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“Cocaina: sono diventati così stolti i giovani da mettersi in gabbia, loro che amano e proclamano la libertà ad ogni costo?”

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Sono abituato a leggere i quotidiani alla sera, prima di addormentarmi. Naturalmente leggo solo gli articoli di fondo, avendo scorso rapidamente al mattino i titoli di prima pagina. La notizia di questo periodo è l’aumento dell’uso delle droghe leggere e l’allarme cocaina.

Leggendo, mi sono sorti alcuni dubbi: sono diventati così stolti i giovani da mettersi in gabbia, loro che amano e proclamano la libertà ad ogni costo? Così bambini da farsi del male coscientemente usando droghe leggere o pesanti, pasticche di vario tipo?

Non credo alla loro disinformazione anche quando minimizzano la pericolosità dell’uso: si sentono liberi affermando che assumono responsabilmente le varie sostanze! Le motivazioni sono tante ma il vero problema sono gli adulti, che non si rendono conto che stanno dando risposte che non li soddisfano. Non siamo di fronte ad un’emergenza giovani, ma ad un’emergenza adulti, emergenza dell’educare.

Stiamo vivendo un momento epocale ricco di fermenti positivi ma anche con disvalori per nulla sotterranei, che incidono profondamente sul modo di pensare, di agire e di vivere dei giovani, delle famiglie e delle istituzioni sociali. A prima vista, sembrano più invadenti i disvalori: nella testa e nel cuore dei giovani c’è il pericolo, non immaginario ma reale, che entri sempre più prepotentemente il mondo delle cose e del divertimento, del piacere a causa di messaggi più o meno occulti della cultura, che accentua il tempo presente, trascurando le memorie del passato, impaziente di vivere futuro liberamente secondo leggi soggettive.

Non riuscendoci, i giovani, ci stanno male e, attraverso il loro malessere, chiedono valori che vadano oltre il benessere, una visione efficientistica della vita, il radicamento nell’oggi da godere.

Chiedono punti di riferimento veri, obbligano a cercare itinerari educativi, che non tendono ad imporre loro delle norme ma a renderli responsabili della libertà, con riferimento alla coscienza, all’autenticità dell’amore, alla dimensione del vivere tra gli altri, evitando ogni degrado etico, le idolatrie della ricchezza e del sesso, l’emarginazione e la violenza.

In questo cammino verso la maturità c’è posto per i valori religiosi, posto per Gesù di Nazareth? La Chiesa parla di nuova educazione e nuova evangelizzazione e nell’educare non prescinde dal mistero di Gesù Cristo, distingue ma non contrappone l’educare dall’evangelizzare. La Chiesa mette l’uomo, la persona, il giovane al centro dell’universo, ma con al vertice Gesù Cristo, l’Uomo nuovo!

Mentre stavo scrivendo queste note, è entrato da me in ufficio un giovane di 16 anni, Salvatore (nome chiaramente inventato!), “disperato” perché tentato dalla droga: l’ha data anche ai compagni, non quella leggera, ma la pesante. Chiedeva non tanto il mio perdono, ma quello del Signore, che ha cominciato a conoscere. Dietro la facciata della sua sofferenza, ho letto quella della sua famiglia, il disagio del quartiere dove abita, dei compagni che l’hanno trascinato nel giro, della scuola che l’ha messo al margine… Nonostante i suoi capricci, le sue bugie, le sue ribellioni, i ripetuti episodi di bullismo, ho creduto nella sua voglia di ricominciare da capo. “Nonostante tutto, gli ho detto, tu sei figlio di Dio, meriti un’altra vita!”.

Abbiamo ragionato insieme da educatore ed educando o da persone che insieme scoprivano di avere Dio per Padre? Credo che abbia colto in me tratti di amore paterno e materno, propri dell’educatore che si prendeva cura di lui, ma allo stesso tempo gli si rivelava l’orizzonte più ampio dell’amore infinito di Dio, della sua misericordia.