Home Cronaca Quando i montanari sognavano Chicago

Quando i montanari sognavano Chicago

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La nave Duca di Genova attraccò al porto di Ellis Island (New York) e sbarcò un’ondata di emigranti italiani in cerca di lavoro. Portavano con se un sacco con qualche indumento e un biglietto con segnato l’indirizzo di un parente o un conoscente che li avrebbe ospitati. Il quattordici marzo del mille novecentodieci dalla Duca di Genova sbarcò Marsiglio Bucci, classe mille ottocentosettantasetta, da Busana.

Marsiglio aveva in tasca l’indirizzo della sorella che da tempo si era stabilita a Chicago. Una volta raggiunta la città dell’Illinois, Marsiglio si recò presso un ufficio del lavoro, là venne assunto come operaio addetto alla costruzione della ferrovia, la strada ferrata che avrebbe collegato la città da nord a sud e da est a ovest.
Marsiglio visse dalla sorella per tutto il periodo del suo impiego, di giorno a posare traversine e imbullonarle, la sera a discorrere di casa con gli innumerevoli italiani che popolavano Chicago in quegli anni.

Fece rientro un anno dopo, a contratto scaduto, la vita riprese tranquilla nel piccolo comune montano, con i soldi messi da parte all’estero acquistò alcuni muli e si mise a commerciare in svariati prodotti con la Lunigiana e la Toscana.

Gli anni passarono, una moglie, sette figli e due conflitti mondiali dopo, Marsiglio è un eclettico e arzillo vecchietto, che si dedica alla cura dell’orto sito poco fuori il paese.

Un giorno, da un venditore di passaggio, acquista una bicicletta, mezzo alquanto unico e scomodo per spostarsi sulle ripide strade inghiaiate della montagna. Fiero e sicuro, ogni mattina un quasi settantenne Marsiglio si reca all’orto pedalando e sbuffando.

Qualcosa gli frulla in testa da tempo, ne accenna in casa ma i figli ed i nipoti zittiscono ogni volta quelli che scambiano per vaneggiamenti senili.

Un mattino di settembre del mille novecento sessanta, a settantatre anni, Marsiglio ripone alcune cose in una borsa di pelle, se la infila tracolla ed inforca la bicicletta. Quasi a mezzodì la moglie inizia a preoccuparsi, si reca nell’orto e passa all’osteria, nessuno ha visto Marsiglio.

Un paio di nipoti si mettono in macchina diretti a Castelnovo Monti, in un ristorante scoprono che l’intraprendente vecchietto ha pranzato e ha proseguito in sella alla bicicletta. I nipoti guidano verso Reggio e raggiungono il nonno alle porte della città.

Sulle prime non vuole saperne di tornare a casa, dichiara di essere diretto alla stazione per prendere il treno che lo condurrà a Genova e all’imbarco per l’America. Vuole recarsi a far visita alla sorella che da cinquanta anni non vede. I nipoti esterrefatti tentano di dissuaderlo “Finirete per perdervi!”.

“Se faccio tanto di arrivare a Chicago non mi perdo più. Perché li ci conosco bene.” Risponde lui.
A fatica lo riconducono a casa e si vedono costretti a vendere la bicicletta per evitare altre ‘fughe’.
Marsiglio continua a coltivare il suo orto fuori Busana fino all’età di novantasei anni.

Molte persone che l’hanno conosciuto durante gli ultimi anni di vita hanno dichiarato che spesso era solito sedersi su un sasso accanto l’uscio di casa, dal taschino del panciotto estraeva un orologio a catenella con incise le effige delle ferrovie Americane, che aveva acquistato quasi un secolo prima a Chicago. Lo fissava per un tempo infinito e quando qualcuno gli rivolgeva la parola rispondeva sobbalzando come non fosse stato lì.