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La storia dell’asilo parrocchiale di Castelnovo ne’ Monti

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Per tutti, a Castelnovo ne’ Monti ed in montagna, è l’asilo “Mater Dei”. Fu inaugurato il 6 ottobre 1957 e quindi compie, pur senza dimostrarla, l'età di 51 anni. Nel festeggiare questo anniversario, non si può prescindere da due importanti dati di fatto, e cioè che: 1) il “Mater Dei” è la scuola materna parrocchiale di Castelnovo ne’ Monti e ad essa l’on. prof. Pasquale Marconi, donatore dell’immobile e del parco circostante, volle dare, appunto nel 1957, il nome col quale è da allora conosciuta; 2) è documentato che la scuola materna parrocchiale castelnovese ebbe origine in tempi ben più lontani essendo la sua presenza ritenuta certa già dal 1867 e forse prima ancora. Quindi oggi – mentre possiamo sicuramente affermare che la nostra scuola ha almeno 141 anni, il che ne fa una delle più antiche, in assoluto, della provincia – è bene anche sottolineare come non si può considerare il periodo che prende avvio dal 1957 prescindendo dai novant’anni che lo hanno preceduto. Si tratta di capitoli diversi, ma strettamente collegati fra loro, di un’unica storia che ha interessato gli ultimi tre secoli e che vale la pena sfogliare, sia pure sommariamente, fin dal suo inizio. Cosa che Corrado Giansoldati, curioso e paziente indagatore d'archivi castelnovese, ci propone di seguito. La parrocchia, dal canto suo, lo farà in una delle prossime domeniche attraverso un pubblico incontro nel quale interverranno importanti relatori ed il cui programma sarà comunicato al più presto. Per l’occasione, inoltre, verrà allestita una mostra fotografica e sarà proposto un contributo audiovisivo che avrà lo scopo di gettare uno sguardo su questa realtà educativa nei tempi in cui non potevano aiutarci a farlo né le cineprese né le macchine fotografiche che ancora non esistevano oppure erano alla portata di pochi. A seguire, infine, uscirà un agile volume scritto dalla dott.ssa Ilaria Giovanelli e dalla maestra Giovanna Bottazzi Salimbeni che racconteranno le principali vicende storiche ed umane della nostra scuola materna.

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Tutto cominciò nel 1854 con l’arrivo a Castelnovo del nuovo arciprete don Francesco Riccò, montecchiese di origine, che qui sarebbe rimasto fino alla morte, nel 1885. Sacerdote di intraprendenza illuminata, egli diede un’impronta nuova al capoluogo della montagna, sia in campo religioso che civile, più di quanto non fecero le diverse amministrazioni comunali. Basti pensare che a lui si deve il primo acquedotto che portò alle case castelnovesi l’acqua della Pietra di Bismantova.

Per inquadrare storicamente gli avvenimenti è opportuno ricordare che, al tempo, il nostro territorio faceva parte dei Domini Estensi. Sovrano era Francesco V d’Asburgo-Este, duca di Modena e Reggio, mentre a capo della diocesi era Mons. Pietro Raffaelli, vescovo di Reggio e Principe.

Già l’8 novembre dello stesso 1854 don Riccò avanzava richiesta scritta al podestà di Castelnovo, dott. Enrico Campovecchi, proponendogli l’istituzione di un educandato femminile nel quale almeno quattro suore facessero scuola alle fanciulle del paese e del comune. L’obiettivo, oltre ad un maggior bene spirituale per l’intera collettività, era, come testualmente scrisse l’arciprete nella richiesta citata, “quello pure di un maggiore incivilimento, di economia, di onestà, di modestia, di subordinazione, di fedeltà e tutti quegli altri poco meno che innumerevoli vantaggi che una morale e cristiana educazione apporta alla società con l’insegnamento”. Egli si era già accordato col vescovo e, tutto lascia supporre, con il duca Francesco V, dal quale sperava di ottenere non solo la necessaria approvazione, ma “pur anche l’apposito locale”.

La risposta di Francesco V, grazie all’intercessione del vescovo Pietro, fu positiva, ma, a causa dell’esplosione del colera del 1855, il duca dovette soprassedere fino all’anno seguente, quando assegnò a don Francesco la somma di L. 12.000 per costruire l’apposito edificio dell’educandato, a completamento dell’ala destra del palazzo ducale, e gli promise pure una rendita annua di L. 3.000 per il suo mantenimento.

L’arciprete si mise subito all’opera e già nel gennaio del 1859 l’edificio era pronto ad accogliere le Suore della Carità che avrebbero gestito scuola ed educandato.

A questo punto, però, dobbiamo riportare lo sguardo sul quadrante della storia che avanza a grandi passi portando con sé eventi nuovi di enorme importanza nazionale e locale.

Nel 1859 finì per sempre il dominio estense, che durava dal 1414, salvo la breve parentesi napoleonica, ed anche la provincia reggiana passò al governo sabaudo: venne meno, così, anche la promessa rendita annuale per la nuova scuola.

Dovettero passare quindi altri tre anni perché, nel 1862, potesse finalmente avvenire l’apertura della scuola primaria femminile strutturata su quattro classi (prima inferiore, prima superiore, seconda e terza) che furono affidate, come previsto, alle Suore della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli, di origine savoiarda.

Nelle consuetudini di queste suore c’era anche l’accoglienza di bimbe inferiori ai sei anni: è dunque già da qui che è possibile vedere una prima embrionale forma di asilo d’infanzia. Questa circostanza ed il tenore di diversi documenti conservati nell’archivio storico del comune di Castelnovo ne’ Monti autorizzano ragionevolmente a ritenere che le suore avessero di fatto iniziato l’asilo già al loro arrivo, 1862 o 1863. Comunque essi consentono di arretrare l’apertura di almeno due anni rispetto all’anno 1869 ritenuto ufficialmente quello di apertura. La data ufficiale, 26 gennaio 1869, è riportata in un altro documento che cita anche i nomi delle due insegnanti: suor Filippina Chiesa e suor Timotea Marchesoli. La direzione era affidata a suor Antonietta Manes. Tutte “Sorelle della Carità".

L’asilo infantile, o scuola materna, come ormai lo si cominciava a chiamare secondo una definizione coniata da Niccolò Tommaseo, prese subito a funzionare. Pur trattandosi di istituzione strettamente privata, all’inizio il Comune la seguì con interesse soprattutto facendosi tramite con la Prefettura per quanto riguardava gli atti burocratici relativi all’elargizione di contributi governativi. Comunque, venne costituita una “Società per l’asilo”, cioè un’associazione di cittadini che si autotassavano per finanziarlo, completando, con il loro contributo, il reddito proveniente da un lascito Rabotti-Monzani che, nel 1888, produceva un frutto di italiane lire 500. Inoltre, i genitori benestanti pagavano le tasse di frequenza, la quale, invece, restò sempre gratuita per i bambini di famiglie povere.

Nel 1885, a don Francesco Riccò succedette don Giovanni Bertoldi, ramisetano, che era stato, a suo tempo, allievo dell’asilo e che resterà parroco fino al 1928, anno della sua morte. Egli stesso compilò ed archiviò resoconti che ci permettono di riscontrare il buon numero di membri della Società dell’asilo che, periodicamente, versavano la quota a sostegno dell’istituzione. Per quanto riguarda la frequenza dei fanciulli, essa fu sempre assai elevata, pur variando di anno in anno. Nel 1869, per esempio, i bimbi erano 112 (52 maschi + 60 femmine), nel 1872 furono 92 (37 maschi + 55 femmine). Non va dimenticato che nel 1860 il comune aveva 6.400 abitanti sparsi in 14 frazioni, ma il capoluogo, quello che ancora nel linguaggio popolare chiamavano “il castello”, si manteneva sui 900 abitanti scarsi.

La prima sede, dunque, fu l’educandato femminile, attuale Centro culturale polivalente. Qui restò fino al 1905 circa, pur fra non poche difficoltà che doveva affrontare: da un anticlericalismo radicale che voleva cacciare le suore, ai problemi economici sempre persistenti. Quando, nel 1884, l’educandato diventò sede delle scuole comunali, dal cui insegnamento le suore furono estromesse, l’arciprete don Riccò voleva collocarlo, con l’asilo, nell’attiguo ospedale da lui stesso costruito su iniziativa della signora Agata Monzani Rabotti, ma la morte lo colse prima di riuscire nell’intento. Fu il già citato nuovo arciprete Giovanni Bertoldi a trasferire l’asilo, attorno al 1905, nei locali dell’ospedale, dove resterà fino al 1923.

In quest’ultimo anno suore e scuola si trasferirono nel centro di Castelnovo, in piazza delle Armi, nell’antica costruzione di proprietà dei fratelli Ermete, Enrico e Giulietta Rabotti che, fino a tutto il XVIII secolo, era stata sede di importanti uffici pubblici estensi.

L’edificio venne acquistato nel 1924 da tre sacerdoti vicini alla parrocchia ed al parroco, e sensibili ai problemi educativi: don Alfonso Ferretti, parroco di Cagnola, figura “mitica” di prete e personaggio benemerito dell’asilo, don Francesco Pagliai, arciprete di Nigone e don Rocco Milani, parroco di Campolungo. La spesa, assai rilevante, fu di L. 120.000, equivalenti pressappoco a 97.000 € di oggi.

Nel 1936, per mancanza di una sede adeguata, l’asilo comunale, che era nato successivamente a quello parrocchiale, chiuse i battenti e tutti i bambini furono trasferiti alla scuola parrocchiale, che si dispose con accresciuto impegno a sostenere l’aumentato lavoro educativo.

In seguito, nel 1937, il palazzo dell’asilo fu donato dai tre sacerdoti alla parrocchia, affinché vi fosse continuata l’opera di educazione dei fanciulli. La donazione fu ufficialmente accettata, come voleva il Diritto Canonico, con decreto del vescovo Eduardo Brettoni del 22 dicembre 1937. Arciprete, in quel tempo, era don Antonio Ugoletti che, nel 1928, era succeduto a Mons. Bertoldi ed avrebbe protratto il suo ministero fino al 1952.

Le suore e i parroci

Come abbiamo già detto, fin dall’inizio, 1867 e forse prima, l’insegnamento fu affidato alle Sorelle della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli, provenienti in gran parte dalla Savoia ove la congregazione aveva la propria Casa Madre.

Nel 1913 le Suore della Carità, dopo oltre mezzo secolo, lasciarono il paese ed a loro subentrarono le Suore Salesiane apportando nella scuola lo stile ed i metodi innovativi della tradizione educativa del loro fondatore San Giovanni Bosco.

Le Salesiane furono richiamate da Castelnovo nel 1926 e fu nel febbraio 1927 che, grazie agli uffici interposti dall’abate benedettino Caronti, arrivarono le suore Figlie della Croce, congregazione di origine francese, che animeranno la nostra scuola materna parrocchiale fino al 1994.

La maggioranza degli attuali cittadini di Castelnovo ne’ Monti, quindi, ricevette la prima educazione scolastica dalle Figlie della Croce anche se, come si vedrà nella mostra fotografica allestita in questa occasione, sono ancora presenti in mezzo a noi, e lo scopriamo con affetto e simpatia, alcune allieve delle Suore Salesiane di don Bosco.

Per quanto riguarda i parroci, che orientarono, diressero, accompagnarono sempre fervidamente, ognuno coi propri carismi, la vita e l’attività educativa della loro scuola materna, dopo i già nominati don Riccò, don Bertoldi e don Ugoletti, dobbiamo ricordare don Dino Carretti, fra il 1952 e il 1969, nel periodo, dunque, in cui – grazie alla donazione del prof. Marconi - avvenne il passaggio all’attuale “Mater Dei”, don Alcide Pecorari fra il 1970 e il 1977, don Battista Giansoldati fra il 1977 e il 2000 e don Evangelista Margini, don Geli, che ultimamente, con importanti lavori di ristrutturazione, ha ridonato vita e nuova dignità alla scuola.

(Corrado Giansoldati)

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L’articolo riporta notizie tratte dal saggio scritto da Ilaria Giovanelli in occasione dei prossimi festeggiamenti del “Mater Dei”e che andrà alle stampe fra qualche settimana.

2 COMMENTS

  1. Chi si occupa della chiesetta del Mater Dei?
    La chiesetta interna al Mater Dei è oggi di partinenza dell’asilo stesso o della Parrocchia? Chi deve o dovrebbe occuparsi e preoccuparsi del decoro della medesima? Avrei da fare in proposito alcune osservazioni. Se non avrò risposte a mezzo Redacon, come mio costume le cercherò altrove. Magari inviando ai giornali una lettera aperta a Sua Eccellenza Mons. Caprioli. Grazie.

    (Umberto Gianferrari)