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Cocaina in Appennino / Quanta cocaina tra i monti. Che schifo!

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Dimenticate la leggenda dei montanari ubriaconi per eccellenza: andate in città una sera, e scoprirete che le persone non bevono di meno.

Oggi, la piaga sociale è la cocaina.

È una piaga debordante e silenziosa, vuoi perché consumata in posti appartati, vuoi perché priva di efficaci denunce, ostacoli, clamori.

Sono parecchi i montanari che sniffano, nonostante lo si voglia negare, non lo si voglia dire, non lo si desideri mettere su carta. Basterebbe uscire un sabato sera, aggirarsi tra i bar, i ristoranti e i locali notturni più frequentati, tenere per una volta gli occhi aperti, e sarebbe facile rendersene conto. Poi qualcuno negherà: affari suoi.
Il consumo di cocaina va oltre le barriere di sesso ed età: sniffano i ragazzini e le ragazzine non ancora patentati, sniffano i giovani, sniffano i quarantenni, sniffano i cinquantenni. Sniffano gli uomini, sniffano le donne. Lo si capisce dagli occhi sbarrati, da una frenesia ansiosa e aggressiva che poco ha a che fare con vino o whisky, lo si denota dai volti pallidi e dalle andature claudicanti, da questi fantasmi truccati alla moda che si aggirano tra la folla cercando appigli, per poi magari precipitarsi nei bagni pubblici, in due, tre per volta, per vomitare o aspirare ancora.

Tutto questo è uno schifo.

Non lo dico per le persone che lo fanno, fondamentalmente credo che siano fatti loro, ognuno è padrone della sua vita, così come a ognuno viene offerta la possibilità di farsi aiutare. Che poi le pezze ai loro vizi debbano essere finanziate coi soldi di tutti, su questo il dibattito sarebbe fecondo.

Il dato di fatto è che spacciare cocaina è illegale.
Chi assume cocaina, da qualche parte dovrà pur averla comprata.
Ormai tutti in paese conoscono coloro che trafficano di queste cose, o per lo meno i consumatori più accaniti, o meglio più palesi. Tramite questi ultimi, un buon lavoro investigativo potrebbe risalire ai fornitori.

Eppure non si fa niente.
Questo è lo schifo.

C’è una omertà che fa schifo, che sa di marcio, di putrido, di meschino.

Perché chi spaccia droga continua a farlo, cinico e imperterrito, rovinando vite e famiglie, lanciando sulla strada mine vaganti al volante di automobili spinte al massimo?

Non voglio puntare il dito contro nessuno, ma semplicemente sottolineare che tutto questo è uno schifo.

Proprietà dei corpi schifosi e viscidi è quella di penetrare nei pensieri delle persone, impadronendosene e plasmandoli impercettibilmente (date un’occhiata all’attuale situazione politica, per fare un esempio nemmeno troppo fuori tema), ed ecco che, agli occhi di un numero crescente di coloro che escono la sera (o al pomeriggio, o al mattino, non importa generalizzare), che assumano o meno cocaina, la figura del pusher e quella del consumatore divengono trendy, alla moda, cloni maldestri del Fabrizio Corona di turno.

Che schifo.

La parola tossicodipendente non è più comune, non è “popolanamente” ritenuta appropriata. Con buona pace di quanti per mestiere o vocazione si dedicano al recupero di queste persone.

Va bene la riabilitazione, va benissimo la prevenzione, ma credo che la situazione è troppo grave, è troppo radicata, troppo debordante perché possa essere tralasciata la più pesante delle repressioni nei confronti di chi spaccia.

Occorre un messaggio forte, occorre un segnale.
Affinché Castelnovo né Monti, fiore all’occhiello del circuito delle città Slow, non divenga sempre più caposaldo della nuova frontiera Snow.

* * *

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8 COMMENTS

  1. Grazie
    Grazie Federico. Hai messo il dito nella piaga ormai troppo infetta. E ti prenderai del puritano, del bigotto ecc… ecc… Nei mesi scorsi il @CManifesto#C (che certo non si può dire quotidiano di puritani ecc.. ecc… ) ha pubblicato una serie di articoli che aiutano a capire tante delle situazioni che, a prima vista, ci sembrano paradossali e incomprensibili. Te ne riporto un pezzetto, perchè il problema non è Castelnovo: è l’Italia tutta, dalle fabbriche al parlamento:

    (Commento firmato)

    * * *

    @CLi riconosci dal cambio d’umore.
    Dai fumi e dal fuoco dell’altoforno passiamo alla griffe più prestigiosa del made in Italy, la Ferrari di Maranello. L’uso di sostanze, che una volta era connesso al mondo dorato della Formula 1, qui in fabbrica «si intuisce, anche senza vedere il tuo compagno che si fa un acido o chissà quali pastiglie, la cocaina c’è ma è meno diffusa, almeno al montaggio. Se sali di grado la musica cambia. L’hashish è diffuso tra i giovani, ma si fuma soprattutto nelle pause. Chi assume sostanze si riconosce per quel particolare stato di euforia che lo prende: ti accorgi che dopo una pausa il tuo compagno di lavoro ha cambiato stato d’animo». 2.800 dipendenti, la maggioranza impegnati nello stabilimento di Maranello e una piccola parte alla Scaglietti di Modena dove si saldano le scocche. Alla Ferrari si costruiscono anche i motori e si verniciano le scocche per la Maserati. «Il settore Corse, qualche centinaia di dipendenti, fa storia a sé. Ma nella produzione di serie il lavoro e la sua intensità, Maranello non è poi così diverso da Mirafiori. Così come il salario base che si aggira intorno ai 1.100 euro, a cui vanno aggiunti il premio di risultato (un buon contratto integrativo) e l’eventuale lavoro notturno o straordinario. In alcune aree come il montaggio dove si lavora su tre turni, l’80% dei dipendenti viene da sud. Questi ragazzi vengono su carichi di entusiasmo, prima di accorgersi che la fatica è tanta, i soldi pochi e la vita come gli affitti è carissima. Rapidamente arriva la disillusione, la frustrazione. Negli ultimi anni l’uso di sostanze è aumentato in diverse aree della produzione, soprattutto tra le ditte terze e durante il turno di notte. Il mercato per le rosse va alla grande, cresce la produzione e nell’arco di un paio d’anni la Ferrari prevede di estendere i tre turni su tutto lo stabilimento. Intanto aumenta la richiesta di lavoro straordinario. Mentre uno della mia generazione si è battuto e si batte per le otto ore, vedi dei ragazzi che fanno la fila per ottenere qualche ora di straordinario, al punto che i capi si permettono di discriminare, a te sì e a te no, dipende dalla dedizione; e così fanno vivere le ore di lavoro in più come una concessione benevola e non come un carico aggiuntivo di sfruttamento», dice sconsolato un operaio anziano, che aggiunge: «Vedo ragazzi intimiditi a cui viene annullata la personalità, per loro il lavoro significa soltanto reddito. Allora capisci anche perché fanno gli straordinari o chiedono di lavorare di notte, per guadagnare e spendere di più. E si diffonde la droga con tutto quel che comporta, spaccio compreso». La politica delle assunzioni massicce dal Mezzogiorno ha la conseguenza inevitabile di ridurre progressivamente il tasso di sindacalizzazione. E può anche succedere che la Fiom, l’organizzazione ampiamente maggioritaria in Ferrari, venga sconfitta a un referendum sulla turistica: «Vince chi punta tutto sui soldi, alla faccia della condizione lavorativa».#C

  2. Verità scomode
    Bravo Federico, un gran bell’intervento. Come dici tu molta gente tende a non affrontare il problema in quanto tale: o perchè interessata in prima persona e nn vuole ammettere la propria tossicodipendenza oppure perchè non ci si rende conto che si tratta di una vera e propria piaga sociale che può potenzialmente rovinare persone e famiglie, senza che nessuna se ne possa sentire esente o tirata fuori. Sono convinto che parlarne serva molto… non foss’altro perchè si può sperare che qualche coscienza si risvegli! Invito la redazione, perciò, a tenere in primo piano questo argomento per un po’…

    (Alessandro Romei)

  3. Mi associo
    Mi associo agli altri due commentatori: grande! A Castelnovo non si parla mai di questa orrenda piaga eppure anch’io ho notato che ormai la cocaina o altre droghe sono accessibili troppo facilmente a tutti, soprattutto ai più giovani! Si potrà fare qualcosa? Ma come, se anche i più grandi hanno gli occhi chiusi?!

    (Chiara)


  4. Il pezzo di Federico racconta, descrive e denuncia un problema di cui tutti sanno e di cui si parla; ma mai ufficialmente. Quasi si avesse paura o ci si sentisse impotenti. Perchè la coca non attrae solo i giovani, ma ha consumatori di tutte le età, ragazzini e padri di famiglia, studenti e professionisti. Non si può far finta che non accada; Federico ha ragione, è uno schifo. E noi tutti dobbiamo vergognarci. Per il nostro silenzio, per le tante parole ma pochi fatti, per i tanti giovani e adulti che studiano, lavorano, si impegnano nel volontariato, nel sociale, nella politica,che vivono la loro vita felicemente, faticosamente, anche annoiandosi; lottando ma senza cercare alibi. Alibi, sì, la coca serve per non annoiarsi, per essere sempre al massimo, per divertirsi. Tanto la cocaina non dà dipendenza. Tanto posso smettere quando mi pare. Ma purtroppo sappiamo tutti che non è così.

    (Cinzia Formentini)


  5. Ogni epoca ha la sua piaga. La cocaina è solo la punta dell’iceberg. Se non fosse la coca sarebbe qualcos’altro. Purtroppo è così. Far notare, ora, che è un problema che esiste è giusto. Ma c’è da tempo… e tra il dire e il fare… Non è un pensiero rivolto a chi ha scritto l’articolo, ma più generale. Fare uso oppure no di sostanze stupefacenti è una scelta, libera o no, di chi consuma. Il più è scoprire il motivo. Ci vorrebbe più informazione al riguardo. Più voglia di reagire e di guardarsi dentro. Più sostegni. Purtroppo viviamo in una società ammaliatrice, che ci mostra solo il lato subdolo e superficiale della vita. Di quanto è “facile” illudersi di diventare qualcosa che non siamo per omologarsi a stereotipi di perfezione che non sono reali. Ed è proprio dalla realtà, che a volte è così difficile da affrontare, che si vuole evadere. Il “divertimento” è diventato abitudine. E la leggerezza nell’usare certe sostanze pure. Non c’è giudizio nè critica, perchè, come in ogni cosa, ma soprattutto in questo caso, non si può fare di tutta un’erba un fascio… Ma lo status sociale quasi lo impone di dover essere sempre all’altezza. Ad ogni costo. Le mode, i modelli, la tv, i gruppi di appartenenza sono da esempio, e finora non hanno dimostrato di essere un buon esempio. Fatti ce lo dimostrano. Che non starò ad elencare anche perchè ognuno, più o meno, ne è al corrente. Visto che, nostro malgrado, non possiamo fare a meno di evitare che ci giungano all’orecchio. Può essere una moda, oppure no, fatto sta che le attuali generazioni sembra non riescano a distinguere il bene dal male. Ma come biasimarli se la priorità è quella di arrivare a diventare come i moderni “eroi” di turno ai quali tutto è concesso? Non c’è giustizia in questo mondo griffato… E non c’è esempio che ti induca a capire che certe scelte portano più conseguenze tra i poveri mortali che tra i divi dell’olimpo. E intanto le ultime generazioni crescono. Lontane dalla consapevolezza di una propria evoluzione interiore e intrappolati nella caotica ricerca dello stare. Nel senso di apparire e non essere. Mi rammarica questo mio pensiero, preferirei che così non fosse. A tutti è successo di sbagliare, ma a quanto vedo c’è un perseverare generale. La mia speranza è il risveglio delle coscienze. Che ognuno impari dai propri limiti e ne faccia un punto di inizio per cambiare il mondo, in meglio. Da sempre si sente la necessità di emergere, di fare le proprie esperienze, ma questi percorsi necessitano di una guida. E questo più che mai vale per le giovani anime che sono in balia di questo momento così cruciale della nostra epoca. Non c’è giudizio ma un senso di responsabilità globale, questo sì che ci deve essere. Perchè può succedere a chiunque di cadere in questa trappola. Una delle tante. Grazie.

    (Elisabetta)

  6. Tra una sniffata e l’altra
    Ma… tanto per volare un po’ più basso… quella cosa che una volta chiamavano “responsabilità delle proprie azioni” esiste ancora? Ecco un’altra “piaga della nostra epoca” su cui forse varrebbe la pena posare un momento il pensiero. Tra una sniffata e l’altra, s’intende…

    (Commento firmato)

  7. Serve informazione
    E’ anche grazie alla legge CRIMINALE Fini/Giovanardi che siamo arrivati a questo punto. Inoltre grazie alla televisione, dove:
    1) una modella che pippa è una grande e dopo un mese che viene scoperta raddoppia i suoi cachè;
    2) un politico che viene sorpreso con cocaina e prostituta strafatta viene giustificato (perchè, sapete, lavorano tanto e si sentono soli);
    3) un attore di fiction viene beccato con una tipa morta di overdose in casa e viene ospitato da Costanzo e in tutti i programmi invece di essere preso a calci nel culo;
    4) dirigenti di aziende supermiliardarie che vengono mostrati come modelli per i giovani con vestiario Fiat/Billionaire!
    5) politici pieni fino ai capelli però… coperti dal garante della privacy!
    Ecco come siamo messi!
    Una volta un ragazzino andava a cercare una canna al “parco”; si sapeva benissimo,anche per legge che c’era una distinzione ed anche una punizione differente tra droghe pesanti e leggere. Secondo voi, ora che questa legge ha stabilito che tutte le droghe sono uguali, uno spacciatore ad una richiesta di un ragazzo cosa prova a vendere?? Qualcosa che non dà dipendenza o qualcosa che costringerà (col tempo) a fare in modo che il ragazzo ritorni sempre più spesso a comprare?? Tanto gli dirà: “Tanto se ti beccano con l’una o con l’altra è uguale, ti conviene prendere questa che ti sballa di più e se ti fanno l’etilometro neanche ti beccano… “. Io lavoro spesso negli ambienti cittadini notturni come dj e vi assicuro che il problema dopo questa legge è aumentato in maniera spaventosa!! Ci sono ragazzini di 14 anni che si fumano il CRAK nei bagni! Questo è quello che porta una politica ignorante e repressiva invece che informativa e preventiva. Vogliamo nasconderci sotto la sabbia e sperare che la droga scompaia dal mondo (non sarà mai possibile) o cercare di conoscere e fare conoscere il problema? Nelle città e nei locali notturni da un paio d’anni è reperibile una sostanza di nome (M.E.T): sono le “metanfetamine”, reperibili ad un prezzo irrisorio con effetti devastanti e spesso vendute come cocaina, poichè, ovviamente, danno una dipendenza simile all’eroina. Tra non molto saranno reperibili anche da noi… DIAMOCI TUTTI UNA MOSSA, “MA CHE SIA UNA MOSSA INTELLIGENTE”!!

    (Mattia Rontevroli)

  8. Droga per essere immortali
    Concordo con Mattia. Ho qualche dubbio, invece, sull’intervento di Luigi Bizzarri. Sono convinta che non si possa ragionare sulla droga con il metro di giudizio di 30 anni fa. Oggi, nella maggior parte dei casi, incontrando un cocainomane ci troviamo di fronte, più che ad una situazione di disagio, ad una situazione di “consumo” (che, tra l’altro, difficilmente riguarda l’uso di una sola sostanza). Sì, la società e “degradata”, ma in quale senso? Se il “vecchio” drogato poteva essere uno che cercava inconsciamente un lento suicidio, come l’alcolizzato, pare che chi assume droga oggi non desideri più la morte, ma insegua un sforzo precario di immortalità in un mondo in cui la morte, e la debolezza in genere, non deve esistere, a meno che non diventi “presentabile” mediaticamente, diventando, anch’essa parte del “grande format” in cui tutti siamo inseriti. Qualcuno parla di “cultura dell’additività”, con un sempre maggior numero di individui che, in fondo, si “dopano” per riuscire a sostenere o inseguire stili di vita contraddistinti, sempre più, dall’inattuabilità e anche per riuscire a rispondere a bisogni indotti di beni di consumo solo qualche anno fa inimmaginabili. Questo è il degrado. Tutto, intorno, ci spinge a sentirci insoddisfatti: il “cittadino-consumatore”, infatti, deve essere parzialmente insoddisfatto e la sua insoddisfazione può poi essere placata dall’acquisto di “beni additivi” (leciti o illeciti). La droga della “old economy” era una cosa; quella di oggi, della “new economy”, mira ad una “grande distribuzione”, al massimo profitto, perciò usa gli stessi mezzi degli altri beni di consumo. Il marketing mira a più target e attira molti clienti socialmente inseriti che occupano anche ruoli decisionali e che sono, così, ricattabili. Il mercato della droga non è più diverso dagli altri mercati: è la stessa cosa: “il denaro non puzza”. Dagli interventi di Mattia e Luigi, inoltre, emerge una cosa: i più giovani ne sanno di più di noi vecchi. E’ come per l’informatica. Come si fa ad intervenire se non si sa di che cosa si parla? Il merito degli articoli è quello di aver ripreso un argomento di cui non si vuole parlare. Se non ci svegliamo in fretta credo che qualsiasi resistenza, anche semplicemente culturale, alla diffusione delle droghe sarà difficilmente organizzabile. Vorrei sommessamente ricordare che le droghe, in generale, hanno sempre avuto un’importante funzione nella storia dell’uomo come strumento di colonizzazione. Oggi, chi è che ci sta colonizzando?

    (Normanna Albertini)