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Marco Ferrari / Io, camionista

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Ospitiamo volentieri un intervento di Marco Ferrari, camionista di Felina (tra l'altro tra gli organizzatori dell'apprezzato TTT, Tartaruga Truck Team), che riassume i problemi della sua categoria.

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Molto interesse ha suscitato l’articolo “Le ragioni di uno sciopero”, nel quale era riportato anche il mio punto di vista riguardante le agitazioni di noi camionisti, che per qualche giorno abbiamo paralizzato l’Italia. Infatti, numerosi sono stati i commenti.

Non mi interessa entrare nel merito di ciò che è giusto e sbagliato su questo, tanto è già stato detto. Voglio invece dare voce a tutte quelle persone che come me lavorano sulla strada e fanno questa professione con passione e onestamente. Purtroppo però mi trovo costretto ad affermare che con l’attuale classe politica, senza distinzione tra destra e sinistra, l’unico modo per poter far sentire la nostre ragioni è stato lo sciopero; che, anche se può apparire estremo, è stato l’unico strumento che ci dato un minimo di visibilità e che quindi ci ha permesso di essere finalmente ascoltati.

Sono anni che cerchiamo di risolvere o di collaborare a una risoluzione dei malanni che affliggono il sistema del trasporto italiano. Sistema ormai al collasso.

Se questa volta la categoria è risuscita a dare un forte segnale lo si deve al fatto che ormai è impossibile per tutti lavorare dignitosamente.

Vorrei provare a far conoscere ai lettori il mondo dei trasporti, quello reale, vero, non quello virtuale, fatto solamente di tante parole e numeri.

La parola degrado è quella adatta per descrivere attualmente questo lavoro, un lavoro appassionante, ma pieno di difficoltà. Sui mezzi ci sono persone di tutte le nazionalità, con contratti di lavoro al limite dello sfruttamento, trasporti con tariffe troppo basse, per poter garantire mezzi e orari di lavoro in regola con il codice della strada. Sto parlando della sicurezza stradale, una parola che a piace a tutti, riempie i convegni ma di cui nessuno si vuole fare carico.

Mancano piattaforme distributive. Ancora oggi si fa, come si dice tra noi in gergo, “il porta a porta” con grossi mezzi nei centri urbani, creando caos nel traffico delle città.

Pochi sanno che la frutta e la verdura, raccolte nel meridione nel tardo pomeriggio, devono essere consegnate nei grandi mercati entro poche ore perché, in caso contrario, la merce non viene pagata al contadino. Dunque dobbiamo affrontare viaggi assurdi da sud a nord nel giro di poche ore. Se sono bastati tre giorni per bloccare un paese è perché noi siamo “depositi viaggianti” e se non riforniamo il sistema questo entra in crisi; siamo sempre costretti a correre e l’urgenza vale per qualsiasi merce, dai medicinali al ferro.

In caso di ritardo, non interessa il perché (traffico, incidenti) ma dove siamo e quando arriviamo. Non importano le nostre ragioni. Le infrastrutture sono poche, le aree di sosta sono prive di controllo, i furti - dal gasolio alle merci - sono all’ordine del giorno. Con certe merci è sconsigliato fermarsi, così si viaggia non ascoltando i segnali della stanchezza per paura delle rapine. La compattezza della categoria nel fermo ha dimostrato l’esigenza ormai indispensabile di un cambiamento, la necessità di far rispettare le regole (ribadisco, già esistenti) per poter continuare vivere, a lavorare onestamente, senza dover ricorrere alle “furbate”, tanto solite nel sistema italiano.

(Marco Ferrari, autotrasportatore, camionista)

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(a cura di Cinzia Formentini)

2 COMMENTS

  1. Degrado
    Caro Marco, leggo il tuo bell’intervento e mi accorgo che la gran parte delle cose che ci descrivi è purtroppo esattamente applicabile alla maggior parte delle situzioni della nostra vita quotidiana.
    DEGRADO è la parola centrale. Sicurezza, inosservanza di qualsiasi regola, immigrazione clandestina, umiliazione ed irrisione degli onesti sono ingredienti di tutti i giorni. I nostri governanti stanno assistendo impassibili e forse complici allo sgretolamento della nostra civiltà. Guarda la scandalosa vicenda dei rifiuti di Napoli. La massima carica dello Stato, che là è nato e ha condiviso con il PCI e con Bassolino il governo di quella città per 30 anni, non sa fare altro che dissertare da Capri sull’essere “preoccupato” o “allarmato”. Che esempio di serietà e concretezza!
    Secondo me, Marco, il blocco dei TIR la prossima volta va circoscritto a Roma, attorno ai palazzi della politica e, quando ben certi che ci siano proprio tutti, va mantenuto per qualche anno. Ho letto che qualcuno ipotizza di acquisire dalla Svizzera in leasing per 10 anni Parlamento e Magistratura. Sono certo che nel 2018 ci troveremmo in situazione migliore e nel frattempo risparmieremmo un sacco di soldi…

    (F.D.)


  2. Avrò il chiodo fisso, ma nella lettera leggo un implicito invito ad applicare adeguatamente la legislazione vigente (in uno Stato che conta il maggior numero di leggi al mondo); magari a correggerla, se si deve; ma non a perdersi in INUTILI quanto ipocrite “riforme” che producono ulteriore caos, già insormontabile, allungando all’estremo i tempi e rendendo ogni azione poco efficace. Un invito a tutti a fare bene il proprio lavoro. Chissà…

    (Agostino)