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“Crinale: un problema che esiste”

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Apprezzo l'intervento di Claudio Bucci pubblicato dal vostro sito in merito ai due Appennini reggiani.

Rispetto alla sua opinione, legittima e garbata nei toni, non posso non sottolineare come l'appuntamento di domani sera con il maestro Cascella e l'assessore della regione Toscana, non sia qualificabile come l'iniziativa di una pro loco, poichè esso tende ad elevare il livello della vita socio-culturale e delle relazioni del territorio costruendo relazioni di area vasta utilissime allo sviluppo dell'area del Parco. Dunque tengo a sottolineare che siamo ben oltre la dimensione localistica delle pro loco.

E' tuttavia interessante discutere del futuro del crinale: è un problema che esiste. Certamente se si pensa al Parco come all'unico principale agente per la soluzione di questo problema, si resta insoddisfatti.

Il parco nazionale, per il solo fatto di esistere, è una agenzia di sviluppo del territorio.

Ma lo è perseguendo le finalità e i progetti che la sua specifica missione orienta su alcuni aspetti importanti, ma non su tutte le dimensioni di vita del territorio: aspetti connessi alla valorizzazione dell'ambiente e della identità territoriale.

Il Parco ha identificato come centro la motivazione delle risorse umane e imprenditoriali esistenti in loco: non vuole e non può fare dell'assistenza, che pure per certi aspetti della vita del crinale è necessaria.

Non può neanche fare quella manutenzione ordinaria del territorio che spetta agli enti locali e casomai ai consorzi di bonifica.

Ciò anche in ragione delle entità delle risorse disponibili. Un parco nazionale può essere efficace e persino insostituibile nel dare un valore a un territorio e motivazione alle sue risorse umane; ove invece impegnasse le sue poche risorse in opere strutturali ordinarie o straordinarie esaurirebbe tutte le sue potenzialità con risultati praticamente insignificanti.

E' un problema di specializzazione delle funzioni e di indirizzo mirato delle risorse secondo quelle che sono le valenze effettive dell'ente. Con il programma di start up abbiamo individuato una linea che è di forte sostegno allo sviluppo e che saremo lieti di discutere nel merito nei prossimi mesi con tutte le forze politiche sociali e ascoltando tutte le opinioni che emergeranno dal confronto.

(Fausto Giovanelli)

* * *

Pezzi correlati:
- I due Appennini reggiani (1 gennaio 2008)

4 COMMENTS

  1. Sono in linea col presidente
    Il mio pensiero riguardo al parco rispecchia quello del presidente: il parco deve essere il veicolo per lanciare in UN FUTURO PROSPERO il nostro Appennino, ma sicuramente coloro che si aspettano che il PARCO sia la panacea di tutti i mali rimarranno delusi. Sono convinto che sta a noi, in quanto MONTANARI, a saper cogliere le occasioni che il PARCO e la sua struttura ci metteranno a disposizione, ma se speriamo che stando con le mani in mano lì ad aspettare per mio conto aspetteremo un po’!!! Spero proprio di no, spero che si risvegli in noi un po’ di quell’orgoglio MONTANARO che ha permesso ai nostri avi di arrivare dove siamo adesso. Forza, penso che i tempi siano maturi!!! Al LAVORO!!!

    (Roberto Malvolti, [email protected])

  2. Parco cosa?
    Ho letto con attenzione il commento di Bucci e le argomentazioni portate dal presidente del Parco nazionale Giovanelli. Non posso però che condividere totalmente il pensiero di Bucci. Qquando si iniziò a parlare di Parco nazionale, e si incontrarono in assemblea i residenti dei comuni reggiani ricadenti nel territorio del futuro Parco, si era presentato il tutto come UNA GRANDE OPPORTUNITA’ DI SVILUPPO E RILANCIO DI UN TERRITORIO fino ad allora al margine. Addirittura si parlò di nuovo percorso per fondare il “nostro parco” si disse, un parco nato dal basso, dalla volonta di un territorio, si scrisse il famoso decalogo. Ad oggi tutto quanto promesso nelle assemblee non ha ancora visto la luce.
    Come montanaro, testardo, non dispero che i vertici del Parco facciano scelte coraggiose e mettano davvero al centro di tutto l’uomo, che ancora vive il territorio, altrimenti davvero non si potrà assistere che ad un lento, triste declino.

    (mb)

  3. Sconcerto
    Francamente la garbata e diplomatica dichiarazione del presidente Giovanelli mi lascia un po’ sconcertato. Pare quasi che sia appena arrivato, vergine, sulla scena ed assegni “agli altri” i compiti. Se non sbaglio è “di mestiere” componente e protagonista, da almeno 30 anni, di quel partito che qui ha governato tutto, Regione, Provincia, Comunità Montana, comuni del crinale e non del crinale, Usl, enti vari di valorizzazione (Matilde, Gigante, Nazionale, ecc.).
    E’ stato anche seduto, non so bene quante legislature, in Senato, con i nostri voti e con l’iniziale compito di curare un po’ anche i nostri legittimi interessi.
    Mi lascia sconcertato il sermone; c’è stato un abile cambio di ruolo da chi “dovrebbe rispondere dell’operato” a chi “formula ipotesi ed affida incarichi ad altri per il futuro”. Ma quando si ipotizza un “rinnovamento della politica” si pensa a questo? Forse si, magari sotto la targa nuova del Partito Democratico.

    (d.f.)