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Il sangue dei martiri. Su Radionova la registrazione del convegno

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“Grazie a don Carlo, che ha voluto questo convegno e questa mostra, perché le parrocchie devono avere attenzione anche alla giustizia terrena e non solo a quella divina. Questi giusti, cattolici, caduti per la nostra libertà, dovrebbero essere a mio avviso maggiormente ricordati dalle comunità cristiane, senza imbarazzi. Dopo 60 anni, poi… “. Il pensiero di Daniela Simonazzi – nipote del comandante Mario Simonazzi, nome di battaglia Azor – che cronologicamente si situa alla fine dell’incontro pubblico (titolo: “I cattolici nella Resistenza sull’Appennino reggiano. Pasquale Marconi, il Solitario, Don Iemmi e le Fiamme Verdi”), ha in un certo modo riassunto e compendiato i motivi per i quali si è scelto, da parte della Parrocchia di Vetto, di ospitare “Testimoni della verità nell’Italia in guerra. La resistenza cancellata”, la mostra sul contributo dei cattolici alla lotta di Liberazione e sulla figura del seminarista martire Rolando Rivi, che è già stata allestita a Reggio Emilia nella prima metà del mese.

Davanti ad una folta platea, in un bel pomeriggio domenicale, ha porto i suoi saluti il primo cittadino di Vetto, Sara Garofani, che si è detta convinta che sia “venuto il tempo di ascoltare la voce di tutti”. “La Resistenza è stata anche guerra civile e mi auguro che quanto verrà detto oggi sarà ascoltato con attenzione da tutti a prescindere dalle rispettive idee”.

Tutti i relatori al tavolo si mostrano all’altezza: il giornalista e scrittore Emilio Bonicelli, l’avv. Danilo Morini, la giovane ricercatrice Marta Busani, il felinese parroco di Cavola don Raimondo Zanelli.

Don Carlo Castellini, che segue nella scaletta degli interventi il sindaco, dà a sua volta il benvenuto ai presenti e instrada l’appuntamento. “Le parole chiave, su cui invito ad fissare l’attenzione, sono testimoni e verità. Testimone è colui che si fa avanti, che ci mette la faccia, che è protagonista, che non se ne sta riparato nel proprio gruppo, al calduccio. Verità è tutto ciò che salva l’uomo e che gli rende la vita sempre più degna di essere tale”. E, riferendosi al tema odierno: “Sessanta anni fa ciò significava liberarsi dalla dittatura senza con ciò farsi sopraffare dall’odio. Dobbiamo saper vedere e riconoscere i volti di coloro che hanno saputo prendersi cura degli altri per amore di Dio”.

Emilio Bonicelli ha funto da moderatore degli interventi che si sono susseguiti: quello di don Raimondo, che ha rievocato il “cappellanino” di Felina don Giuseppe Iemmi; Marta Busani, che si è concentrata sul “Solitario”, Giorgio Morelli; Danilo Morini, che ha ripercorso la vita dell’on. Pasquale Marconi. Lo stesso Bonicelli, poi, si è riservato qualche nota sulla singolare figura del giovanissimo castellaranese Rolando Rivi, per il quale, dopo la fase diocesana, è approdata in Vaticano la causa per la beatificazione e canonizzazione.

“La mostra non intende essere parziale né proporre letture ideologiche – ha affermato Bonicelli – ma vuole far incontrare l’umanità di persone che hanno dato se stesse per lasciare del bene”. “Il male resta in superficie, mentre invece il bene mette profonde radici: così noi oggi ricordiamo i perseguitati e non i persecutori”.

Don Raimondo Zanelli, dopo aver proposto un gustoso (col senno di poi) episodio con protagonisti don Eusebio Costi e suo padre alle prese con la presenza dei tedeschi in queste zone, nei boschi tra Ca’ di Scatola e Casalobbio, ha raccontato la sua esperienza personale al momento del ritrovamento del cadavere del giovane cappellano di Felina don Giuseppe Iemmi: “Era chiaramente antifascista – ha detto – ma forse si fidava troppo… “. “Pianse sui martiri della strage della Gatta, nel gennaio del ’44. Alcuni di loro li conosceva, erano di Felina… “. Don Raimondo propone un parallelo coi nostri giorni: “Don Giuseppe alzava la voce contro la violenza, così come ha fatto don Puglisi contro la mafia". Rievoca: "Se anche lo avevano messo in guardia circa la possibilità che finisse nel mirino di alcuni, pochi giorni prima della fine della guerra, il 19 aprile 1945, era andato, in serata, a ricercare due partigiani che erano andati a trovarlo in canonica poco prima. Questi poi lo avevano portato con loro, lo avevano fatto mangiare e poi lo avevano accompagnato dove, nonostante un disperato tentativo di fuga, lo avrebbero ucciso, sul monte Fosola”. “Aveva combattuto una doppia resistenza: contro quella dei neri ma anche contro le violenze dei rossi”.

La parola quindi va a alla giovane Marta Busani, che invece si sofferma e tratteggia, con una certa dovizia, la figura integerrima di Giorgio Morelli, il “Solitario”, che combattè una guerra “in punta di penna”, legandosi ad “Azor”. A partire dai “Fogli tricolore” fino alla “Penna”, sempre esortando alla lotta contro l’oppressore e sostenendo le ragioni della Resistenza, ma mai avallando, cioè invece denunciando (le morti di Azor, don Iemmi, don Pessina), intendendo preservarne le alte idealità che dovevano caratterizzarla, i comportamenti che la “sporcavano”. Motivo per il quale concluderà anzitempo la sua vita. Dirà: “Non odio nessuno, muoio in pace con Dio e con gli uomini”.

Microfono quindi a Danilo Morini, che si profonde nel ripasso della vita di Pasquale Marconi: vicende umane, famigliari, sociali, politiche. “Raffaele Crovi – ha detto Morini – definiva ‘da profeta’ la figura di Marconi”. Di Marconi ricorda tra le altre cose “il suo opporsi alla speculazione sui morti per la difesa di posizioni politiche”. “Il sangue degli innocenti salva l’umanità”.

Emilio Bonicelli ha infine concluso l’intenso pomeriggio (in sala erano presenti anche diversi amministratori e reduci del partigianato) parlando della luminosa figura di Rolando Rivi, 14enne seminarista rapito il giorno 10 e ucciso, dopo sevizie e maltrattamenti, in un bosco in zona Piane di Monchio, sulle colline tra Modena e Reggio, il 13 aprile 1945, in un contesto di guerra tragica e di cieca e ideologica violenza, da partigiani “rossi” in odio alla sua fede e alla sua volontà di diventare sacerdote, al cui ministero si stava preparando nel seminario di Marola. L’efferato assassinio fu compiuto mentre il ragazzino, sui bordi della buca che lo avrebbe pochi istanti dopo accolto, pregava per i suoi genitori. Per interpretare la sua figura Bonicelli ha parlato di “appartenenza”. Io sono di Gesù (“sintesi della presenza cristiana nella storia”, afferma Bonicelli) era infatti la frase-chiave del piccolo, che già da giovanissimo aveva donato tutto il suo cuore al Signore. “Merito dell’esempio del parroco di S. Valentino di allora, don Marzocchini – aggiunge Bonicelli – Rolando faceva molto più che pregare: amava la preghiera”. Divenuto esempio e punto di riferimento per tanti coetanei della zona, era entrato nel mirino dell'ideologia. Quell'ideologia che, "negando la realtà", imbevute le menti di alcuni, aveva deciso la sua pericolosità e quindi lo aveva eliminato senza pietà.
Su Rolando Rivi, martire, dopo il superamento del processo diocesano modenese, chiuso nel giugno 2006, è attualmente in corso la causa di beatificazione presso la Congregazione per i Santi di Roma.

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La mostra – i cui promotori sono, oltre la locale Parrocchia, l’associazione “Arte & Cultura” e il Centro Culturale "Blaise Pascal" di Reggio Emilia e la nostra Redacon; e il cui patrocinio è dei comuni di Reggio Emilia e Vetto e delle associazioni partigiane Alpi e Apc – è allestita presso la sala della comunità “Don Costi”, viale Italia, 4, Vetto, fino al 4 maggio p.v. Orario di apertura: tutti i giorni dalle 15,30 alle 19,30; sabato e festivi ore 9,30-12,30 e 15,30-19,30. La mattina su prenotazione per gruppi e scuole. Ingresso libero. Segreteria e prenotazione visite guidate: Claudia, cell. 349 7146215, Manfredo, cell. 340 9871658. Segnaliamo inoltre che mercoledì 30 aprile è prevista la presenza di Daniela Simonazzi per guidare al mattino la visita di alcune classi e per incontrare al pomeriggio i giovani della parrocchia e comunque tutti quelli interessati a un incontro con lei.

Documenti
- Articolo dedicato alla questione del contributo cattolico alla lotta partigiana pubblicato sull’ultimo fascicolo del “Notiziario Anpi” (gennaio-marzo 2008)
- Intervista a Giovanni Lindo Ferretti su "Azor"

SU RADIONOVA LA REGISTRAZIONE DEL CONVEGNO
Va in onda su RADIONOVA la registrazione del convegno in due puntate di un'ora ciascuna: VENERDI' 25 APRILE ore 21,30 e SABATO 26 APRILE ore 21,30. Ricordiamo che RADIONOVA si può ascoltare anche in internet sul sito REDACON cliccando in alto a sinistra nella home page l'icona "RADIONOVA ON LINE".

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Consiglio di lettura:
E. Bonicelli, Il sangue e l'amore, Milano, Jaca Book, 2004, pp. 138.

1 COMMENT

  1. La storia siamo noi… la Storia, invece, sono LORO
    Ho appena assistito al programma di Rai 3 e sono molto emozionato. Si affollano nella mente le parole di Sandro Spreafico, Fattorini, Giovanelli, ecc… Mi hanno colpito, come fucilata. E la frase di don Eleuterio che parla di ANTIFASCISMO nato nelle parrocchie… E le storie di don Orlandini, prete guerrigliero… e del vescovo Bertone… e le traversie di don Iemmi e don Cocconcelli… Storie, di vita randagia di montagna… Storie di sangue rappreso, sulle foglie di faggio… La storia siamo noi!? Forse… Ma LA STORIA… questo è certo… sono Loro!

    (Umberto Gianferrari)