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“Ho sempre avuto paura di chi ama la giustizia ad ogni costo, pronto a mettere in croce chi sbaglia, convinto che l’inasprimento delle pene cambi le persone… “

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Ho sempre avuto paura di chi ama la giustizia ad ogni costo, pronto a mettere in croce chi sbaglia, convinto che l’inasprimento delle pene cambi le persone. Oltre cento anni fa Don Bsco condanna il sistema repressivo e di violenza e proponeva agli educatori il metodo preventivo, basato sull’ascolto, il dialogo e la bontà. Parlando degli educatori, Don Bosco diceva che doveva rendersi amico i giovani, parlare loro con il linguaggio del cuore, aiutandoli a ragionare con intelligenza critica, a non escludere l’esperienza religiosa di un Dio che da sempre ha amato i giovani.

«Il sistema repressivo, scriveva don Bosco, può impedire apparentemente un disordine, ma difficilmente farà migliori i delinquenti». Rimase famoso il colloquio tra il ministro Rattazzi, che domandava a don Bosco qual’era il segreto educativo, che gli aveva permesso di portare a passeggio, senza l’aiuto di gendarmi. i giovani reclusi della Generala, l’odierno centro Ferrante Aporti, e di tornare alla prigione senza che nessuno scappasse.

“Vorrei sapere, chiese il Ministro, il motivo per cui lo Stato non ha sopra quei giovani l’influenza che lei ha esercitato?”. “Eccellenza, rispose don Bosco, la forza che abbiamo noi è una forza morale; a differenza dello Stato il quale non sa che comandare e punire, noi parliamo principalmente al cuore del ragazzo”.

La forza morale è quella del coinvolgimento e del sentirsi toccati dalla sofferenza dei ragazzi, rifiutati dalla famiglia e dalla società, dall’indifferenza di chi posto di fronte al dilemma posto da Gilbert Cesbron in “Cani perduti senza collare”. “Se un ragazzo ruba una bicicletta, a te cosa importa di più: il ragazzo o la bicicletta?”, sceglie la bicicletta, le cose, il potere, i propri interessi. Don Bosco come tanti educatori e volontari non avrebbe certamente risposto così.

Anche don Milani che, vicino a morire, scriveva a Nadia Neri. “Quando avrai perso la testa come l’ho persa io, dietro poche decine di persone, troverai Dio come premio…”. Se si vuol educare bisogna perdere la testa, bisogna amare! Avere Dio in premio poi è proprio una gran cosa!