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Lettera aperta alla Fai (Federazione anarchica italiana)

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Qualche personaggio della montagna vi ha abbinato al vecchio terrorismo. La domanda che vi facciamo noi, però, è un’altra: chi è questo personaggio? È chi fotografa una bandiera e la invia alla stampa o chi la espone? È chi si sente urtato da una simbologia che ricorda anni bui della storia della nostra Repubblica o chi, nascondendosi surrettiziamente dietro a simbologie utilizzate nella storia più recondita, espone un movimento intero al pubblico sdegno, fosse anche solo lo sdegno di poche persone? È questo il modo di ricordare l’anarchico Zambonini? Qui siamo giunti al paradosso che se il re è nudo, non è il re che è tonto, ma è colpevole il bambino che glielo grida.

Il simbolo utilizzato non era una stella nera, simbolo dell’anarchismo, ma una stella rossa a cinque punte! Chi cerca, dunque, sensazione a poco prezzo? Sono anche stupito che certuni, così colti da ricordarsi ogni simbologia utilizzata dal movimento, non capiscano, o non vogliano capire, che un “simbolo”, cioè un oggetto, una cosa, una grafia, un disegno è considerato non per quello che è di per sé ma per quanto è capace di rappresentare, per le emozioni che suscita: se quindi ciò che si utilizza per rappresentare un’ idea o un concetto trae in inganno, il suo significato viene completamente travisato.

Noi non siamo intervenuti contro la FAI, bensì contro l’esposizione di una bandiera (e chi la ha autorizzata), da cui sembra che la stessa FAI abbia preso le distanze, generando nei nostri concittadini, e non solo, confusione sul significato della cerimonia del 25 aprile, e, perché no, anche del martire Enrico Zambonini, che oltre ad essere anarchico, è anche nostro concittadino.

A conferma di tutto ciò, tengo solo a ricordare che sono anni che la FAI commemora Enrico Zambonini e nel corso di questi anni non c’è mai stata alcuna polemica. Ricordate un solo articolo, una sola frase, un solo scritto di alcuni di noi che abbiano contestato la commemorazione? Assolutamente no, Enrico Zambonini è stato fucilato per soffocare quella libertà di cui godiamo anche per il suo sacrificio. Quello che ci ha offeso, prima come cittadini che come consiglieri, è stato il vedere quel drappo con ben evidenziata la stella rossa, ricordo di un periodo di assassini politici, converrete anche voi, della anche recente storia italiana sulla Rocca del Municipio di Villa.

Con i sensi della più alta stima.

(Massimiliano Coloretti e Alessandra Zobbi, Villa Minozzo)

P.S. - Quando un consigliere comunale ha fatto presente alla forza pubblica l’esposizione della bandiera, era stato preceduto da altro privato cittadino. Il che sta a significare che non solo “qualche consigliere di minoranza” si è sentito turbato, ma anche qualcun altro... Il fatto quindi che la Sig.ra Renza Rossi non si sia sentita turbata sarà utile semmai a fini statistici.

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Pezzi correlati:
- Stella a cinque punte a ricordo dell’anarchico Zambonini (27 aprile 2008)
- "Qualche personaggio della montagna ci ha abbinato al vecchio terrorismo" (30 aprile 2008)