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“Facciamo il digiuno dalle chiacchiere e dalla tv. E perché non apriamo la porta agli stranieri?”

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A Cola, nel giorno delle ceneri. Per chi crede. O, sempre a Cola di Vetto, una tranquilla sera del 6 febbraio 2008. Per chi non crede. Fatto sta che nell’omelia che dà inizio all’importante periodo liturgico, don Carlo Castellini, parroco dell’unità pastorale di Vetto, lancia una proposta che ci piace rilanciare su queste colonne.
“Perché nel periodo della Quaresima non proviamo a rinnovarci? – chiede il sacerdote rivolto ai fedeli -. Ad esempio potremmo partire dal digiuno della chiacchiere, ovvero dalle parole vuote e dalle maldicenze. Ne guadagnerebbe il dialogo. Oppure si potrebbe iniziare il digiuno dalla televisione, ne potremmo guadagnare in libertà dagli stereotipi che, spesso, essa ci vuole imporre. Ma questo periodo di 40 giorni, che si rifà anche ai 40 giorni di Gesù nel deserto o ai 40 anni del popolo di Israele in fuga, potrebbe anche essere il momento per aprire la porta a chi a bisogno. Quelli che troppo in fretta chiamiamo marocchini, ma che in realtà si ritrovano in un Paese straniero, senza un tetto, una casa, un lavoro e guardati con diffidenza. Avrebbero anche bisogno di qualcuno che si interessi di sapere almeno il loro nome… Nella Quaresima potremmo, infine, anche ritrovare il silenzio, e nel silenzio riscoprire la vicinanza con Dio”.