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Cerva uccisa a pochi metri dalla strada Cinquecerri-Collagna

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Cerva fulminata a due passi dal nastro d’asfalto che congiunge Cinquecerri a Collagna. E’ quanto rivela Marino Rivoli, consigliere comunale a Collagna e consigliere della Comunità montana, nonchè selecacciatore.

E’ accaduto giorni fa nel territorio del Comune di Ligonchio. Nelle immediate vicinanze della strada comunale che collega la frazione di Cinquecerri a Collagna, poco sopra l’abitato di Cinquecerri, è stata rinvenuta una cerva adulta morta, uccisa con un colpo di arma da fuoco alla testa, a pochissimi metri dalla carreggiata.

“Alla cerva probabilmente ha sparato uno degli ormai apparentemente tanti bracconieri durante le notti nei giorni precedenti al ritrovamento. La Polizia Provinciale ha provveduto, con l’utilizzo di un piccolo scavatore a interrare correttamente le spoglie della cerva con tutti i permessi del caso”, dice Rivoli. Che prosegue: “Dall’apparente colpo micidiale inflitto alla cerva sembra proprio che la stessa sia caduta sul posto e non sia stata recuperata dai bracconieri, che l’hanno abbandonata probabilmente per l’impossibilità di recuperarla e per la consapevolezza di averla combinata grossa”.

BRACCONAGGIO

Ma la cosa che non va giù al consigliere di opposizione collagnese “è il fatto che dopo numerosissime segnalazioni agli organi competenti, anche circostanziate e avallate da elementi concreti, siamo ancora qui oggi a cercare di non fare sapere che ci sono parecchi bracconieri nei comuni del crinale che si divertono a girovagare di notte con auto e fuoristrada, nelle strade e in diversi campi dove gli animali vanno a pasturare, proprio quando gli stessi, per ragioni diverse, non certo scusabili, ammazzano un favoloso esemplare di ungulato, in questo caso di cerva, destabilizzando in maniera evidente i censimenti fatti dai selecacciatori e le specie di ungulati cacciabili e protetti”.
“Il grosso problema, che pare oramai da molti ventilato anche da organi di vigilanza – denuncia sempre Rivoli – è la presunta presenza di armi in possesso di persone anche estranee al mondo venatorio non correttamente detenute e denunciate e la presenza, in tanti ristoranti del posto, di grosse quantità di carne di ungulati, anche di specie non cacciabili, quali ad esempio proprio il cervo, delle quali non sempre si sa la corretta provenienza e le corrette verifiche sanitarie”.
Cosa fare, dunque? Secondo l’amministratore montanaro sarà comunque molto importante riuscire a mettere sotto controllo questa problematica: “Allora si sarà fatto un grosso passo avanti a favore di coloro che fanno attività gestionale e si sarà posto un grosso macigno sopra coloro che fanno di ‘professione’ i bracconieri”.

SMOBILITAZIONE DEGLI ORGANI DI VIGILANZA?

Chi vigila? L’episodio, si diceva, risale già a giorni fa (ad un paio di settimane fa, per la precisione, dato che le foto portano la data del 25 novembre). Ma solo ieri è stato reso noto con la comunicazione pubblica di Rivoli. A questo proposito il medesimo commenta: “Quello che riesce difficile da capire è la volontà della Provincia di non rendere pubblico il fatto. Sembra esserci una volontà avversa. La Polizia Provinciale, malgrado la ragguardevole professionalità dimostrata, pare ormai arresa a quella che sembra essere la volontà di destituire il servizio; la stessa Polizia pare spesso impiegata per compiti diversi e di terze competenze”.
“Il Corpo Forestale dello Stato a mio avviso ha grosse responsabilità – prosegue – in quanto nelle zone all’interno del Parco è l’unico organo responsabile della vigilanza, ma sembra che le unità previste da tempo non siano ancora disponibili sul territorio o comunque non vengano impiegate in compiti di vigilanza atta a scoraggiare chi compie atti di bracconaggio in spregio a grossi ungulati per trarre profitto dalla vendita delle spoglie degli stessi”.
“I Carabinieri: come si possono accusare! A Ligonchio ormai la caserma sembra arrivata al minimo storico, addirittura alla notte pare sguarnita. A Collagna la situazione è poco diversa e comunque i militari che compiono servizio in questi presidi pare che spesso siano chiamati a lavorare a decine e decine di chilometri dai nostri comuni”.

ANCHE A VETTO?

Ma non è finita. Pare che anche a Vetto, nei giorni scorsi, il servizio veterinario sia dovuto intervenire per abbattere un esemplare di cervo ferito da bracconieri. “Quindi in pochi giorni due episodi raccapriccianti, che devono far pensare. Si deve al più presto trovare una soluzione rispettosa dell’incolumità pubblica, della preziosa fauna che appartiene ai nostri territori e della sua corretta gestione”.
Conclude Rivoli: “Annuncio che a giorni presenterò un ordine del giorno in Comunità montana dove chiederò l’intervento della stessa nei confronti degli organi competenti per la risoluzione di questi scabrosi episodi”.

3 COMMENTS

  1. Solleviamo il coperchio del bracconaggio
    Condivido l’analisi. Quello del bracconaggio è un problema vero e facilmente riscontrabile in Appennino. Pur di fronte a cacciatori rispettabilissimi, c’è un numero nient’affatto trascurabile di persone che non rispetta le regole.
    Alcuni esempi? Le fucilate in notturna che molti lettori possono aver sentito, e mai occasionalmente. Gli annedoti che è possibile ascoltare al bar o tra amici su come eludere le regole sui capi abbattibili. Le trappole per i volatili che sono facilmente riconoscibili girando per boschi (usano ancora i pali su cui appendere ‘painelle’ con vischio). Ecc…
    Spiace, per altro, riconoscere negli elenchi pubblici dei selettori nomi facilmente riconducibili a un sistema ‘parallelo’ (bracconaggio, appunto) della caccia. Se un cacciatore nega questa evidenza, è nel falso.
    Occorre denunciare queste anomalie? Certo, e chi scrive lo ha fatto. Ma come rilevato nell’articolo il sistema difetta – oltre che nella (sotto)cultura di queste persone – nella sorveglianza. Pare che le guardie provinciali esercitino il servizio sul territorio in orari d’ufficio…, con un personale per altro molto ridotto.
    Allora un appello: cari cacciatori, volete difendere il vostro sport? Denunciate, allora, voi per primi chi non sta alle regole…

    (Commento firmato)

  2. Cloroformio
    Ho atteso alcuni giorni dall’uscita dell’articolo per vedere se qualche “verde” o qualche “amministratore/operatore” del Parco Nazionale intervenisse con chiarimenti o contributi. Vedo “il nulla”! Sono certo che qualche anno fa, pur senza “verdi” e “Enti Parco”, la cosa avrebbe stimolato sensibilità diverse. Mi spiacerebbe vedere certificato che, dietro a tonnellate di parole e manifestazioni di intenti futuri, loghi e marchi, feste e “tavoli”, ci sia davvero il NIENTE. I fatti avvenuti paiono gravi. Il Parco Nazionale d’Abruzzo sul bracconaggio degli orsi ha aperto un riflettore mediatico nazionale. Qui invece mi pare che il Parco nazionale tosco-emiliano distribuisca cloroformio… nasconda, rinvii, si defili. A tutti gli escursionisti è noto che sul territorio del parco LA SORVEGLIANZA NON ESISTE. Le Guardie Provinciali vengono pubblicamente esautorate del proprio ente. Il Corpo Forestale dello Stato, se c’è, è ben chiuso nei propri uffici. Ai CARABINIERI, sempre presenti ed efficienti forse proprio perchè non rispondono al politico locale di turno, certo non si può chiedere anche questo presidio, penso ne abbiano già a sufficenza nel proteggere le nostre popolazione dai delinquenti (nostrani, semi-nostrani ed importati) che trovano nel nostro paese una vera cuccagna.
    Vediamo se qualcuno, stimolato, “batte un colpo”…

    (Un vecchio escursionista)