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Alcol in famiglia / Lettera aperta alla Signora Ministra della Salute On. Livia Turco

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Ospitiamo un intervento-lettera aperta del Prof. Umberto Nizzoli, direttore del Programma Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell'Azienda USL di Reggio Emilia, al Ministro della Salute, on. Livia Turco.

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Illustre Signora Ministra,

so che ci sono molti argomenti importanti di cui chi governa deve occuparsi. Penso che uno di essi sia la riduzione degli effetti correlati all’alcol e in particolare il problema che tocca direttamente molti ed in modo indiretto tutti: le famiglie dove c’è un genitore con problemi di alcol o di droga.

Il Governo di cui Lei fa parte si prefigge, finalmente, di produrre delle politiche di settore nel campo delle dipendenze patologiche inaugurando così, spero, una nuova stagione che allinea il nostro Paese con gli altri paesi dell’Unione Europea.

Le scrivo perché il Suo Ministero ha emesso in questi giorni il Piano nazionale Alcol e Salute, un documento molto ricco ed impegnativo. Tuttavia relativamente al tema che Le dicevo vi è un solo fugace accenno tra la pletora di obiettivi.

I genitori alcolisti o tossicodipendenti non sono necessariamente abusanti, così come esistono genitori abusanti che non fanno per nulla uso di sostanze psicoattive. Tuttavia la concomitanza dei due problemi (alcol e violenza ai figli) comporta un fattore di rischio elevato per il minore: la violenza all’interno dei legami affettivi più significativi, come quelli familiari, può essere facilmente aggravata dal consumo di sostanze psicoattive illegali o legali come l’alcol, contribuendo a creare un ambiente disfunzionale, denso di conflitti ed inadatto ad uno sviluppo armonioso.

Il rischio è duplice: da un lato, il bambino può essere la vittima diretta o il testimone della violenza che gira per casa; dall’altro, l’abuso subito in età infantile, e spesso per periodi tuttaltro che brevi, è uno dei principali fattori che aumenta il rischio di psicopatologia nell’adolescente e nell’adulto, comprendendovi anche la dipendenza da sostanze psicoattive: numerose ricerche internazionali hanno messo in chiaro questa correlazione. Infatti i minori che vivono con genitori con problemi di alcol e che subiscono abuso e violenza domestica sono a più alto rischio di subire danni nel breve, nel medio e nel lungo periodo.

Per dimensionare questi fenomeni è bene ricordare che ad esempio prove di ricerca rilevate in Inghilterra riguardo alle popolazioni in trattamento per l’abuso di alcol dimostrano che il 60-80% delle donne in trattamento per problemi di alcol ha subito almeno una volta abuso domestico negli ultimi 12 mesi e che circa il 50% degli uomini seguiti dai servizi di alcologia lo ha perpetrato.

Oltre un terzo di questi uomini e donne sono genitori ed è perciò probabile che i loro figli stiano vivendo in un ambiente domestico negativo (sia con problemi di alcol nei genitori che di abuso). Credo che sia tempo di fare qualcosa circa questa questione.

La prevenzione di tali fenomeni e la protezione di soggetti vulnerabili, come lo sono di solito le donne e soprattutto i bambini, dovrebbe perciò essere un obiettivo tra i principali del Piano nazionale Alcol e Salute.
In linea di principio tutti si è dalla parte dei bambini.
Secondo il sentire comune in generale i bambini italiani godono di un ambiente piuttosto sano e sicuro; ma spesso si trascura il tema della violenza contro i bambini.

La questione però sta nel fatto che spesso si tratta di capire meglio che l'alcol è un elemento molto differente per i bambini rispetto a quanto non lo sia per noi adulti. Con l'eccezione delle PAC, le patologie alcol correlate, i danni solitamente non sono irreversibili. I bambini inoltre dispongono di doti innate per fronteggiare le difficoltà della vita. Molti bambini figli di famiglie con problemi di alcol sopravvivono bene finché almeno hanno un altro adulto competente che li sostiene o hanno intensi contatti con altri coetanei. Nei casi severi poi possono essere inviati rapidamente a servizi capaci di offrire terapie qualificate.

Ad esempio l’azienda sanitaria di Reggio Emilia partecipa a progetti sostenuti dalla Commissione Europea finalizzati alla costruzione di reti collaborative tra servizi sociali e sanitari per l’adulto e per i minori. Agendo sulle diverse categorie di professionisti che si trovano a contatto con i bambini e le loro famiglie, attraverso attività volte a sviluppare la consapevolezza del problema, si migliora la capacità di identificazione delle situazioni a rischio, si creano reti di supporto per le famiglie e i bambini, si fondano reti di professionisti che possano costituire una fonte di conoscenza e buone pratiche; in poche parole si mira a rilevare precocemente ed a contenere i danni derivanti dall’essere figli di genitori alcolisti o tossicodipendenti.

Però ci sono altri mezzi efficaci e tuttavia poco costosi per aiutare i bambini figli di famiglie con problemi di alcol e di droga: ciò che serve è il supporto di tutti gli adulti e la sensibilizzazione attiva di tutti i professionisti della scuola, dell’educazione, della sanità e sociali. Tutto l’arco degli attori che va dai genitori fino alle autorità è necessario. Infatti questo obiettivo è troppo grande per essere affrontato solo da qualche servizio od operatore o da qualche agenzia di volontariato. Ci vuole una grande risposta collettiva di contrasto.

Ecco perchè serve includere il sostegno alle famiglie con problemi di alcol e di droghe tra le strategie di governo: l’obiettivo consiste nell’aiutare i bambini delle famiglie con problemi di alcol e droghe a disporre di un ambiente sicuro per potere crescere al meglio. Ci sono leggi che riconoscono il diritto di molti cittadini a ricevere aiuto in varie situazioni di grande portata e serie quanto lo è questa. Non dovrebbe essere dato un diritto simile ai bambini figli di famiglie con i problemi di alcol o di droga?

Cordialmente,

Umberto Nizzoli