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Siamo tutti rom

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...contro segmenti della società ritenuti insopportabili.

A differenza delle jacqueries contadine, e altre varie rivolte sociali, i pogrom non vengono rivolti contro la classe dirigente, anzi semmai sono stati spesso guidati dall’alto in un clima generale di laissez faire.

Questo fenomeno non è nuovo, ma ha invece precedenti medievali e fonda le proprie radici nei sentimenti antisemiti che hanno interessato tutta la cristianità latina.

Oggetto di questi moti di rabbia ed isteria popolare sono stati dunque gli ebrei ma anche gli zingari, e cioè quei gruppi sociali in perpetua diaspora, subita o volontaria, con forti caratteri di nomadismo e identità di gruppo.

Il loro carattere nomade, la riconoscibilità sociale, la tendenza alla ghettizzazione sociale e urbanistica, ne hanno sempre fatto lo sfogo privilegiato delle tensioni interne a una data società, particolarmente nei periodi di transizione e di crisi economica-sociale.

L’attacco violento verso un gruppo sociale diverso aveva, e ancora ha, la funzione inconscia di (ri)fondare una propria identità collettiva, ed è perciò naturalmente rivolto verso i gruppi più deboli e più riconoscibili come “diversi”.

Tra il 9 e il 10 novembre 1938 a Monaco di Baviera, prese luogo uno dei più violenti e diffusi pogrom documentati. Fu la cosiddetta notte dei cristalli, cioè i cristalli delle vetrine dei negozi che andavano in pezzi.

Le sinagoghe e le abitazioni degli ebrei furono bruciate e distrutte, decine di persone rimasero uccise. Fu un esplosione apparentemente spontanea di rabbia popolare che le autorità naziste avevano covato con cura nel tempo e quindi assecondato al momento opportuno.

È in questa secolare storia che, con le dovute proporzioni, i minipogrom italiani di questi giorni vanno inseriti. In scala ridotta, si stanno verificando anche qui i meccanismi di sempre: un periodo di crisi sociale, economica e politica che non accenna a miglioramenti immediati; la possibilità di individuare gruppi “deboli” e con meno legami col territorio, quali appunto rom e migranti; infine una classe dirigente compiacente che ha fondato la propria ascesa sulla incertezza e sulla paura.

Non c’è dunque alcuna novità negli eventi di questi giorni ai campi rom. Non è che il naturale esito della presenza di queste tre condizioni, in un momento in cui l’ascesa della Lega ne ha determinato sul piano politico la legittimità (anche se non la legalità, ancora), e ne ha sdoganato sul piano culturale e sociale la attuazione effettiva.

In molti casi ai pogrom non seguì nulla di buono, non solo per le vittime, ma, sul lungo periodo, anche per i perpetratori. Per i primi i pogrom sono evidentemente la causa del male, ma per i secondi ne sono il sintomo. In quanto alle cure non rimane che la solidarietà dell’autoidentificazione. Siamo tutti rom.

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La redazione aggiunge, qui in coda, come esclusivo elemento eventualmente utile per la discussione e il confronto delle idee, un pezzo segnalatoci da Luigi Bizzarri, consigliere comunale capogruppo di "Rifondazione comunista-Castelnovo trasparente", a firma di Ettore Masina.

Oh, non turbate il Santo Padre, che è vecchio e stanco. Ditegli che c’è un guasto nei ripetitori di Ponte Galeria e perciò nei palazzi vaticani per qualche giorno radio e televisori sono in black-out. Ditegli che c’è uno sciopero dei giornalisti di tutto il mondo e quindi non arrivano notizie. Fate che non sappia, insomma, quel che sta succedendo in Italia ai Rom: e cioè che, come molti non-papi e non-VIP sanno, da mesi gli “zingari”, in Italia, vedono (e non soltanto a Ponticelli ma in molte città e paesi) i loro campi assaltati da facinorosi o “rimossi”, quasi senza preavviso, dalle “forze dell’ordine”. E’ una specie di pulizia etnica, senza morti, per fortuna, ma con valanghe di odio, inasprimento di una miseria già di per sé dolorosa e terribili traumi per centinaia di bambini. La comunità europea aveva già sanzionato l’Italia come il paese meno accogliente per i Rom: il nuovo governo ha ora deciso una soluzione radicale. Razzista.
Il Papa, tutto questo, non lo sa. Se lo sapesse, certamente Benedetto XVI, “Vicario di Gesù Cristo, Patriarca dell’Occidente e Primate d’Italia”, lascerebbe i suoi preziosi paramenti dorati e le sue scarpette rosse, per affrontare il fango dei “campi” contro cui si accaniscono le bottiglie molotov della gente bene; vi andrebbe a gridare su quelle devastazioni la parola del Cristo: “Ciò che viene fatto ai poveri è a me che viene fatto”. Papa tedesco, sicuramente Joseph Ratzinger non riesce a dimenticare il genocidio degli zingari compiuto dalla Germania nazista ad Auschwitz, con centinaia di bambini orrendamente torturati dal dottor Mengele; e questo ricordo, se lui sapesse ciò che sta accadendo a pochi chilometri dalla sua finestra domenicale, lo spingerebbe a levare alta la voce per difendere i membri di una etnia dalle vere e proprie persecuzioni in atto. Così attento alle leggi italiane che “violano i diritti del feto”, egli mostrerebbe di non essere meno sensibile ai provvedimenti governativi che violano i diritti umani di migliaia di persone colpite in base alla loro nazionalità.
Davvero vorreste chiedergli di raggiungere i vescovi entrati nei campi degli zingari bruciati dalla gente pulita, a portare una richiesta di perdono per l’offesa fatta a Dio? Il Signore ha voluto che le genti “da un confine all’altro della Terra” diventassero un solo popolo, radunato dall’amore. Per questo chi odia una stirpe pecca gravemente contro Dio. Questo stanno dicendo i vescovi italiani pellegrini fra le rovine fumanti degli abituri devastati dei Rom... Come dite? Nessun vescovo è là, fra quelle roulottes sfasciate, fra quelle motocarrozzette caricate di poveri suppellettili e avviate verso chissà quale destino, fra quei carabinieri che con i loro pesanti anfibi finiscono di demolire le baracche bruciate dalle molotov?
Ahimè, i vescovi rimangono nei loro palazzi e tacciono o (vedi Bagnasco) condannano con flebili voci e gelide parole quelli che con bell’eufemismo definiscono “estremismi”.
Cristo si è fermato in piazza San Pietro?

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E noi? Noi cittadini abbiamo niente da dire su questa democrazia che diventa, nei confronti dei più poveri, stato di polizia? Dov’è il popolo che due anni fa accorse a votare un referendum per difendere la nostra Costituzione così fortemente impostata sui diritti umani? Dov’è il presidente della Repubblica, galantuomo come pochi altri? Dov’è l’opposizione? Dov’è il governo-ombra?
Non vedo una marea di indignazione levarsi contro la criminalizzazione di un popolo che è marcato dai segni più evidenti di un’estrema povertà ma la cui pericolosità sociale è enormemente minore di quella dipinta dai politici della destra. La Caritas, l’unica vera “esperta di umanità” nel settore, definisce “pesantemente fuorviante” il ritratto dei Rom disegnato dai mass-media. La politica “della paura”, che ha avuto un peso tanto grande sui risultati elettorali, sventola statistiche false. L’Italia è in paese più sicuro della Francia, della Gran Bretagna, degli Stati Uniti. Quanto ai Rom, se la ragazzina che ha tentato di rapire una neonata, a Ponticelli, voleva davvero compiere un reato così nefando, si tratta di un caso isolato. Vi sono stati altri episodi del genere ma si sono sempre rivelati equivoci, dilatati dalla paura della gente e dai pesanti pregiudizi di cui siamo portatori.

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Può darsi che la storia abbia decretato la fine dei popoli nomadi. Dai pastori somali a quelli mongoli, dai tuareg agli aborigeni australiani, l’evoluzione culturale e il rimodellamento della Terra (quello fisico e quello politico) sembrano imporre una definitiva stanzialità. Del resto, siamo tutti discendenti da antenati nomadi perché il nomadismo è stato una tappa fondamentale della vicenda umana. Ma se davvero è finito il tempo di genti sospinte a un cammino ininterrotto dalla necessità e da un’inesauribile voglia di libertà, allora, almeno, esse hanno il diritto di attendersi l’aiuto di una società dominante che ha già compiuto da secoli un trapasso di civiltà. E invece è proprio quello che non vogliamo consentire ai Rom: la stanzialità, l’integrazione. Delle immagini (troppo rare e prudenti) che la televisione ci ammannisce, quelle che colpiscono maggiormente, oltre alle facce piangenti dei bambini, sono quelle del lavandino montato nella baracca demolita, del libro o del quaderno rimasto nel fango; e, dei discorsi della gente, accanto alle parole di odio, la tristezza di qualche insegnante che cerca dove sono finiti i “suoi” alunni.
Mi è capitato di entrare qualche volta nel carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma, e di vedere (non dico conoscere!) giovani Rom attentissimi a imparare un mestiere.
Il carcere come unico apprendistato?

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Diavolo vuol dire: colui che disunisce. Maledetto il seminatore di odio. Maledetto il seminatore di falsità.
Falsità è la leggerezza con cui si confondono Rom e Romeni (anche questi ultimi, del resto, oggetti di una pesante disinformazione); falsità è la diversa gravità attribuita a fatti di cronaca. Per esempio: tutti ricordano, giustamente, la povera ragazza romana che, durante un litigio con una prostituta romena, è morta perchè il puntale dell’ombrello della contendente è penetrato in un suo occhio, ma chi ricorda che pochi mesi più tardi una ragazza romena è stata spinta da una squilibrata sotto il convoglio della metropolitana, a Roma, e da otto mesi è in coma profondo?

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La storia non sarà più “maestra di vita” come sentenziano in molti, ma certi ricordi sono davvero inquietanti. Leggo che alcuni commercianti del rione Ponte Milvio, a Roma, hanno fondato un’associazione che finanzierà un gruppo di ex poliziotti addetti alla sorveglianza del rione. Lo fecero (e lo fanno) anche molti commercianti di Rio de Janeiro e di Sâo Paulo. Da queste polizie mercenarie, incaricate di “ripulire le strade” e “dare una lezione” ai piccoli criminali, sono nati un po’ alla volta , gli “squadroni della morte”. Garantivano rapidità operativa e certezza della pena. Il fatto è che vogliamo vivere tranquillamente, a qualunque costo. La vignetta di Altan, oggi, 16 maggio, su “la Repubblica”, mostra un bravo borghese, ben vestito e ben nutrito, che dice: “Basta con le mezze misure. Occorre il boia di quartiere”.
Anche i poeti vedono lontano. Scriveva Davide Turoldo quindici anni fa: “Ho paura del nazismo dietro le porte. Ho paura di questi nazionalismi, di questi rigurgiti di politiche negative. Ho sempre combattuto contro tutto questo. L’ho scontato con guerre che sembravano non terminare mai. Ho paura della volgarità di questa classe dirigente”.
Il direttore di Radio Padania, uno degli organi del nuovo governo, ha detto che è più facile derattizzare una zona che liberarsi dai Rom.

(Ettore Masina)

8 COMMENTS

  1. Può accadere
    Bell’articolo, grazie. Credo che le parole di Primo Levi siano il miglior commento. Mi verrebbe una domanda: non è un rom quello che ha fatto vincere lo scudetto all’Inter?

    “Spaventa tutti il pensiero di quanto potrà accadere fra una ventina d’anni quando tutti i testimoni saranno spariti. Allora i falsari avranno via libera, potranno affermare o negare qualsiasi cosa. Se gli verrà opportuno dimostreranno che la Seconda guerra mondiale non c’è mai stata, le linee Sigfrido e Maginot non sono mai esistite, i loro ruderi, tuttora visibili sono stati fabbricati qualche anno fa da imprese specializzate su piani di scenografi compiacenti, lo stesso i cimiteri di guerra. Tutte le fotografie d’epoca sono fotomontaggi, tutte le statistiche sulle vittime sono contraffatte, opere di propaganda interessata, in guerra non è morto nessuno, perché la guerra non c’è stata, tutti i diari e le memorie sono bugiardi o opere di squilibrati o frutto di corruzione e violenza. Le vedove e gli orfano sono comparse stipendiate”. (Primo Levi)

    Per noi, parlare con i giovani è sempre più difficile. Lo percepiamo come un dovere, ed insieme come un rischio: il rischio di apparire anacronistici, di non essere ascoltati. Dobbiamo essere ascoltati: al di sopra delle nostre esperienze individuali, siamo stati collettivamente testimoni di un evento fondamentale ed inaspettato, fondamentale appunto perché inaspettato, non previsto da nessuno. É avvenuto contro ogni previsione; è avvenuto in Europa; incredibilmente, è avvenuto che un intero popolo civile, appena uscito dalla fervida fioritura culturale di Weimar, seguisse un istrione la cui figura oggi muove al riso; eppure Adolf Hitler è stato obbedito ed osannato fino alla catastrofe. È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire.
    Può accadere, e dappertutto. Non intendo dire che avverrà; come ho accennato più sopra, è poco probabile che si verifichino di nuovo, simultaneamente, tutti i fattori che hanno scatenato la follia nazista, ma si profilano alcuni segni precursori. La violenza, “utile” o “inutile”, è sotto i nostri occhi (…) Attende solo il nuovo istrione (non mancano i candidati) che la organizzi, la legalizzi, la dichiari necessaria e dovuta e infetti il mondo. Pochi paesi possono essere garantiti immuni da una futura marea di violenza, generata da intolleranza, da libidine di potere, da ragioni economiche, da fanatismo religioso o politico, da attriti razziali. Occorre quindi affinare i nostri sensi, diffidare dai profeti, dagli incantatori, da quelli che dicono e scrivono “belle parole” non sostenute da buone ragioni (P. Levi, da @CI sommersi e i salvati#C).

    (Normanna Albertini)

  2. Però…
    Tante cose condivisibili nella lettera di Bolognesi. Ma, come capita spesso, è indicato solo l’esempio di pogrom “destrorso” (esecrabilissimo, a scanso di equivoci). Dimenticanza o solita zuppa ideologica (perchè così rischia di apparire un commento interessante quando lascia buchi così evidenti)? Coi conseguenti difetti di credibilità.

    (Commento firmato)

  3. Viva il buonismo!
    Alla lettura di certi articoli mi viene sempre da pensare: “Accidenti, quanto è irritante questo pernicioso buonismo!”. Poi però penso: “Però è questo pernicioso buonismo che ha fatto sì che gli italiani decidessero di gettare la sinistra radicale fuori dal Parlamento sbattendogli la porta in faccia… “. E allora… sia lode al pernicioso buonismo!

    (Commento firmato)

  4. Dopo i rom avanti i prossimi, gli omosessuali
    Dai tg di ieri sera immagini di trans caricati a forza su auto della polizia con i cittadini “vigilantes” che li spintonavano. La neo-ministra Carfagna nega che gli omosessuali siano discriminati, e altro ancora… Giro per la pubblicazione un brano di Bertolt Brecht che ho ricevuto da un’amica. Riflettiamo sulla storia per riflettere su di noi…

    (Roberta Filippi)

    * * *

    @CPrima di tutto vennero a prendere gli zingari
    e fui contento, perché rubacchiavano.

    Poi vennero a prendere gli ebrei
    e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

    Poi vennero a prendere gli omosessuali,
    e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

    Poi vennero a prendere i comunisti,
    ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

    Un giorno vennero a prendere me,
    e non c’era rimasto nessuno a protestare.#C

    (Bertolt Brecht)


  5. Purtroppo l’Italia sta affrontando un momento molto difficile a livello culturale. E’ molto facile perseguitare, additare, cacciare comunità per quello che alcuni di quelle comunità fanno. Non si prende mai in considerazione che in quelle comunità ci sono anche onesti cittadini, persone che non riescono ad arrivare alla fine del mese, madri che non san che dar da mangiare ai propri figli. E’ molto facile prendersela con i più deboli, con chi non ha possibilità di difendersi. Ogni persona che commette reati dev’esser punita con il giusto peso. I fatti di cronaca di questi giorni sono gravissimi, è impensabile che una bimba possa esser strappata dalla propria madre. In Italia la legge esiste, basterebbe applicarla. E se a commettere il reato fosse stato un italiano? Dove li dovevamo mandare i suoi compaesani? La tendenza invece che si respira ormai in questo Paese è che la gravità del reato dipende da chi la commette. Se un rom ruba un portafoglio deve essere cacciato, il campo nomadi dev’esser bruciato. Ma se a rubare sono ricchi imprenditori, che con manovre finanziarie dichiarano la bancarotta? Se a rubare sono imprenditori che riescono ad evadere abilmente le tasse grazie a triangolazioni su paradisi fiscali? In quel caso non succede nulla. Sì che con quei soldi si potrebbero anche fare delle belle riforme sociali. Da quel che mi ricordo effettivamente ci fu una bruttissima figura che nel secolo scorso iniziò con i rom, per passare agli ebrei, ai gay… ai diversi.

    (Alessandro Torri Giorgi)


  6. Matteo 13,15: “@CPerché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile: sono diventati duri d’orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non rischiare di vedere con gli occhi e di udire con gli orecchi,
    e di comprendere con il cuore… #C”.

    Non so se sia “pernicioso buonismo”, ma so che dar fuoco alle persone (saltando di dar fuoco ai libri, come già fu) non è nelle mie corde, non posso proprio accettarlo. Facciamo sempre rispettare le leggi a tutti, punendo chi le viola (anche chi vorrebbe poter guidare con un tasso alcolico superiore al consentito, i tifosi reggiani che si permettono di minacciare un giornalista di Telereggio, il costruttore che assume manovali in nero) e non avremo più tutti questi problemi. I più xenofobi (l’ho imparato lavorando con gli stranieri) sono proprio gli immigrati: l’ucraina dà addosso alla moldava e ai polacchi, la moldava all’ucraina e ai russi, tutti ai romeni (da non confondere con i rom) e ai marocchini, i marocchini ai tunisini, agli algerini e a tutti i non musulmani e così via. Ma una cosa soprattutto ho imparato: per loro, qui manca l’applicazione seria delle leggi, non solo nei loro confronti, ma anche nei confronti degli italiani. D’altra parte, molti, soprattutto le donne, ammettono che la solidarietà e le attenzioni che noi diamo agli stranieri è ben difficile da trovare in altri paesi. Abbiamo un’opportunità dal punto di vista civile: far conoscere cos’è una democrazia a chi non lo sa: i paesi del Maghreb, ma anche dell’ex Urss, e abbiamo un’opportunità unica dal punto di vista religioso: far conoscere la bellezza del messaggio evangelico (solo che… da cosa ci possono riconoscere cristiani? siamo credibili?) attraverso le nostre azioni a gente che non ne ha la più pallida idea. Non con il “buonismo”, ma con l’onestà del nostro vivere. Che non vuol dire lasciarsi rapinare impunemente, nè da un rom nè dalla mafia nè da certa politica, ma nemmeno andare in giro a bruciare barboni e rom. E’ davvero pericoloso e non possiamo chiudere gli occhi e il cuore.

    (Normanna)

  7. Pogrom destrorsi?
    Alcune precisazioni:
    1) fino alla rivoluzione non esistevano destra e sinistra, tuttavia i pogrom esistevano ugualmente. A farne le spese erano quelli che ho descritto nel mio articolo, più spesso ebrei, non c’entrano destra è sinistra;
    2) ho fatto l’esempio della notte dei cristalli perché è molto noto ed eclatante, e ben permette di descrivere quelle tre condizioni che ho descritto e che permettono il sorgere di tali aberranti manifestazioni popolari; non c’entrano niente destra e sinistra;
    3) ho parlato della Lega perché è il partito che in questo momento storico ha raccolto i sentimenti xenofobi che conducono al pogrom. Non a caso questi episodi si sono verificati già dal giorno successivo al suo trionfo elettorale. Mi spiace dirlo ma qui c’entrano destra e sinistra. Purtroppo; ma questo oltre a essere un problema per i rom e gli immigrati, è soprattutto un problema della destra italiana.

    (Davide Bolognesi)