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Roc roc! C’è qualcuno?

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Ultimamente è stato sollevato in maniera molto decisa, sia dall’on. Emerenzio Barbieri che dall’articolo comparso sabato sul Resto del Carlino Reggio il problema dell’immobilità degli enti (Provincia e Amministrazione comunale di Villa Minozzo) in merito al recupero dell’antica rocca di Minozzo.

Si devono sottolineare alcuni aspetti importanti legati a questa politica di indifferenza a riguardo del monumento più antico dell’Appennino (simbolo peraltro del nostro Comune) e in generale sulla frazione di Minozzo. Non dimentichiamo infatti che alcuni studi, ormai non più recentissimi, tendono a datare la rocca in epoca bizantina: l’interesse per la conservazione di questo monumento dovrebbe quindi andare al di là di una mera messa in sicurezza dell’”edificio”.

Forse qualcuno dimentica, anche se le mode montane presentano questa tendenza, che non si parla di un ecomostro.

Attualmente la rocca si trova in uno stato di completo abbandono, la scala di accesso e le stanze rinvenute sono ricoperte da folta vegetazione, la mancata messa in sicurezza del fronte sud e ovest ha lasciato numerose pietre libere che rischiano di diventare un serio pericolo per i visitatori e per la popolazione sottostante.
Riteniamo sia assolutamente necessario un immediato intervento, almeno per non rovinare ciò che di positivo è stato fin qui realizzato.

Minozzo necessita inoltre del completamento degli spogliatoi, sono ben sette anni che il fabbricato è stato iniziato e lasciato al rustico: gli impianti sportivi sono un’attrattiva importante per i giovani e possono diventare una fonte importante per le realtà economiche presenti in paese.

Questa Amministrazione, che si perde nelle inaugurazioni di poche pezze d’asfalto, perde di vista le cose di reale interesse, o, ancora peggio, lascia incomplete le strutture, buttando praticamente nel cesso i finanziamenti fino qui acquisiti. Che fine hanno fatto i 320 mila euro sbandierati dal sindaco in sede di approvazione di bilancio? Che fine faranno i proventi della vendita delle azioni Enìa? Dispersi, ed il tutto senza dare un reale contributo allo sviluppo del Comune.

Auspichiamo almeno un interessamento da parte dell’assessore competente per una immediata ripresa delle attività legate all’associazione turistica pro loco Minozzo, da quest’anno in stallo. Questo immobilismo è legato ad una mancata volontà di intervento sulla maggiore frazione da parte dell’Amministrazione comunale e suscita un profondo malumore nel paese stesso.

(Cristina Moggi, Geatano Lanzi, Massimiliano Coloretti, della lista "Insieme per Villa Minozzo")

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L'INTERVENTO DI GIULIANO CORSI

E’ forse eccessivo pretendere che i responsabili dell’Amministrazione del Comune di Villa Minozzo predispongano solleciti lavori di pulizia mediante la rimozione della vegetazione davvero ingombrante che deturpa il lato nord–est della Rocca di Minozzo e la scala di accesso alla sua sommità (in passato furono peraltro spesi svariati milioni finalizzati alla completa e definitiva eradicazione) e, parimenti, dopo un più che doveroso sopralluogo eventualmente con i dirigenti dei lavori di recupero sia architettonico che archeologico, interventi risolutivi di alcune urgenze evidenti sulla sommità medesima?

Penso proprio di no e se questo non è avvenuto in questi ultimi mesi, nonostante siano apparsi sulla carta stampata richiami ed appelli in tal senso, purtroppo bisogna prendere atto di un deplorevole comportamento amministrativo tendente a rendere “plateale“ lo stato di abbandono dell’antico castello, il tutto finalizzato a creare malcontento e da minimizzare i risultati notevoli che sia pure in lunghi dodici anni di frammentari interventi sono stati ottenuti.

Purtroppo, nonostante convegni di studi con assunzione di impegni da parte di molti, nonostante approvazioni di progetti stancamente portati avanti, si deve constatare il persistere di segni di una scarsa volontà politico–amministrativa a proseguire sollecitamente nelle opere di recupero.

Si è appresa dalla stampa, qualche tempo fa, la notizia dell’inaugurazione della torre di Rossenella, dopo quattro stralci di lavori, eseguiti in pochi anni per un impegno di spesa complessivo di 600.000 euro, sopportato congiuntamente da Regione, Provincia, Comunità Montana e Comune di Canossa, nel segno evidente di una volontà amministrativa diversa.

Nel lungo penelopesco tragitto che ha segnato per una dozzina di anni i lavori di recupero della Rocca di Minozzo, tanto è stato poco sufficiente l’ascolto, con relativi adempimenti, delle norme dettate dalla Soprintendenza Regionale ai Beni Culturali, dalla Prefettura di Reggio Emilia e dall’associazione culturale Italia Nostra, che prescrivevano precise modalità d’intervento e di salvaguardia vincolante lo stretto intorno dell’antico torrione.

Personalmente ritengo che a tutto questo sottintenda il malcelato proposito di far naufragare il progetto, perché non sarebbe altrimenti comprensibile l’atteggiamento di questa Amministrazione, alla quale da diverso tempo sembra venire in aiuto l’atteggiamento di indifferenza dei responsabili degli altri enti provinciali.

Non si è vista infatti “l’ombra” di amministratori, soprattutto di quelli delegati alla cultura e alla tutela del patrimonio storico, nonostante gli appelli e le lamentele apparse sui giornali anche da parte di parlamentari che abbiano avuto il coraggio di effettuare un sopralluogo.

Se il recupero della Rocca rappresenta un evento di negativo comportamento della locale Amministrazione, è deplorevole anche il comportamento di Comunità Montana e Provincia, certamente poco memori del contenuto dell’art. 9 della Costituzione Italiana che prevede l’obbligo della salvaguardia del patrimonio storico affidandone il compito agli enti periferici ed è solo il caso di sottolinerare che la Rocca è monumento sottoposto a tutela, a norma del Decreto 20.10.1911 L. 364/1909 ed anche della L. 1089/1939.

Domenica scorsa, 12 agosto, nella Pieve di Minozzo, nel corso della funzione religiosa anche dedicata al ricordo dei Caduti per una rappresaglia tedesca sul sagrato attiguo il 4 agosto 1944 è stato benedetto il nuovo labaro del Comune di Villa Minozzo con l’effige sempre presente della torre dell’antica Rocca di Minozzo quale appare nello stemma della podesteria estense per lunghi secoli insediata nel castello medesimo.

Difficilmente penso che il sindaco Fiocchi, presente alla cerimonia, si sarà ricordato, che pochi giorni prima, dopo la già avvenuta poco giustificata soppressione di un impegno di spesa di 30.000 euro previsto per l’anno in corso, nella nuova bozza variata del piano triennale dei lavori 2007–2009 nessuna previsione di spesa è stata inserita per il proseguimento dei lavori di recupero.

Viene naturale una domanda: perché gli amministratori comunali di Villa Minozzo, specificatamente quelli della maggioranza che governa il Comune, stante la malcelata ostilità a questo intervento nonostante l’inserimento nel loro programma elettorale della dicitura: “ulteriori stralci di recupero Rocca e valorizzazione reperti archeologici rinvenuti“, non hanno colto l’occasione per variare lo stemma comunale? Anche se è possibile che paradossalmente qualcuno di loro l’abbia ipotizzato, hanno però avuto paura di “perdere la faccia“ totalmente.

Torno a ripetermi: se la Rocca di Minozzo fosse stata nel capoluogo sarebbe ancora in queste condizioni? Penso proprio di no.

(Giuliano Corsi)

1 COMMENT

  1. Non risponde nessuno?
    Questa provocazione fatta dalla MINORANZA e dal Dr. Corsi non raccoglie nessuna risposta? Impensabile, vi è sempre la via di un’istanza alla Prefettura ed agli organi preposti.
    Non si è salvaguardato il patrimonio e qualcuno deve prendersi la responsabilità e pagare se ha sbagliato.

    (Commento firmato)