con questa stramaledetta ideologia del disagio! Quando i figli in una casa prendono a comandare la rovina è lì sull’uscio”.

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Per approfondire
Il sito del relatore: www.osvaldopoli.com.