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Veglia ancora su Vetto la croce dimenticata

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La croce ritrovata. E' quanto racconta l'ultimo numeo di Camminando, il settimanale dell'Unità pastorale vettese che veglia sulla parte più antica del paese. "Proporrò al Consiglio pastorale - spiega a Redacon il parroco don Carlo Castellini, piacevolmente colpito dalla 'scoperta' - il suo recupero". Ecco l'articolo integrale uscito sul numero di sabato 28 giugno del periodico delle parrocchie.

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A VETTO
La croce del groppo, dimenticata è ancora al suo posto

Alta due metri, domina la parte antica del paese in un incantevole scenario di muretti a secco. Vi si accede tra Ca’ Ricci e Ca’ Boccio. C’è chi ancora la ricorda. Avete ulteriori informazioni?

C’è una croce imponente, ignota ai più giovani, che veglia sulla vecchia Vetto. Le persone di mezza età ne hanno qualche ricordo, ma c’è anche chi non la conosce affatto o se ne era dimenticato.
Il nostro incontro casuale con questa croce ‘abbandonata’ è partito da una segnalazione di Ideo: “ricordo con piacere quando ero bambino i magnifici sentieri che corrono lungo i muretti a secco. Si imboccano dove termina via Micheli all’incrocio con Ca’ Ricci e Ca’ Boccio”.
Un po’ di buona volontà, nessun particolare allenamento ed eccoci sul posto: la speranza è che non cada qualche sasso per i quali si rese necessaria l’installazione delle imponenti reti antimassi alcuni anni fa. Lasciamo a sinistra l’ex osteria “Impero” e saliamo. La vegetazione ormai la fa da padrone. Ed è un vero peccato perché quanto si po’ ammirare nel ‘groppo’ sovrastante la parte più antica del paese è davvero stupefacente. Ci sono muretti in sasso, meravigliosamente realizzati anche con pietre di notevoli dimensioni, che delimitano terrazzate di un tempo e sentieri ‘misteriosi’. Ora il bosco la fa da padrone e ai più è negata questa faticosissima opera dell’uomo che così a lungo caratterizzò Vetto. Le cartoline di un tempo lo dimostrano.
Lungo il sentiero che sale a destra le piogge del giugno scorso hanno causato un nuovo cedimento perché la manutenzione qui non è più fatta da decenni. Schivato il pericolo di massi pericolanti, zecche e vegetazione incipiente dopo non più di duecento metri di salita ecco la sorpresa che ci ha spinto a scrivere questo articolo. Nella quiete di un pianoro, delimitata su due lati da un muretto a secco alto non più di mezzo metro, c’è una croce imponente che ruba spazio alle acacie e alle roverelle cresciute attorno. Infissa nel terreno, è alta quasi due metri, in legno duro, con i due rami a incastro e sigillati da un imbullonatura a mano. Se non ci fosse tutta questa vegetazione, più sotto potremmo vedere la parte vecchia del paese, abbracciata proprio dall’apertura della croce. Di qui, sopra, si scorge anche un piccolo edificio rurale porta che porta ai piedi del muro un pregevole pozzetto a mano, interamente realizzato in sasso, fondo poche decine di centimetri.
Scendiamo e chiediamo notizie al bocciodromo. C’è chi non la conosce. “Sì, so che c’era una croce”, ci spiega Claudio. E Rino aggiunge: “Ah sì! Era la croce del groppo. Ricordo quando, in occasione di una solennità, si usava ancora illuminarla con la corrente elettrica. Ed era uno spettacolo vista da quaggiù”.
La installò don Eusebio Costi? O il suo predecessore don Alberio Santi? Al momento di scrivere queste righe non lo sappiamo. Una certezza: per il paese sarebbe di notevole valore storico recuperare i muretti a sasso e le sue terrazzate e, con loro, la croce del ‘groppo’ dimenticata.
(g.,a.)