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La spada celtica

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La spada celtica: è “un’eccezionale spada in ferro che, ritrovata casualmente lungo la carraia che conduce alla cima del monte, appartiene ad un tipo molto diffuso tra gli ultimi decenni del IV e gli inizi del III sec. a.C. nel mondo celtico transalpino (regione della Champagne in Francia, Svizzera, Austria, Baviera, zona del medio Danubio)”.

Il paragrafetto in cui si traggono alcune informazioni al riguardo di questo antico manufatto si trova proprio in coda al libretto “Gli antichi Liguri a Carpineti. Ricerche archeologiche vecchie e nuove sul crinale Fosola-Valestra”, pubblicato da Ministero per i beni culturali, Soprintendenza regionale, Comune di Reggio Emilia, Musei civici e appunto Comune di Carpineti e curato da Paolo Montanari e James Tirabassi.

In genere questo tipo di ricerche e scoperte trova poco spazio sugli organi di informazione più seguiti, ma ci pare una trascuratezza. Perché il marketing insegna che la poca visibilità produce poca attenzione da parte del pubblico e la poca attenzione si traduce in maggiori difficoltà a reperire finanziamenti per una branca dell’attività e dello studio che potrebbe avere la sua buona fetta d’influenza su quel turismo sempre così invocato ed evocato come utile integratore economico per la nostra economia. Qui non si tratta di inventare niente, ma solo di dare il giusto lustro ad operazioni che lo meritano.

Quindi complimenti al Comune di Carpineti, che, in questo caso, mostra sensibilità culturale. Dopo un’estate in cui, insieme al gruppo archeologico del nostro Appennino “Archeomontagna”, ha proposto diverse iniziative al Palazzo di Cortina e anche uscite in situ, ha dato alle stampe questa pubblicazione che, pur modesta, è importante per il segno d’attenzione di cui appunto dà testimonianza.

Scrive nell’introduzione l’assessore alla cultura Massimo Zamboni: “La presenza di siti archeologici liguri nel nostro territorio, in particolare su quella dorsale che unisce i monti Valestra e Fosola, che costituisce la spina visibile del nostro paesaggio, è ben attestata. Le prime testimonianze di quegli insediamenti provengono dai reperti raccolti in occasione della campagna di scavo avviata nel 2005”.

Come atto d’apertura alla cittadinanza, che ben difficilmente troverebbe modo di consultare riviste specialistiche difficili da reperire e/o decifrare, perché essa sia resa edotta, con uno sguardo d’insieme e molta semplicità, dei risultati raggiunti e delle notizie messe insieme, aggiunge: “Come momento fondante di questa ricerca abbiamo ritenuto opportuno sfuggire l’ambito specialistico condividendo i risultati ottenuti in una serie di incontri pubblici che restituissero ai reperti la loro appartenenza al territorio che li ha generati”. La presente pubblicazione diventa così il luogo “in cui concentrare tutti questi momenti, un breve scritto in cui ritrovare assieme i punti essenziali”.

Oltre all’opuscolo, comunque – dice Zamboni – ci sono in programma, anche e soprattutto, le visite guidate ai luoghi di scavo.

Tornando brevemente alla spada celtica, di essa si dice anche: “Colpisce, oltre all’eccezionale stato di conservazione del pezzo e della sua decorazione, il fatto che esso sia stato sottoposto ad un’intenzionale operazione di ripiegamento. Una specie di ‘mutilazione’ che, praticata in molte epoche e culture, è frequente anche nelle tombe e nei santuari del mondo celtico, ad indicare che l’arma non appartiene più al mondo dei vivi bensì al defunto o al dio cui viene dedicata”.

“Anche i Celti arrivati in Emilia con l’invasione degli inizi del IV secolo praticavano quest’usanza, e dovevano averla trasmessa ad alcuni dei popoli confinanti, come i Piceni ed i Liguri. A questi ultimi arrivavano anche le stesse spade, prodotte dagli ateliers celtici transalpini e importate attraverso la pianura Padana e i valichi appenninici fino alla costa ligure. E dal momento che il monte Valestra poteva essere situato lungo uno di questi percorsi, non stupisce il fatto di trovarvi una di queste spade, forse appartenuta ad un capo militare che poteva avere il compito di tenere sotto controllo una zona considerata di particolare importanza strategica”.