Home Cronaca L’urlo di Chen risuona a Ligonchio

L’urlo di Chen risuona a Ligonchio

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Il jujutsu, conosciuto anche come jujitsu, è un arte marziale giapponese il cui nome significa letteralmente ju: flessibile, cedevole, morbido e jutsu: arte, tecnica, pratica. Veniva talvolta chiamato anche taijutsu (arti del corpo) oppure yawara (sinonimo di ju).Il jujutsu era praticato dai bushi (guerrieri) che se ne servivano per giungere all'annientamento fisico dei propri avversari a mani nude o con armi. Il jujutsu è un'arte di attacco e difesa personale che basa i suoi principi sulle radici del nome originale giapponese: “hey yo shin kore do”, ovvero “il morbido vince il duro”. In molte arti marziali, oltre all'equilibrio del corpo, conta molto anche la forza di cui si dispone. Nel Ju Jitsu, invece, la forza della quale si necessita proviene proprio dall'avversario. Più si cerca di colpire forte, maggiore sarà la forza che si ritorcerà contro.

Tutto è iniziato il novembre scorso, raccolte le iscrizioni si è dato il via al primo corso di Ju Jitsu sul crinale. Una decina di bambini e ragazzi hanno iniziato a muovere i primi passi, cadute, parate e colpi. Sotto l’attenta guida del maestro Massimo ogni giovedì i giovani si riuniscono nella palestra comunale per battersi come grandi. A gennaio si è dovuto stoppare il corso per due settimane, voci di corridoio riferiscono che un combattente di appena sette anni, prodigandosi in una presa troppo irruenta sul maestro, gli ha slogato il gomito. Altre difficoltà sono sorte nel cuore dell’inverno, spesso il riscaldamento del locale non funzionava, si pensava dapprima ad un guasto alla caldaia, poi si capì che il problema era di ben più semplice soluzione: mancava il gasolio per riscaldamento. L’amministrazione comunale ha tremato, dieci di quei bambini in assetto da combattimento in sala consiliare creerebbero un problema ben più serio delle liti politiche da risolvere.

LA LEGGENDA DEL SALICE. Esisteva un tempo, molti secoli fa, un medico di nome Shirobei Akiyama. Egli aveva studiato le tecniche di combattimento del suo tempo, comprese altre tecniche che imparò durante i suoi viaggi in Cina compiuti per studiare la medicina tradizionale e i metodi di rianimazione, senza però ottenere il risultato sperato. Contrariato dal suo insuccesso, per cento giorni si ritirò in meditazione nel tempio di Daifazu a pregare il dio Tayunin affinché potesse migliorare. Accadde che un giorno, durante un' abbondante nevicata, osservò che il peso della neve aveva spezzato i rami degli alberi più robusti che erano così rimasti spogli. Lo sguardo gli si posò allora su un albero che era rimasto intatto: era un salice, dai rami flessibili. Ogni volta che la neve minacciava di spezzarli, questi si flettevano lasciandola cadere riprendendo subito la primitiva posizione. Questo fatto impressionò molto il bravo medico, che intuendo l' importanza del principio della non resistenza lo applicò alle tecniche che stava studiando dando così origine ad uno degli stili più antichi del JuJutsu, lo Yoshin Ryu (scuola dello spirito del salice), tutt'ora esistente e che da 400 anni si tramanda tecniche di combattimento a mani nude e con armi in maniera quasi del tutto invariata.