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La Confraternita di Campolungo

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Quando si parla di confraternite balzano subito alla memoria immagini di folklore religioso: processioni con uomini e donne vestiti con fogge di secoli fa; enormi crocifissi barocchi; statue di Madonne e di Santi; baldacchini, stendardi e ceri accesi…In realtà le confraternite sono una espressione del laicato cattolico, della sua capacità di interpretare la vita della Chiesa e di calarla nella realtà secolare.

A partire dal 1300, e soprattutto dopo il Concilio di Trento, hanno avuto un’importanza decisiva in due direzioni: all’esterno della Chiesa per le opere di carità e l’assistenza agli ammalati e ai bisognosi in genere, tanto da prendere sovente il nome di “Misericordie”; all’interno della Chiesa per il culto del SS. Sacramento, le pratiche di pietà mariana (fra cui spiccano il Rosario e lo Scapolare), la conservazione e l’abbellimento delle chiese e dei luoghi di culto in genere.

Quando ormai sembravano ridotte ad espressioni più o meno nostalgiche del passato, hanno ripreso vita in tutto il mondo cattolico, soprattutto nei paesi di più antica tradizione come l’Italia, la Spagna e l’America Latina, tanto che a Roma il Pontificio Consiglio per i Laici si è fatto carico di coordinare questo movimento e così pure la Conferenza Episcopale Italiana ha istituito la Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia con sede a Roma presso S.Giovanni in Laterano.

Anche nella nostra montagna ha ripreso vita la venerabile confraternita di Maria SS. del monte Carmelo a Campolungo, di cui viene tracciato un profilo essenziale a cui segue la benedizione del Vescovo Mons. Adriano Caprioli.

Il Carmelo è una catena di montagne del Nord della Palestina che si estende dal golfo di Haifa, sul Mediterraneo, fino alla pianura di Esdrelon, celebrato nella Bibbia per la sua bellezza e fecondità. Qui si riunirono, nella seconda metà del XII secolo, alcuni “devoti pellegrini” provenienti dall’Europa, legati alle ultime crociate del secolo.

S. Alberto Avogadro, patriarca di Gerusalemme dal 1206 al 1214, reggiano di origine essendo nato in territorio guastallese, scrisse per questi eremiti la “Regola” di vita. Quando questi fratelli, nel XIII secolo, emigrarono in Europa, già venivano chiamati “fratelli dell’Ordine di S. Maria del Monte Carmelo”.

Il riferimento al monte Carmelo è puramente geografico e storico, in quanto lungo i secoli i Carmelitani svilupparono la loro pietà verso la Madonna contemplata nei diversi aspetti della maternità divina, della verginità, dell’ immacolata concezione, dell’ annunciazione. La “devozione” a Maria è vissuta come modo concreto per cercare Dio attraverso i “misteri” della vita di Gesù.

Esistono fondamentalmente tre forme di vita religiosa carmelitana: un ramo maschile ed uno femminile di “consacrati” ed un ramo “laicale”, di persone che vivono nel mondo la spiritualità del Carmelo. Il “carmelitano” è colui che si fa “discepolo” del Signore in una fraternità orante, avendo Maria come sorella e madre.

Segno distintivo di questa appartenenza è, per i religiosi, l’abito monastico e, per i laici, lo scapolare, dato, secondo la tradizione, da Maria stessa a S. Simone Stock il 16 luglio 1251. Da allora fino ai nostri giorni, lo scapolare è segno di affidamento personale a Maria, garanzia di protezione da parte della Madonna in ogni circostanza della vita e, soprattutto, nell’ora della morte. Lo scapolare è “l’abito di Maria in miniatura” ed è strettamente associato al Rosario.

Il Carmine o Carmelo è presente in terra reggiana da almeno cinquecento anni. A Campolungo l’erezione della prima confraternita o fraternità laicale risale al 1636. Nel 1872 fu confermata da Papa Pio IX e da frate Luca di S. Giovanni della Croce, preposito generale dei Carmelitani Scalzi. Da allora gli associati sono stati 1.072, di cui 23 ancora viventi. Di questo passato ne dà testimonianza il registro degli iscritti, con nota autografa del Rettore Don Domenico Antichi, conservato nell’archivio parrocchiale di Campolungo.

Dopo cinquant’anni di ridotta attività, si sono create le condizioni per una ripresa della confraternita mediante l’imposizione dello scapolare a nuovi associati, secondo le costituzioni aggiornate dell’ Ordine Carmelitano. Si intende in tal modo offrire ai confratelli un modello di vita evangelica, sotto la protezione di Maria S.S. in comunione con il Papa e il Vescovo diocesano.

In particolare, oltre alle intenzioni generali della Chiesa universale e della Chiesa locale, proprie della spiritualità carmelitana, si vuole pregare per la pace nel mondo e in Terra Santa, per la stabilità delle famiglie, per le vocazioni alla vita consacrata e la santificazione del clero.

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Adriano Caprioli, Vescovo di Reggio Emilia–Guastalla

in visita pastorale alla parrocchia di Campolungo plaude alla ripresa dell’antica e venerabile Confraternita del Carmine;
benedice gli associati che in fraternità intendono perseguire l’ideale della santificazione personale in obbedienza a Cristo Signore sotto la protezione di Maria S.S. secondo la tradizione della Chiesa e gli statuti vigenti;
auspica fecondità di bene a favore delle famiglie, della parrocchia, della Chiesa locale e universale, nella spiritualità orante e missionaria propria dell’Ordine Carmelitano.