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Presepe al freddo e al gelo

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In ogni casa non manchi il presepe! Ma come allestirlo, quando papà e figli adolescenti non vanno d’accordo e la pace proclamata dagli Angeli non raggiunge questi uomini di buona volontà, che non vogliono cedere e il presepe lo voglio fare a modo loro?

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Eminenza,

sono disperata: da quando hanno messo mano al presepe, in casa non c’è più pace: paglia e polvere dappertutto, discussioni a non finire tra mio marito e i figli. Lui lo vuole tradizionale, i ragazzi vogliono metterci dentro i razzi della Nasa, i modelli delle “Ferrari”, la “Ducati”… Dicono che Gesù nasce adesso e non duemila anni fa.
Tra la città d’oggi e la campagna di ieri, ho proposto il sorteggio tra i due. I ragazzi mi hanno detto che è una cosa barbara. Mio marito invece ha deciso per il tradizionale: i ragazzi, se vogliono il presepe moderno, lo faranno sul terrazzo, in casa per il momento comanda ancora lui! Eminenza, lei il presepe come lo farebbe?

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Cara mamma,

quand’ero ragazzo io, non esistevano questi problemi: il presepe era presepe quando c’erano l’asino e il bue a fare compagnia al Bimbo Gesù, a Maria e a Giuseppe. E poi le statuine in gesso colorato e il laghetto d’acqua con lo specchio e la carta stagnola. La statuetta di Gesù Bambino lo si metteva solo al ritorno dalla Messa di mezzanotte, dopo una preghiera tutti insieme.
Ma oggi, lei mi chiede, come farei il presepe? Io ne ho dappertutto: in casa, in duomo, nei vari uffici della curia! Sono gli altri a farlo, ma se dipendesse da me oggi lo ambienterei nelle periferie della città, là dove c’è più solitudine, più violenza, dove vivono le persone al margine, quelle che occupano le case vecchie abbandonate, dove vivono in dieci in un appartamento per due. Lo farei là perché lo possano contemplare tutti, anche chi è appena arrivato d’oltre confine, quelli che noi chiamiamo, quando sono poveri, con il brutto nome di extracomunitari.
Metterei dentro statue che rappresentano uomini e donne di ogni razza, perché il Bimbo è venuto per abbattere tutte le barriere, che dividono le genti, i popoli. Le barriere sono costruzioni umane: Dio non le ha volute né comandate. Dio unisce, non divide e il Bimbo, che è Figlio suo e di Maria, è venuto ad abbatterle, a spezzare il muro di divisione, che nasce dal peccato, l’origine di ogni barriera, che allontana l’uomo da Dio e l’uomo dall’uomo!
Come vede, sto progettando anch’io un presepe moderno, che inviti la gente a ripartire dagli invisibili, dai nascosti, dai poveri, da chi non conta niente, ma che il Bimbo Gesù vuole che noi incontriamo, stimiamo, aiutiamo, amiamo! Ci sono bambini che vanno a scuola, ma sono “trasparenti”, nessuno li vede per quello che sono, nessuno li aiuta; ci sono donne sole con dei piccoli, ma nessuno bada a loro; ci sono anziani che non ce la fanno con la loro più che modesta pensione! Ma la povertà ci disturba: disturba le nostre coscienze, le nostre certezze, il nostro decoro. Meglio eliminarla dalla vista; meglio toglierla dalla vista. Forse ci conviene fingere di non sapere che i poveri ci sono!
Un presepe così toccherà anche a me farlo sul terrazzo di casa, “al freddo e al gelo”, come canta l’inno “Tu scendi dalle stelle”, nella speranza che chi lo vede, se uomo di cuore, abbia ad inventare qualche intervento a favore di questa città degli “invisibili”, dove nella notte di Natale certamente nascerà il Bimbo Gesù.