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Il documento dei sindacati sullo sviluppo della montagna

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Linee guida per un confronto sullo sviluppo della montagna

Come nasce

Questo documento è frutto di un'analisi definita grazie al confronto diretto che quotidianamente abbiamo con i lavoratori/trici, i pensionati/te, le istituzioni, le associazioni di categoria.

Cosa vuole essere

Vuole essere uno strumento di confronto e di contrattazione, con le istituzioni e gli imprenditori, al fine di definire strategie e azioni conseguenti da attivare per contribuire allo sviluppo della montagna.

Noi

Per noi la montagna, con le sue intelligenze, la sua cultura, la voglia e la capacità di fare, deve essere assunta come risorsa di qualità da condividere a livello provinciale, non con la logica dell'assistenzialismo, ma con quella degli investimenti perché è conveniente per tutto il territorio provinciale valorizzare le attività e favorire la vita in montagna. I montanari ne sono sempre più consapevoli, lo sanno e lottano per farlo; la loro convinzione deve diventare convinzione per tutto il resto del territorio.

Gli enti territoriali sovracomunali

Cgil, Cisl, Uil provinciali sono da tempo in campo nel confronto con le associazioni e le istituzioni, per definire modalità operative capaci di affrontare e definire, per temi, i settori e le strategie di intervento da attivare nella nostra provincia per uno sviluppo sostenibile e di qualità. La nostra piattaforma per lo sviluppo della montagna vuole essere uno strumento con cui declinare tali azioni ed anche altre specifiche per il territorio, a livello locale, in modo concreto e mirato.
Riteniamo vincente il fatto che un'unica Comunità Montana operi sul territorio per il ruolo di programmazione e di gestione dei servizi associati che può svolgere. Riteniamo altresì che debba rimanere attiva l’Unione dei Comuni del crinale che è in grado di interpretare al meglio le particolari esigenze dei comuni che vivono le maggiori difficoltà. Siamo molto attenti all’attività di altri enti come il GAL territoriale e il Parco nazionale il cui ruolo per lo sviluppo del territorio è destinato ad accrescersi nel tempo. La moltiplicazione degli enti territoriali, che si aggiungono ai comuni, rischia però anche di provare una moltiplicazione delle incombenze burocratiche, per cui occorre un serio lavoro di raccordo tra gli stessi per la semplificazione amministrativa.

Vivere la montagna

Per vivere in montagna e far vivere la montagna occorre fermare e invertire l'attuale tendenza allo spopolamento e alla perdita di posti di lavoro. Lo spopolamento dei paesi del crinale provoca, come prima e vera emergenza, il degrado irreversibile dell'ambiente. Si colloca in questo quadro anche l’abnorme sviluppo della fauna selvatica che deve essere posta sotto controllo per limitare i danni all’ambiente stesso, all’agricoltura e alla popolazione.

Ambiente & territorio

La conoscenza e il confronto con altre esperienze dimostrano come, partendo dall'elemento ambiente, con politiche mirate, si possa dare vita a forme di sviluppo che producono reddito, stabilizzano la popolazione, difendono dal rischio del dissesto del territorio, dovuto, come è noto, alle conseguenze dell'abbandono della terra, del bosco, del non governo delle acque. Non con la logica della mera conservazione, ma con quella della salvaguardia, della valorizzazione, del potenziamento di beni naturali già esistenti, si possono attivare progetti di governo e di promozione che producono sviluppo. In questo quadro anche i nuovi interventi edificatori che si rendessero necessari, sia nel campo delle infrastrutture che in quello privato (residenziale o industriale/commerciale), devono essere progettati e realizzati secondo i più avanzati criteri qualitativi in termini architettonici, sia rispetto al loro impatto paesaggistico che al risparmio energetico e comfort per gli utilizzatori, sia relativamente alle tecniche costruttive ed ai materiali impiegati, a partire da quelli tradizionali della montagna e producibili in loco (pietra, gesso, laterizio in cotto, ecc.). L'ambiente quindi deve essere percepito come una risorsa per lo sviluppo e per parlare di sviluppo in un territorio, bisogna partire dall'analisi di quel territorio. La nostra ambizione è di trasformare le criticità della montagna, e in particolare quelle del crinale, in punti di forza che valorizzino le stesse attività economiche che vi si esercitano. La certificazione ambientale EMAS del territorio, già avviata da qualche ente, può essere uno strumento utile anche per diminuire i costi per le imprese che operano in esso.

Politiche industriali

Il sostegno e il potenziamento dello sviluppo industriale deve partire da un'analisi delle aree di insediamento esistenti, valutando se le stesse soddisfano già le esigenze di sviluppo compatibile, quelle della produzione e della qualità dell’occupazione. Occorre, negli eventuali nuovi siti produttivi e nell’ampliamento degli esistenti, progettare il livello di infrastrutture, le reti telematiche, le integrazioni fra filiere produttive soprattutto attraverso i consorzi tra le imprese, la compatibilità ambientale e paesaggistica, il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, la gestione degli scarti di lavorazione. Servono comunque strumenti per aiutare le imprese a profittare utilmente delle risorse disponibili per l’utilizzo delle energie rinnovabili. Per le collocazioni nel crinale occorre valutare attentamente l'impatto rispetto al territorio, facilitando il recupero degli immobili esistenti ma dismessi anche agevolando i cambi di destinazione di uso sia produttivi che civili e valorizzando, con incentivi e con supporti progettuali, le attività più compatibili con la vocazione del territorio e comunque a limitato impatto (essiccatoi per i foraggi, il legno e la sua filiera, prodotti gastronomici e del bosco).

Appennino in rete

Trasparenza, certezza sulle informazioni, rapidità sono aspetti necessari allo sviluppo sostenibile. E’ indispensabile la messa in rete dei soggetti pubblici, associazioni di categoria, imprese e privati cittadini, per ridurre i tempi e favorire la circolazione delle informazioni e delle idee. Occorre superare i forti limiti nella possibilità di utilizzo della telefonia mobile che in tante zone e per molti gestori non funziona per mancanza degli impianti necessari. Il ruolo degli enti locali, in questo senso, è fondamentale non soltanto nel sollecitare con insistenza i gestori a provvedere, ma anche nel favorire l’installazione dei ripetitori. Questo problema va visto anche nell’ottica dell’utilizzo della telefonia mobile per la sicurezza sociale in un territorio ampio, con una prevalenza di persone anziane e con specifici rischi per i turisti e i frequentatori a vario titolo. Altro tema è quello del digital-divide, che vede ancora oggi gran parte del territorio montano che non può fruire della ADSL. La tecnologia è oggi in grado di superare tali limiti, anche con costi sostenibili, attraverso il WI-FI: è necessaria una progettazione di massima che riteniamo dovrebbe rientrare nei compiti della Comunità Montana.

Il lavoro

Occorre stipulare con le istituzioni locali e le associazioni di categoria protocolli esigibili ed efficaci nel determinare – per la generalità degli appalti sia pubblici che tra soggetti privati – la garanzia della corretta applicazione dei contratti collettivi di lavoro, della regolarità contributiva, delle norme a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, delle pari opportunità.
Tali accordi devono porsi l’obiettivo di andare al di là della mera applicazione delle normative vigenti, in modo da consentire nel territorio montano una selezione degli attori imprenditoriali orientata alla qualità e stabilità del lavoro ed invertire la tendenza alla destrutturazione, al sub-appalto, alla delocalizzazione.
In questa ottica sarebbe utile sperimentare a livello locale meccanismi che producano premialità e vantaggi competitivi per le attività imprenditoriali che accettano di misurarsi con queste sfide, eventualmente partendo dalla implementazione di un sistema di indicatori che ne certifichino il livello di qualità “socio/economica”. A tale proposito si ritiene necessario estendere almeno a tutti gli enti pubblici l’accordo stipulato con la Comunità Montana sul rispetto delle regole del lavoro, affinché tale accordo sia inserito nei singoli appalti.
E’ altresì necessario facilitare, sia dal punto di vista burocratico che dell’investimento iniziale, la creazione di piccole imprese “multiservizi” in cui possano misurarsi le “idee giovani” per favorire la permanenza sul territorio dei giovani lavoratori.

Attività produttive tipiche

Non si può dire che nella nostra montagna siano mancati gli investimenti e la destinazione di risorse per il finanziamento delle aziende agricole e casearie, ma questo non ha impedito l'abbandono di molti terreni e la diminuzione degli addetti. Nello stesso tempo non si è favorito l’insediarsi di piccole filiere di produzione in un ambito dove le medesime potrebbero e dovrebbero assumere un’importanza maggiore, la definizione di un marchio di territorio per favorire la commercializzazione e la visibilità. Ciò dimostra che è necessario uscire dalla logica del sostegno estemporaneo a pioggia e che prima di attivare singole iniziative è necessario definire forme di coordinamento fra produttori, reti commerciali, aziende, associazionismo e istituzioni e tra queste in particolare col Parco nazionale. Si vuole ribadire qui il ruolo che assegniamo al Parco nazionale come “agenzia per lo sviluppo territoriale” e non soltanto come “guardiano” della gestione dell’ambiente. Naturalmente ciò dovrà avvenire all’interno di una visione più generale dove la concertazione con le parti sociali possa svolgere la sua funzione. Servono finanziamenti che vadano a sostenere le aggregazioni aziendali che si fondano sulla gestione del territorio, con l'obiettivo di dare valore alla produzione agricola mantenendo e sviluppando nel territorio stesso i processi di trasformazione e più in generale di filiera.
Tali finanziamenti dovranno essere mirati e condizionati al rispetto delle leggi e dei contratti collettivi avendo, in un orizzonte di medio termine, come obiettivo una stabilizzazione dell'occupazione in agricoltura. Esemplare, quale processo di filiera, può essere, in questo quadro, il tema della produzione e commercializzazione del parmigiano-reggiano che continua e continuerà ad essere il prodotto di riferimento di tutto il settore agricolo. La stessa logica, di integrazione e messa in rete, va estesa ai settori del legno e della forestazione, del commercio e dei piccoli esercizi, e ai progetti sul riciclaggio e sulla produzione di energie rinnovabili. (biomasse, pellet). Questa analisi parte da un dato oggettivo che vede la presenza, specie nel crinale, di micro realtà produttive e di idee imprenditoriali che, in una logica di mercato globalizzato, se lasciate a se stesse, senza una rete di programmazione progettuale, non potranno sviluppare quella capacità contrattuale che le renderà competitive, rispetto alle realtà collocate più vicine ai grandi centri urbani e ai mercati visibili. In una logica di parità di confronto, vanno definite forme di integrazione fra le reti della grande distribuzione e i piccoli esercizi commerciali, al fine di rendere questi ultimi soggetti parti integranti della rete dell'aggregazione sociale.

Ruolo sociale del piccolo commercio

In una logica di parità di confronto, vanno definite forme di integrazione fra le reti della grande distribuzione e i piccoli esercizi commerciali, al fine di rendere questi ultimi soggetti parti integranti della rete dell'aggregazione sociale. Un modo per rendere competitivi anche sul piano economico questi piccoli esercizi è quello di favorirne la trasformazione in negozi multifunzionali che possono essere validi presidi sociali nei borghi. E’ anche importante che gli enti pubblici favoriscano tutte le forme di aggregazione destinate al miglior uso del tempo libero e alla creazione di spazi in cui le comunità possano ritrovarsi e stare insieme, si pensi, a titolo di esempio, al ruolo svolto dai centri sociali già attivi sul territorio che operano in forme cooperative o aderendo alle associazioni nazionali del tempo libero.

Il welfare

In questi anni abbiamo monitorato con grande attenzione, grazie anche al lavoro delle categorie dei pensionati, il sistema dell’assistenza sul territorio confrontandoci con le amministrazioni locali e col distretto sanitario.
Considerato che è in fase di avvio il nuovo Piano Sociale e Sanitario 2007-2009, intendiamo partecipare attivamente alla sua applicazione sul territorio distrettuale. In specifico intendiamo richiamare l’attenzione sulla necessità di azioni più incisive nei confronti del disagio (giovani, pazienti psichiatrici, ecc), assumendo come priorità il tema del miglioramento del funzionamento delle reti di socialità e di relazione che ancora, su questo territorio, possono funzionare perché possiedono solide radici.

Strategia

Tutte le risorse presenti sul territorio, comprese la scuola, gli enti di formazione, l’università, pur nel rispetto dell'autonomia, delle specificità organizzative e di produzione, devono entrare in forte sinergia, per potersi qualificare sul piano del mercato. Devono avere un forte marchio di territorio che le identifichi e le connoti, come realtà di qualità in un territorio di eccellenza. Il marchio territoriale, specie per le aziende della filiera ambientale, agroalimentare, forestale e di accoglienza, è a nostro parere la priorità di cui deve farsi carico il Parco nazionale. Ulteriori ritardi sulla strada della definizione di una seria politica di sviluppo ambientale, sono inaccettabili, come è inaccettabile che ancora si debba discutere sulla sede del parco, che per noi deve essere a Ligonchio. Il Parco dovrà avere un apparato snello e puntare a professionalità vocate alla tutela ambientale e alla capacità di controllo qualitativo delle attività produttive e di promozione. Obiettivo importante per l’attività del Parco nazionale dovrà essere il ripristino e la manutenzione del territorio dove si aggravano i dissesti dei prati pascolo, delle aree boscate, della sentieristica e del reticolo dei corsi d’acqua per mancanza di manutenzione continua. Tale attività può manifestarsi come una delle maggiori fonti di occupazione nelle comunità del crinale che possiedono ancora le competenze per svolgerla al meglio. E’ per questo che il Parco dovrà operare attivamente per indirizzare le risorse disponibili su tale attività affidando la gestione degli interventi (dalla progettazione alla realizzazione) agli operatori locali
Aspetto ancora molto carente è quello legato alla visibilità e accessibilità ai beni ambientali del territorio; si chiedono perciò cura e attenzione maggiori qualificando innanzitutto i centri visita e la cartellonistica.

Viabilità

Le istituzioni, devono inoltre assumere come priorità, il problema legato al riassetto e all'adeguamento della viabilità. Il problema principale è rappresentato dalla SS 63 in tutta la sua estensione, da Reggio Emilia ad Aulla, che va visto come questione di valenza nazionale trattandosi di strada di collegamento interregionale.
E’ ormai evidente che questa strada non può essere adeguata con micro interventi di limatura, perché non si risolvono né i problemi a monte né tanto meno la congestione del pendolarismo sui terminali a valle. Gli interventi già definiti nel tratto Vezzano-Reggio sono certamente utili e potrebbero essere completati anche con la previsione di parcheggi scambiatori importanti a sud della città; ma è necessaria una progettazione complessiva che affronti i temi del tratto Ca’ del Merlo-Castelnovo ne’ Monti (Ponte Rosso) e del tratto Castelnovo ne’ Monti-Passo Cerreto per il quale occorre ripensare a percorsi, anche nuovi, che rispondano alle esigenze di riduzione dei tempi di percorrenza in sicurezza e con le pendenze più costanti possibili. Deve poi essere affrontato concretamente ed in tempi brevi il prolungamento della Gatta-Pianello almeno fino a Giarola con le stesse caratteristiche, per quanto attiene il rispetto dell’ambiente e la percorribilità, di “strada di accesso al Parco” del tratto Gatta-Pianello già funzionante. Per quanto riguarda la Val d’Enza è assolutamente indispensabile concludere la realizzazione della fondovalle Lonza, che costituisce il tramite naturale di collegamento, per quell’area, con il sistema autostradale e ferroviario padano lungo l’asse dell’Enza, che è interessato in questi anni da un forte intervento di ammodernamento da parte della Provincia anche con fondi TAV. In ogni caso su tema della viabilità, si ritiene utile che si attivi un tavolo di confronto provinciale cui i sindacati intendono partecipare per portare un contributo.

Patto

Lo sviluppo della montagna sarà fonte di ricchezza non solo per la montagna ma per tutto il territorio provinciale. Da subito chiediamo di aprire un confronto, a livello locale, con la Comunità Montana, il Parco e la Provincia, coinvolgendo il tessuto economico produttivo provinciale per definire le linee programmatiche di sviluppo, con forme di parternariato di territorio, in grado di assumere la montagna come bene di pregio e prestigio, dove conviene investire per migliorare la qualità sociale, la qualità economica e la qualità della vita di tutta la provincia.

(I sindacati Cgil, Cisl e Uil dell'Appennino reggiano)

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Pezzi correlati:
- I sindacati e lo sviluppo della montagna (3 maggio 2008)