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Castelnovo nostro, non entrare in banca pure tu!

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E così anche il nostro Castelnovo ha avuto la sua Notte Bianca, per l’occasione rinominata “Saltatempo”. Bella e interessante iniziativa, su questo non c’è che dire. Magari, ce ne fossero di più frequenti!
È una manifestazione che fa bene al paese, è un bel messaggio ai giovani e ai meno giovani, un invito a uscire e spendere con intelligenza la serata.

Però c’è una cosa che mi lascia sconcertato. Leggendo l’opuscolo del programma, vedo ben evidenziato tra le righe l’appuntamento con l’inaugurazione della nuova sede di una Banca: ma no! Ma perché! Ma quanto stona!
Posso capire, magari la Banca avrà fornito un contributo alle spese organizzative, ma perché infangare il valore culturale di questa iniziativa con l’accostamento all’operazione prettamente commerciale dell’inaugurazione della banca. Perchè sporcare la cultura accostandola all’istituzione privata simbolo per eccellenza di una concezione della vita e della società fondata sull’eccesso di denaro? Perché lasciare strumentalizzare una bella manifestazione?

Sicuramente la scelta sarà stata motivata e conveniente, concretamente di successo, ma in questo momento mi sento di allargare un po’ il discorso sulla piega culturale che sta prendendo il nostro paese. Qui ci si sta svendendo al vile denaro! Penso il messaggio sotteso alla sostituzione del vecchio negozio d’abbigliamento con questa nuova banca, proprio nel cuore del paese, proprio al centro di via Roma. La mia sarà una visione romantica o poco razionale, ma quanto fascino si è perso! Ancora ricordo il leopardo imbalsamato e i tessuti in vetrina, quand’ero bambino tutto ciò mi affascinava. Era il richiamo del bello, della raffinatezza, del buon gusto. Penso ai bambini di oggi, costretti alla violenza delle luci e alla bruttura degli interni della banca (obiettivamente, sembra un frigorifero plastificato); non c’è più il leopardo, non ci sono più i pizzi e i merletti, i manifesti della corrida, ma denaro, computer, carte di credito, offerte di mutuo esibite in vetrina con prepotente veemenza: che tristezza, per gli occhi dei bambini! Non potranno più, tornati a casa, inventarsi sul quadernone a righe le avventure del leopardo imbalsamato, non potranno più scorrazzare liberamente nel muretto davanti all’edificio, spero almeno possano ancora mangiare un gelato sulle ormai storiche scalinate, e con loro ragazzi e anziani.

Se ne va la bellezza.
La bellezza non ha prezzo.

Penso ai turisti, ai viandanti che transitano per via Roma, all’impatto estetico e morale di questa banca messa proprio al centro del paese di Dante e della Pietra di Bismantova. Nessuno ormai ricorda più i versi danteschi, tutti maneggiano di finanza spiccia e aliquote, come “furbetti del quartiere” in miniatura. Si vedono ragazzi spezzarsi la schiena nel lavoro quotidiano per investire i guadagni in abiti firmati (di pessimo gusto, per lo più), macchinone pacchiane, imbevibili cocktail “stile Milano”, nessun libro o forma di produzione scritta che non sia la Gazzetta dello Sport; sento i vocalist nei bar inneggiare senza un motivo coerente a Milano Marittima, ragazzine emulare Paris Hilton, baristi maturi sostenerle e spillarle soldi per drink fruttati. C’è cocaina, c’è sempre più cocaina sulle banconote qui in Montagna. E tanta stupidità.

È questo l’approdo di una società basata sulla banca.
È questo l’approdo di una società che rinnega la bellezza.

La movida castelnovese non è sincera, il paesaggio castelnovese è deturpato da tutte queste banche, la cultura soccombe. Denaro chiama, denaro attrae: denaro non vuole cultura condivisa, predilige cinico individualismo, carrierismo, completi a giacca.

Perché festeggiare pubblicamente, con tanto di presenza delle autorità comunali, l’apertura dell’ennesima banca, mi chiedo? Perché legare questo evento a iniziative, come Saltatempo, che vorrebbero celebrare l’orgoglio e la vivacità della cultura del territorio? Che ci azzeccano? (dal napoletano: che cosa hanno in comune?).

Quale messaggio, per i nostri ragazzi? Con quali ideali cresceranno, trovandosi ogni giorno banche e banche davanti agli occhi (e pochi soldi nelle tasche)?

Penso a una vecchia canzone di Antonello Venditti, che conclude così: “Compagno di scuola, compagno di niente, ti sei salvato, dal fumo delle barricate? Compagno di scuola, compagno per niente, ti sei salvato, o sei entrato in banca pure tu?”

Castelnovo mio, Castelnovo che mi hai cresciuto, è brutto ammetterlo, ma stai entrando in banca pure tu…

11 COMMENTS

  1. Tristezza e allegria
    Questa lettera è molto interessante. Ho avuto l’identica sensazione dello scrivente nel leggere nel depliant di questa inaugurazione inserita nel programma di “Saltatempo”. Dirò di più: dalla parola di partenza di questo scritto, @Cbanca#C, si arriva secondo me dritti dritti alla parola @Ceducazione#C. Quale il messaggio che si trasmette alle giovani generazioni? Non sono poi così lontani, questi due vocaboli (e le implicazioni connesse), come potrebbe superficialmente sembrare. Tutto si lega. E Federico alcune cose già le dice. E io in questo spazio non mi ci dilungo. Stamattina un quotidiano locale pubblicava delle statistiche sull’indebitamento dei reggiani, calcolato in circa 2200 euro a crapa. Da moltiplicare per la popolazione della provincia, circa mezzo milione di individui. Fate voi l’operazione. Spicchiamo perfino nell’ambito della nostra Regione Emilia-Romagna in questa speciale classifica. Il nostro sta diventando un sistema di vita che va sempre più sostenendosi sui “pagherò”. @Lhttp://redacon.radionova.it/leggi_news.php?id=785&origin=R&keyword=blondet&ordine=&ogg=notizie@=Qualcuno lo ha già rilevato e scritto#L.
    Certo, se sulla piazza di Castelnovo nuovi sportelli bancari aprono (a febbraio scorso l’ultimo) e altri si ampliano un motivo ci sarà pure… Niente di illegittimo, per carità; ma qualche riflessione si pone. Anche a partire dalle semplici modalità qui evidenziate. La banca in questione è stata rapida ad inserirsi in un programma comunale previsto, cosa che le procurava a costo zero la migliore visibilità stante il probabile maggiore passeggio lungo le vie centrali del paese. Ma questi sono altri pensieri.
    Federico s’intristisce un po’. Ma io dico che se ci sono – come ci sono – giovani capaci di questi rilievi c’è tutto sommato da stare allegri e avere fiducia.

    (Frank)

  2. Ironico…
    L’ironia di Federico mi piace, è costruttiva. Mi trovo d’accordissimo con lui, non solo per il ruolo che ha dato alla banca nel suo articolo, ma anche per la fotografia di un paese in continua e pericolosa emulazione di situazioni non nostre.
    Si dice che le maschere le porta colui che non sta bene con se stesso, che vuole sembrare ciò che non è. Speriamo che quelle che vede Federico addosso a Castelnovo siano solo molto colorate ed evidenti ma, tutto sommato, poche.

    (Nicola)

  3. Commento di uno spettatore
    Federico ha ragione, purtroppo, sulla triste fotografia del nostro bellissimo paese… C’è un grosso problema a Castelnovo: in pochi amano davvero i giovani e cercano di fare il loro bene, è molto più facile adeguarsi alle mode che fanno tanta confusione ma che non lasciano un patrimonio di valori che arricchisca davvero i ragazzi.
    Credo che una piccola speranza sia arrivata con lo spettacolo a conclusione della giornata Saltatempo! Chi vi ha potuto assistere ha visto all’opera i ragazzi della compagnia Piccolosistina, che con impegno e professionalità hanno messo in scena, oltre ad una divertente e intelligente commedia; un bell’esempio di come sia ancora possibile stare insieme e divertirsi senza aver bisogno di emulare stupidi modelli preconfezionati. Una risposta e una proposta per riscoprire la bellezza che fa poco rumore ma lascia eredità meravigliose.
    E, non da ultimo, una scelta di impegno, che dà valore aggiunto a questo gruppo, perchè il ricavato della serata verrà devoluto all’associazione “Vogliamo la Luna”, per sostenere la realizzazione di una casa d’accoglienza in Romania per bambini malati di AIDS. Con un calcio all’individualismo, alle macchinone, ai cocktail imbevibili e a Paris Hilton.

    (Commento firmato)

  4. Adottiamolo!
    Su certi aspetti dell’articolo sono d’accordo, su altri meno. Ma una cosa la sottoscrivo in pieno, ed anzi lancio una proposta: vogliamo che il mitico leopardo impagliato assalito da un altrettanto impagliato cobra non venga dimenticato! Adottiamolo!!! Cerchiamo di informarci se è stato ceduto alla banca con il locale oppure se è ancora di proprietà della famiglia che gestiva l’abbigliamento: non può finire in una soffitta o in un soffitto! Deve rimanere visibile a tutti! Era effettivamente un simbolo… Anche se personalmente, più che di raffinatezza ed eleganza, per me era un emblema del kitch più alto, comunque dotato di un fascino tremendo. Troviamogli una ubicazione degna: in Municipio, in teatro, al centro culturale, in chiesa! Greenpeace says: save the stuffed leopard!!!!

    (Commento firmato)

  5. La libreria dei miei sogni
    Bell’intervento quello di Federico, un poco ingenuo direi, così com’era ingenuo il sogno che custodivo da anni, osservando il grande edificio di via Roma (a mio parere il piu bell’edificio di Castelnovo) e sperando che un giorno potesse diventare un’immensa libreria con annessa sala the al piano superiore. Eh… quanti soldi avrei dovuto spendere per realizzarlo? Inimmaginabile. Ho così temporeggiato, ho dovuto diciamo così temporeggiare fino a quando non ho visto la chiusura del negozio di abbigliamento. Per un attimo il cuore mi è balzato fuori dal costato. Ho pensato che qualcuno economicamente più dotato di me avrebbe potuto realizzare la mia idea o anche solo una parte.
    Quando poi sono iniziati i lavori per la banca… dall’alto delle nuvole sulle quali sognavo sono ricapitombolata sul selciato freddo che lastricava la strada adiacente. PAzienza. Non sarà la prima nè l’ultima banca. Non sarà nè il primo nè l’ultimo evento sponsorizzato da un istituto di credito. D’altronde per fare cultura è necessario denaro, e chi te lo cede sa il fatto suo.

    (Laura)

  6. Retorica
    Quanta retorica, quanti luoghi comuni sui giovani, su chi secondo qualcuno non li ama, sulle iniziative culturali, sulle banche (anche se nascono a Cavola) che danno lavoro a molti giovani della montagna e aiutano molte imprese del nostro territorio. La giornata di sabato è stata bella e partecipata, dalle iniziative per i bambini nella corte del Merulo al loro passaggio nelle strade e nelle piazze a tutto ciò che è avvenuto in quel magnifico contenitore culturale che è il nostro teatro (musica, poesia, musical dei ragazzi del Piccolosistina, concerti di jazz… e buone degustazioni). Un’iniziativa che sicuramente ripeteremo grazie a tutte le esperienze culturali presenti nel nostro comune. Oltre il conservatorio “Claudio Merulo”, la biblioteca, il teatro vorrei ricordare la scuola di teatro, di danza classica, i ragazzi di Sinapsi e delle nostre scuole che quest’anno hanno prodotto davvero spettacoli di qualità. Non entro nel merito della destinazione del palazzo Cagni del tutto legittima, per rispetto alla scelte fatte dalla famiglia stessa. Anche l’Amministrazione comunale aveva le sue idee in proposito. Sulla sponsorizzazione delle manifestazioni culturali da parte di banche o di altre imprese, devo dire che se non ci fossero non sarebbe possibile realizzare in Italia la stragrande maggioranza degli eventi culturali. Anche le prossime iniziative rivolte ai giovani nelle serate della “Frescaspesa”, i concerti di venti band costituite da giovani della nostra montagna saranno realizzabili, oltre che con il contributo dell’Amministrazione comunale, grazie a sessantun esercizi commerciali di Castelnovo ne’ Monti che sostengono questa bella iniziativa. Ringraziando pubblicamente questi imprenditori, non ritengo che questi concerti, fatti da giovani per i giovani, siano meno puri e non poeticamente corretti perchè sostenuti anche da commercianti. Caro Federico, Ti assicuro che Castelnovo ne’ Monti non è entrata solo in… banca, ma anche nelle scuole, nell’ospedale, nelle parrocchie, nelle associazioni di volontariato, negli impianti sportivi, nel teatro, nella biblioteca, nel conservatorio “C. Merulo”, nelle case protette, nei centri diurni per anziani e per disabili e in molti altri luoghi dove vivono uomini e donne.

    (Gian Luca Marconi, sindaco di Castelnovo ne’ Monti)

  7. Quale retorica
    Quel che dice il sindaco rientra nei canoni nel ruolo che ricopre, non potrebbe parlare diversamente. Io ritengo che la libertà di sognare non debba essere invariabilmente marchiata come roba che va bene per gente che non ha capito come gira il mondo, per i soliti quattro fessacchiotti. Il mondo gira a suon di denari, questo lo abbiamo capito tutti benissimo. E si vede infatti come funziona. A qualcuno questo sistema va bene, ad altri meno. Nessuna ingenuità, comunque.
    La banca (generalizziamo: non questa da cui è partito questo scambio di impressioni: qualunque banca) come ogni soggetto che opera sul mercato non fa beneficenza. Quindi: d’accordo, vero, aiuta le manifestazioni. Ma non lo fa certo gratis: il suo nome viene, come contropartita, pubblicizzato su stampati e via dicendo. Un semplice scambio di servizi, non altro. Come il verduraio che mi dà un chilo di mele dietro pagamento del prezzo stabilito. Devo dire allora (pubblicamente) che il rivenditore “mi aiuta”? Non credo. Soltanto, lavora. Ma c’è una differenza tra un istituto di credito (anche locale, come sottolinea il primo cittadino) ed un modesto rivenditore che trovo dietro l’angolo buio della strada: qualche zero prima della virgola nel profitto. Da ciò la pompa pubblica.
    Sostanza di questo discorso: la retorica la si rinviene casomai in quest’ultimo intervento.
    Benediciamo finchè c’è gente che vorrebbe vedere-credere-sognare qualcosa non necessariamente-inossidabilmente-disperatamente legato ai “templi del denaro”. Sappiamo tutti che il soldo serve per vivere e quel che occorre bisogna procurarselo, possibilmente in modo onesto. Ma questa, a scanso di equivoci, è tutt’un’altra partita e non c’entra per nulla con chi invece del maneggio e del possesso del denaro fa una ragione di vita. Tutto sta a vedere come si valutano e si utilizzano i beni di cui si dispone. E anche la cultura è evidentemente un bene. Immateriale, ma bene.
    Se eventualmente troppo poco in questo settore si investe coi fondi provenienti dalle tasse (cioè dai bilanci pubblici) è solo una scelta politica (quanti strali salgono continuamente al governo del Paese da questa o dall’altra parte perché si destina troppo poco del Pil alla spesa sociale o alla sanità o alla ricerca o alla scuola?) ed occorre – o si sceglie – la concorrenza del privato, ok; ma almeno si eviti di fare monumenti fuori luogo. Mai conosciuta una banca in passivo. Tranne quelle fallite per giochi di genere del tutto estraneo all’aver favorito qualche soggetto del territorio in cui operano – restituendo in fin dei conti una parte di ciò che dal tessuto produttivo di quel territorio ricavano.

    (Commento firmato)


  8. Sognare è necessario ed indispensabile, ma occorre ogni giorno dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini, alcuni dei quali non possono neanche… sognare. Invito i cittadini a partecipare alla presentazione del bilancio di previsione che ogni anno l’Amministrazione comunale propone pubblicamente per conoscere e valutare i finanziamenti destinati ai vari capitoli di spesa (servizi alla persona, cultura, lavori pubblici, ecc). Grazie comunque ai “commentatori” e a Radionova per questa bella possibilità di dialogo con i nostri cittadini.

    (Gian Luca Marconi, sindaco di Castelnovo ne’ Monti)


  9. La cultura ha dovunque un costo molto elevato: in montagna questa spesa grava più che altrove sulle casse pubbliche perchè qui è più difficile trovare aziende e realtà economiche rispetto al resto del territorio (semplicemente perchè quelle presenti sono meno). In tutto il resto d’Italia, insomma, la cultura si basa in modo molto ampio sulle sponsorizzazioni. Una volta che se ne trova una a Castelnovo, legata ad una realtà con radici sul territorio, siamo gli unici che riescono a trovare qualcosa da ridire. Forse però è abbastanza caratteristico di noi castelnovesi: troviamo da ridire su tutto…

    (Commento firmato)

  10. Da che pulpito!
    Penso che Federico abbia voluto proporre alcune interessanti riflessioni ben lontane dalla retorica. Perchè qualcuno, invece di esprimere semplicemente la propria opinione, cerca giustificazioni o si fa propaganda? Il livello del dibattito e di alcuni commenti mi è sembrato profondo e degno di essere preso sul serio da tutti… soprattutto dal nostro primo cittadino.

    (Eli)