Home Economia Aumenta tutto, ma non il latte. Cosa si fa?

Aumenta tutto, ma non il latte. Cosa si fa?

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Gli allevatori italiani sono allo stremo. Ormai si produce latte in perdita a causa dei forti aumenti dei costi e con prezzi non più remunerativi. Molte stalle rischiano di chiudere i battenti. A lanciare l’allarme è Claudio Gaspari della Cia-Confederazione italiana agricoltori di Castelnovo Monti che evidenzia come "anche nel nostro Paese il settore lattiero-caseario vive una fase di grande difficoltà che si riscontra un po’ in tutta Europa (Germania in testa dove è stato proclamato addirittura uno sciopero da parte degli allevatori)".

"I costi produttivi -avverte il responsabile montano della Cia - sono lievitati in maniera preoccupante, mentre il prezzo del latte alla stalla non è più remunerativo. In Lombardia, la regione maggiore produttrice di latte, la media del prezzo nell’ultimo anno è stata di 37-38 centesimi a litro, nell’ultimo semestre 40 centesimi e 42 centesimi nell’ultimo conferimento all’industria. Quindi, di riduzione di prezzo pagato agli allevatori - come ipotizzato dalla rappresentanza industriale - non se ne parla nella maniera più assoluta. Anzi, appare sempre più indispensabile un prezzo che almeno riesca a coprire gli effetti degli aumenti che gli allevatori sono costretti a subire".

"In un anno (dall’aprile 2007 all’aprile 2008) - sottolinea Gaspari - i mangimi sono cresciuti in media del 21,3 per cento (quelli per lo svezzamento dei vitelli del 15,6 per cento e per l’allevamento dei bovini del 17,5 per cento). Solo orzo e cruscami hanno avuto un incremento del 35,5 per cento, mentre i panelli e le farine sono lievitati del 24 per cento. Non basta. Anche i costi per i prodotti energetici sono cresciuti mediamente del 6,9 per cento (7,1 per cento i carburanti, 4,9 per cento l’energia elettrica, 10,2 per cento i lubrificanti)".

Insomma, una situazione sempre più precaria che rischia di divenire esplosiva, in quanto il malessere e il disagio degli allevatori continua a crescere.

"C'è l’impellente esigenza di evitare inutili e dannosi contrasti - prosegue Gaspari -, arrivando al più presto alla ripresa delle trattative oggi interrotte con la parte industriale. Un adeguato accordo di filiera è indispensabile per ridare certezze all’intero settore che ha bisogno di operare in un quadro chiaro e con gli strumenti necessari per uscire dall’attuale difficoltà e imboccare la strada di un valido sviluppo".