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Caccia / “Via dall’Atc Montagna. Facciamo un nuovo ambito tra Castelnovo, Villa Minozzo e Vetto… ”

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“Nella malaugurata ipotesi che le nostre richieste non dovessero essere tenute nella dovuta considerazione, avendo sentito il parere delle associazioni venatorie scriventi e dei cacciatori ad esse aderenti, avanzeremo la richiesta di poter istituire un nuovo Atc (Ambito territoriale di caccia, ndr) comprendente i comuni di Castelnovo ne’ Monti, Vetto e Villa Minozzo; o, in alternativa, di agganciare questi enti all’Atc Collina”.

E’ piuttosto dura la chiusa di una lettera, datata 28 febbraio, inviata alla presidente della Provincia di Reggio Emilia Sonia Masini e recante sei firme, quelle di Edoardo Favali (presidente Federazione italiana caccia di Castelnovo), Giovanni Coli (Villa Minozzo), Roberto Schenetti (Vetto), Argeniro Fabbiani (presidente Italcaccia Appennino reggiano), Gianfranco Martinelli (presidente Libera Caccia di Castelnovo), Claudio Genitoni (vicepresidente provinciale Fidc).

Ma qual è il motivo della protesta? Le ragioni hanno a che fare con “alcune questioni relative al nuovo Piano Faunistico Venatorio provinciale, di imminente ufficializzazione, riguardanti in modo particolare il comprensorio 3 e I'Atc Montagna che sono a nostro avviso di fondamentale importanza”.

Al sodo: “Bisogna conservare – scrivono gli estensori della lettera – le zone e le strutture atte alla produzione e all'irradiamento delle nostre specie autoctone. Bisogna preservare le tradizionali forme di caccia radicate da sempre nella nostra montagna, favorendo anche il non secondario aspetto sociale collegato”.

Secondo gli interpellanti, infatti, sempre più I'Atc Montagna privilegerebbe nuove forme di caccia con evidenti connotati "commerciali e lucrosi” (come la caccia di selezione) a discapito della caccia alla piccola selvaggina, praticata da sempre dalla totalità dei cacciatori montanari. “Un'etica venatoria consona alla nostra tradizione prevede inoltre l’indispensabile uso del cane da seguita o da ferma. Questo inseparabile compagno di
caccia a volte entra a far parte perfino del nostro nucleo famigliare, meritandosi affetto e
regalando compagnia ed anche motivo di forte integrazione tra cacciatori ed è il protagonista assoluto di tante manifestazioni cinofile anche in ambito locale”.

“Bisogna ricordarsi inoltre che, specialmente in montagna, vivono ancora tanti cacciatori anziani, i quali non sempre hanno la possibilità “economico-culturale" o l’intenzione di assumere nuovi stili venatori. Sono i loro sacrifici del passato che ci permettono di godere di questo benessere anche di tipo venatorio e nelle scelte future sarebbe tremendo escluderli e dimenticarsi di loro”.

E’ fondamentale, ad avviso di Favali e soci, una “gestione paritaria di tutte le forme di caccia, dando la possibilità a tutti gli interessati di poter partecipare democraticamente e consapevolmente all’attività venatoria”. “Visti i numerosi fattori ‘limitanti’ presenti sul nostro territorio (aspetti climatici, predazione, forte randagismo, impoverimento delle colture agricole) gli obiettivi sopraccitati sono conseguibili solo attraverso un’oculata gestione di ripopolamento con specie selvatiche autoctone".

I cacciatori segnalano anche che: “Occorre considerare che I'Atc Montagna è composto per più del 50% da cacciatori (circa 800) provenienti da altre realtà, che non partecipano alla gestione e non hanno un forte legame con il territorio; e pertanto può diventare problematico un prelievo venatorio rispettoso e in linea con lo spirito del nuovo Piano faunistico”.

Perciò i sei cacciatori dicono delle loro difficoltà nell’accordarsi (anzi, discordano proprio) con il contenuto “del documento presentato alla Provincia dall’Urca” (Unione regionale cacciatori Appennino), la quale “prospetta di caccia selettiva anche per la piccola selvaggina; e soprattutto presenta un quadro dell’attività venatoria in montagna non aderente alla realtà, laddove accusa i cacciatori locali di prelievo sovradimensionato e in contrasto con la tutela delle produzioni agricole”.

2 COMMENTS


  1. Ritengo che gli amici cacciatori, estensori della presente, abbiano forse commesso un errore nell’individuare il referente più appropriato, per far valere i propri diritti. In effetti dovrebbero considerare che contestualmente al mancato rinnovo del Piano Faunistico Venatorio Provinciale, scaduto il 31.12.2005 e successivamente prorogato con deliberazioni di assai dubbia correttezza, si è verificata omissione in ordine all’obbligo ex art. 30, comma 2, della L.R. 8/94, di confermare o sottoporre a revisione la perimetrazione degli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e conseguentemente di nominare i nuovi Comitati Direttivi ex art. 32, comma 4, della L.R. 8/94, motivo per cui sia gli ATC che i relativi Comitati sono da tempo tutti scaduti. Il problema consiste quindi nel fatto che da almeno una stagione venatoria sono state effettuate iscrizioni di cacciatori agli ATC in netto soprannumero, in quanto commisurate a superfici territoriali non più valide, per non considerare poi l’assoluta carenza di rappresentatività e di legittimazione dei Comitati di gestione. Il suggerimento pertanto è quello di rivolgersi ad un legale per ottenere il risarcimento dei danni correlati all’ammissione negli ATC di cacciatori non aventi diritto, avvenuta quantomeno a partire dalla trascorsa stagione venatoria, oltreché diffidare gli attuali responsabili dal compiere nuovamente le operazioni di iscrizione dei soggetti ammissibili solo in via facoltativa, prima del rinnovi di legge delle cariche e dei territori di competenza.

    (e.v.)

  2. Federalismo venatorio?
    La nascita degli ATC, se ben ricordo, nasceva da un principio interessante: legare il cacciatore al territorio. Mi spiego: se io posso cacciare SOLO in ATC Montagna dovrò avere cura di salvaguardare la selvaggina, altrimenti il prossimo anno di cosa vado a caccia se le lepri le ho sterminate? Credo fosse questo il principio ispiratore. Mi dicono però che ci siano cacciatori, forse più astuti o fortunati o benestanti (il tesserino costa 130,00 euro) con in tasca anche 3 tesserini di diversi ATC. Se così fosse verrebbe meno il concetto originario; potrei anche ritenere di cacciare tutte le lepri che posso in montagna. Poi, vado a ripulire la Collina. Tanto, per il prossimo anno ho comunque in tasca il tesserino di ATC Pianura… La mia proposta? Un solo tesserino; questo deve valere per i più o meno furbi, per i più o meno fortunati, per i più o meno benestanti…

    (Umberto Gianferrari, iscritto Liberacaccia)