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Ancora su Eluana (2)

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"E ormai a tutti noto il caso di Eluana Englaro, la ragazza in coma che potrebbe morire di fame e sete se la decisione del Tribunale su richiesta del padre divenisse esecutiva. In tanti stanno aderendo all’appello di Giuliano Ferrara di portare una bottiglia d’acqua sul sagrato del Duomo di Milano.

Pur nel rispetto dovuto ad una tragica situazione di dolore come questa non possiamo esimerci dal fare le dovute considerazioni riguardo ai “valori fondamentali che danno senso e orientamento al nostro nascere, vivere, soffrire e morire” (cfr. Lettera Card. Tettamanzi del 12.7.08) poiché “solo a partire da un atteggiamento di autentica venerazione del 'mistero' che è in ogni uomo potrà sorgere una riflessione necessaria e adeguata, che sia critica e pacata, illuminata dalla ragione e corroborata dalla fede, una riflessione cioè che non si lasci offuscare dall’emotività né dominare da pregiudizi, e neppure diventi facile preda di strumentalizzazioni o di interessi estranei al vero bene della persona” (ibidem).

Togliere la vita ad una persona, solo perché malata o disabile o incosciente, é una pratica inaccettabile in ogni paese che voglia ritenersi civile.

Già nella Genesi leggiamo: “Della vostra vita io domanderò conto; ne domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello” (Gn 9,5).

Scriveva Giovanni Paolo II, con la sapienza ed intelligenza ispirate che gli erano proprie, nella sua Enciclica “Evangelium vitae” del 1995: “Quando prevale la tendenza ad apprezzare la vita solo nella misura in cui porta piacere e benessere la sofferenza appare come uno scacco insopportabile, di cui occorre liberarsi ad ogni costo. La morte diventa una 'liberazione rivendicata' quando l'esistenza è ritenuta ormai priva di senso perché immersa nel dolore e inesorabilmente votata ad un'ulteriore più acuta sofferenza.

Inoltre, rifiutando o dimenticando il suo fondamentale rapporto con Dio, l'uomo pensa di essere criterio e norma a se stesso e ritiene di avere il diritto di chiedere anche alla società di garantirgli possibilità e modi di decidere della propria vita in piena e totale autonomia. È, in particolare, l'uomo che vive nei Paesi sviluppati a comportarsi così: egli si sente spinto a ciò anche dai continui progressi della medicina e dalle sue tecniche sempre più avanzate.

Si fa sempre più forte la tentazione dell'eutanasia, cioè di impadronirsi della morte, procurandola in anticipo e ponendo così fine 'dolcemente' alla vita propria o altrui. In realtà, ciò che potrebbe sembrare logico e umano, visto in profondità si presenta assurdo e disumano. Siamo qui di fronte a uno dei sintomi più allarmanti della 'cultura di morte', che avanza soprattutto nelle società del benessere, caratterizzate da una mentalità efficientistica che fa apparire troppo oneroso e insopportabile il numero crescente delle persone anziane e debilitate. Esse vengono molto spesso isolate dalla famiglia e dalla società, organizzate quasi esclusivamente sulla base di criteri di efficienza produttiva, secondo i quali una vita irrimediabilmente inabile non ha più alcun valore… " (cfr. Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae n.64).

LA VITA E' UN BENE INVIOLABILE E INDISPONIBILE. NESSUNO SI PUO' ARROGARE IL DIRITTO DI TOGLIERLA ARBITRARIAMENTE

Per la cronaca anche dal punto di vista legale la decisione presa non pare propriamente in linea con il diritto, le leggi e le norme costituzionali del nostro paese. Il penalista Giuliano Vassalli, presidente emerito della Corte Costituzionale ed ex ministro della Giustizia, ha recentemente affermato: “Ognuno sta cercando una soluzione secondo le proprie vedute ideologiche, morali, religiose o non religiose. Io non voglio entrare nel merito di questi aspetti, ma solo della questione strettamente giuridica, di diritto positivo. E secondo il diritto positivo vigente italiano io non trovo una base per la decisione della suprema Corte di Cassazione.

Vassalli afferma di nutrire il massimo rispetto nei confronti del giudice che ha firmato quella sentenza, la dottoressa Maria Gabriella Luccioli, laureatasi con lui in Diritto penale, “ma non trovo né nella decisione della Corte di Cassazione, né nel decreto esecutivo della Corte civile d’appello di Milano la base giuridica rispetto al diritto vigente. Sento parlare di continuo del fatto che sarà risolutivo il testamento biologico. Ma di per sé il testamento biologico non risolve proprio niente, esso dovrebbe essere elemento di una legge che disciplini la materia per intero. Il parlamento affronti, se vuole, la questione. Altrimenti le vie extralegali non sono ammissibili. Io almeno non ne vedo la praticabilità".

Così conclude il presidente: "Ogni giorno sentiamo invocare la certezza del diritto, il principio di legalità, ma al dunque, di fronte a certi casi tragici, vogliamo aggirare quella certezza. Le leggi scritte esistono: possiamo discutere da punti di vista sentimentali, ideali, di principio. Ma dal punto di vista del diritto positivo non ci sono equivoci possibili. Non posso far altro che ribadire la mia impotenza a trovare un fondamento giuridico positivo a favore di quelle decisioni giudiziarie”.

A titolo informativo, per chi non lo sapesse, è possibile firmare sul web la petizione, “Appello in difesa della vita di Eluana Englaro” al link firmiamo.it/eluanaenglaro.

Termino invitando tutti alla preghiera per Eluana, per i suoi famigliari, per suo padre perché receda dal proposito di morte, lui che per primo l’ha generata nella carne ma di questa vita è stato solo un tramite in quanto il dono, la scintilla primordiale, viene da molto più lontano… dalle profondità a noi inaccessibili dello Spirito di Dio.

(Dr. Lorenzo Calabrese)

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10 COMMENTS

  1. Dalla parte del padre di Eluana
    Nulla da eccepire su quanto espresso dal sig. Calabrese; è noto che i cristiani, in particolare i cattolici, hanno questa opinione sulla sacralità della vita e della morte, e benissimo fanno a rispettarla ed a promuoverla. Non sono per nulla d’accordo con loro quando la vogliono imporre per legge a chi non crede nella loro stessa fede e tantomeno ai non credenti. Il nostro Paese, se fosse uno Stato laico e civile (non laicista), avrebbe una legge (quella che nemmeno Vassalli oggi riesce a trovare, perchè non c’è) che tutela i diritti individuali, compresi quelli di coloro che si riconoscono nel principio cristiano del libero arbitrio. La scienza che dai tempi di Galileo spesso confligge con la fede oggi è in grado di far esistere allo stato vegetativo un qualunque essere umano. Tutti ormai conoscono la differenza tra la vita e l’esistenza vegetativa: sono agli antipodi. Oggi per spiegare ciò che la scienza ci propone e per avere valori etici condivisi, in una società sempre più multiculturale, non è sufficiente far riferimento solo alla Genesi.

    (Laura Benassi)


  2. Eluana Englaro è in coma, in stato vegatativo permanente, dal 1992. Credo la dolorosa richiesta di sospendere l’alimentazione a questa ragazza sia un atto di rispetto verso la sua dignità. Molti cattolici praticanti credo siano d’accordo su ciò e definire l’azione del padre “azione di morte” è irrispettoso nei confronti di un genitore che sta mostrando tutto il suo amore nei confronti della figlia.

    (Simone Ruffini)

  3. Legge, Genesi e…
    Cara sig.ra Laura, qui non si tratta di imporre leggi né di fare riferimento alla sola Genesi da me citata non solo per l’ovvio riferimento morale testuale ma per la bellezza e la profondità delle idee ivi contenute nonché per le implicite norme legislative dell’antico testo così moderne da essere valide ancora oggi. La legge nel nostro Paese l’abbiamo già, ma a quanto pare è stata male applicata, e a riprova del fatto che Vassalli non si sbagliava quando affermava di non trovare una base giuridica nella decisione della Corte Civile d’Appello di Milano è la recente notizia, riportata dai quotidiani, che il caso Eluana è approdato in Senato. La prima commissione permanente degli Affari Costituzionali procederà alla valutazione del conflitto di attribuzione da sollevare tra Senato e Corte Costituzionale. La Giunta del Regolamento del Senato ha accolto, infatti, la proposta in tal senso del presidente Renato Schifani.
    Riguardo allo stato vegetativo ed alle conoscenze scientifiche al proposito, come medico posso dirvi che del cervello e di come funziona sappiamo ben poco. La riprova sono i tanti presunti “vegetali” tornati alla vita normale contro ogni previsione “scientifica”. Uno di questi “casi” me l’ha confermato di persona il Prof. Don Camillo Giori, già docente di fisica all’Università degli studi di Parma e mio ospite in questo periodo: “Un giovane, non molti anni fa, è venuto personalmente a ringraziarmi per le parole di conforto e di fede che dicevo alla madre in occasione di una mia visita al suo capezzale, quando era in coma. Da “vegetale” si ricordava perfettamente sia della visita a lui fatta sia di quanto detto. Aggiungo che gli fece enorme piacere la delicatezza che ebbi nei riguardi della sua persona ed in cuor mio ho sempre pensato potesse sentirmi e questo, d’altronde, è emerso da molte osservazioni scientifiche in merito“.
    Riporto per lettori un’ulteriore interessante testimonianza di una madre pubblicata ieri sulla Gazzetta di Parma, la sig.ra Mariella Meneghetti: “Sono la mamma di un ragazzo in coma da 13 anni e mezzo. In tutti questi lunghi anni non ho mai smesso di lottare per mio figlio Luca, sperando ogni giorno che si svegliasse e tornasse a sorridere. C’è un padre, invece, che ha lottato tutta la vita per fare morire la figlia. Sto parlando del padre di Eluana Englaro, la donna di 37 anni di Lecco in coma da 16 anni. Ora Beppino Englaro potrà staccare la spina alla figlia. Anche se lui dice di voler rispettare la volontà di Eluana; io credo che nessuno può avere il diritto di fare morire un’altra persona. Alle volte io mi sento un po’ egoista nel voler a tutti i costi tenere Luca accanto a me, ma poi gli amici mi consolano dicendomi che è normale cercare di fare tutto il possibile affinché la persona che amiamo possa stare bene. Secondo i medici mio figlio sarebbe dovuto morire pochi anni dopo l’incidente e invece è ancora accanto a me e quando sente la mia voce si emoziona e mi sorride. Luca comprende, quando c’è la mamma vicino perché è più sereno. Senz’altro non capisce tutte le cose che gli dico, ma lui sorride e muove la bocca come se volesse rispondermi. I medici dicono che sono io che mi invento le cose, ma io che sono sempre con lui lo conosco meglio di loro. Certo, Luca non può muoversi e non può rispondermi, ma sono certa che percepisce qualcosa. Vorrei solo augurare al padre di Eluana di non avere nessun senso di colpa dopo avere staccato la spina alla figlia. Io, invece, so che continuerò a fare tutto quello che mi è possibile per amore di Luca”.

    (Lorenzo Calabrese)

  4. Rispetto per la vita
    Il rispetto per la vita altrui forse non è da intendersi semplicemente e semplicisticamente come un “faccio di tutto per non farti morire”, così ho la coscienza pulita. La medicina sicuramente aiuta a vivere e a vivere meglio, ma quando arriva a togliere anche la dignità alle persone forse bisognerebbe fermarsi a riflettere, per non commettere l’errore opposto. Ogni persona dovrebbe avere il diritto di scelta che tanto viene osannato, ed essere serenamente consapevole delle conseguenze che questo comporta. Se la persona non è in grado di decidere autonomamente, chi si sente all’altezza di decidere qualsiasi cosa al suo posto?

    (Commento firmato)

  5. Dopo tanti anni di sofferenze…
    Credo che dopo 17 anni di sofferenze le decisioni da prendere siano un fatto strettamente privato della famiglia di Eluana (che in un periodo in cui era ancora cosciente aveva espresso con chiarezza al padre il suo punto di vista). Un dignitoso silenzio sulla vicenda personale sarebbe assai gradito e segno di civiltà; poi, se la società civile, se il nostro Parlamento, volesse aprire un serio dibattito su temi così delicati ben venga, ma per favore si lasci fuori la famiglia Englaro.

    (Paolo Ruffini)


  6. Concordo con Paolo Ruffini sul bisogno di dignitoso e, soprattutto, rispettoso silenzio. Pregare per Eluana? Preghiamo per lei e per gli 850 milioni di persone che, ogni giorno, non hanno il cibo a cui avrebbero diritto, altrimenti non siamo credibili. C’è da dire che, nei fatti, i princìpi etici esposti nell’Evangelium vitae vengono imposti solamente ad alcune persone, coloro che si trovano nell’impossibilità fisica di opporvisi. Tutti gli altri, finché possono, agiscono secondo coscienza. E i medici devono rispettare la volontà del paziente. “Lasciatemi andare alla casa del Padre”, disse Giovanni Paolo a suor Tobiana, una delle religiose polacche che lo accudivano. “Lasciatemi andare” è quello che tutti speriamo di essere in grado di poter dire giunti alla fine. Che poi, se si crede davvero, si sa cosa ci aspetta dopo. Per quanto riguarda la Chiesa, dietro a tutte le sue prese di posizioni rigide riguardanti i temi etici, mi pare ci sia un’immensa paura (e sfiducia) che gli uomini, anche come organizzazioni statali, non siano in grado di controllare la loro “libertà”, un po’ come è per i bambini. Non sto ad esprimere giudizi, ma già mi aveva molto colpito la lettura della “Casta connubi” riguardo al matrimonio e della “Humanae vitae”, firmata da Paolo VI, riguardo il controllo delle nascite, di cui riporto questo pezzo piuttosto illuminante: “Si può anche temere che l’uomo, abituandosi all’uso delle pratiche anticoncezionali, finisca per perdere il rispetto della donna e, senza più curarsi del suo equilibrio fisico e psicologico, arrivi a considerarla come semplice strumento di godimento egoistico e non più come la sua compagna, rispettata e amata. Si rifletta anche all’arma pericolosa che si verrebbe a mettere così tra le mani di autorità pubbliche, incuranti delle esigenze morali. Chi potrà rimproverare a un governo di applicare alla soluzione dei problemi della collettività ciò che fosse riconosciuto lecito ai coniugi per la soluzione di un problema familiare? Chi impedirà ai governanti di favorire e persino di imporre ai loro popoli, ogni qualvolta lo ritenessero necessario, il metodo di contraccezione da essi giudicato più efficace? In tal modo gli uomini, volendo evitare le difficoltà individuali, familiari o sociali che s’incontrano nell’osservanza della legge divina, arriverebbero a lasciare in balia dell’intervento delle autorità pubbliche il settore più personale e più riservato della intimità coniugale. Pertanto, se non si vuole esporre all’arbitrio degli uomini la missione di generare la vita, si devono necessariamente riconoscere limiti invalicabili alla possibilità di dominio dell’uomo sul proprio corpo e sulle sue funzioni; limiti che a nessun uomo, sia privato, sia rivestito di autorità, è lecito infrangere. E tali limiti non possono essere determinati che dal rispetto dovuto all’integrità del corpo umano e delle sue funzioni naturali secondo i principi sopra ricordati e secondo la retta intelligenza del principio di totalità, illustrato dal nostro predecessore Pio XII”. (“HUMANAE VITAE” 25 luglio 1968).

    (Normanna Albertini)

  7. La testimonianza del fratello di Terri Schiavo
    Del “caso Eluana”, come era prevedibile, sta parlando tutto il mondo. Intanto, per la cronaca, lunedì, alle 14, la Commissione Affari costituzionali del Senato aprirà l’esame del conflitto di attribuzione con la Cassazione.
    Dagli Stati Uniti interviene anche il fratello di Terri Schiavo, la giovane donna morta il 31 marzo 2005 a 14 giorni dalla sospensione dell’alimentazione decretata per legge. Bobby Schindler, che è attualmente il presidente della “Terri Schiavo Foundation” di Saint Petersburg in Florida (fondazione che si occupa dei diritti delle persone in SVP, ovvero lo stato vegetativo persistente), così afferma: “Eluana ha il diritto di vivere, le parole rimuovere il sondino dell’alimentazione sembrano preludere a un’azione innocua. Non è così. Io e i miei genitori abbiamo visto morire Terri lentamente, di un’agonia atroce, le labbra spaccate dalla mancanza d’acqua, il corpo devastato dall’inedia”. E poi aggiunge: “Abbiamo saputo tutto qualche giorno fa. Siamo convinti, lo abbiamo scritto sul sito e nella newsletter della fondazione dedicata a mia sorella, che la decisione del tribunale italiano indichi che l’etica medica americana, che ha voluto la morte della nostra cara Terri, si stia diffondendo come un virus nella comunità internazionale, arrivando a minacciare non soltanto le persone in stato vegetativo, ma anche quelle più deboli in senso lato: i disabili, gli anziani, le persone reputate in qualche modo imperfette nella rigida concezione che questa stessa etica si è data. È una deriva spaventosa, che va fermata al più presto”.
    Alla domanda di descrivere le sensazioni di quando è stata emessa la sentenza definitiva ed è stato rimosso il sondino che alimentava sua sorella, così risponde: “Fin dall’inizio della vicenda di Terri l’unico desiderio che io e i miei genitori abbiamo espresso è stato quello di portarla a casa con noi, di poterci prendere cura di lei. Purtroppo ci siamo scontrati con la decisione ostinata di un giudice della Florida, George Greer, che ha deciso invece che dovesse morire di fame e di sete. Voglio sottolineare questo punto, perché quel giudice decise proprio questo: che mia sorella morisse così, senza cibo e senza acqua, e con la sua famiglia accanto, senza che nessuno di noi potesse alzare un dito per salvarla. Ci veniva impedito persino di passarle qualche cubetto di ghiaccio sulle labbra, letteralmente crepate dalla mancanza d’acqua e sanguinanti. Mi vengono ancora i brividi quando penso che mia mamma e mio papà dovettero assistere a uno spettacolo che nessun genitore dovrebbe mai vedere: la loro amata figlia ammazzata in 14 giorni e in un modo orribile e inumano”.
    Interrogato circa lo stato vegetativo come vita non più degna di essere vissuta, così interviene: “Terri aveva avuto un trauma cerebrale profondo, ma non stava morendo. Non era affetta da un male inguaribile, non necessitava di medicine, non era malata, non c’erano dei macchinari che la tenevano in vita. Terri aveva solo bisogno di cibo e acqua per vivere, e della compassione degli altri, della compassione di cui ha bisogno una persona sana che non può mangiare e bere da sola. Non possiamo giustificare che a una persona sia tolto cibo e acqua perché qualcuno nella società ha deciso che così è più ‘conveniente’. Più conveniente per chi? Quanto alla parola ‘vegetativo’, mi sono sempre rifiutato di usarla parlando delle condizioni di mia sorella. Mi sembra che utilizzare quel termine sia già un modo di togliere umanità alle persone come mia sorella, ed Eluana”.
    Richiestogli se si sente di dire qualcosa al padre di Eluana, Beppino Englaro, dice:
    “Nessuno come me e i miei genitori conosce la sofferenza di quest’uomo, la profondità delle ferite che incidenti come quelli accaduti a Terri ed Eluana causano nel cuore di chi le ama. Eppure io credo che proprio queste ferite ci chiamano ad essere strumenti. Strumenti d’amore, di speranza. Strumenti di Dio. Se amiamo e ci battiamo per quelli che sono più deboli e fragili, abbiamo la grande occasione di amare e lottare per Dio stesso. Eluana ha diritto di vivere, e diritto che suo padre speri e lotti per lei. Io e i miei genitori pregheremo per lui. I miei genitori dovettero assistere a uno spettacolo orribile: la loro amata figlia ammazzata in un modo inumano in 14 giorni”.

    (Lorenzo Calabrese)

  8. Mi permetto
    Mi occorre una premessa prima di esternare il mio pensiero. Ritengo che io come persona sono un nulla per affermare se la scelta del padre è corretta o no, ed altresì ritengo che tutte le opinioni espresse sul sito siano frutto di un credo proprio, di un’idea personale, che conta poco nei confronti di una decisione così grande.
    Penso che per dare un giudizio bisognerebbe vivere questa situazione, bisognerebbe provare a vivere accanto al capezzale di una persona in coma da oltre 17 anni.
    Personalmente, se posso, esprimo un mio pensiero personale e non un giudizio nel merito della scelta o della preghiera DEL PADRE di Eluana. La cosa più importante a mio modesto parere è l’accettare questa scelta, non criticarla e non applaudirla, in quanto è una cosa riservata e personale.
    17 anni sono tanti, il percorso di vita di questo genitore è stato marcato a fuoco da questa esperienza, a lui la scelta, al legislatore o al giudice stabilire se reato è o non è, a noi comuni mortali accettarla.
    Alla chiesa forse un bagno di umiltà: chi è colui che può decidere se giusta o non giusta? Forse un vescovo, forse il portavoce della CEI? Non credo. Al padre l’onere al cospetto del suo Dio, motivare questa estrema volontà.
    Se fossi io al posto di Eluana vorrei morire in pace, anche perchè ritengo che la VITA non è lo stato vegetativo.
    Grazie come sempre.

    (Roberto Malvolti)

  9. A Eluana
    @CQuando la notte è quasi terminata / e l’alba è tanto vicina / che possiamo toccare gli spazi / è ora di lisciarsi i capelli / e preparare le fossette nelle guance / e stupirsi di essere stati in pena
    per quella vecchia, svanita mezzanotte / che ci atterrì soltanto per un’ora.#C
    (Emily Dickinson)

    Buon viaggio.

    (Francesca D.)