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“Già alle prese con una delle più pesanti e perduranti crisi di mercato che si ricordino dal secondo dopoguerra ad oggi… “

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Già alle prese con una delle più pesanti e perduranti crisi di mercato che si ricordino dal secondo dopoguerra ad oggi, i produttori di Parmigiano-Reggiano si trovano ora ad affrontare (accomunati in questo dai vicini del Grana Padano) nuove minacce, legate alle conseguenze di un aumento della produzione di latte concessa dalla UE all’Italia per 620.000 tonnellate pochi giorni fa e per 210.000 lo scorso anno.

Un provvedimento salutato con favore dal mondo agricolo, ma il cui impatto potrebbe avere conseguenze drammatiche sulle produzioni Dop.

E’ proprio su questo tema che si sono misurati i protagonisti del convegno promosso nella sede di Confcooperative di Reggio Emilia da Fedagri/Confcooperative Emilia-Romagna (230 imprese agroalimentari aderenti con 6.200 soci, 2.250 addetti e un fatturato di 1,5 miliardi di euro): ricercatori (Fabio Del Bravo e Mariella Ronga dell’Ismea), istituzioni (l’assessore provinciale Roberta Rivi e l’assessore regionale Tiberio Rabboni), i big della cooperazione (il presidente del settore lattiero caseario nazionale di Confcooperative, Tommaso Mario Abrate, il presidente regionale della Confcooperative, Maurizio Gardini e quello provinciale Giuseppe Alai, intervenuto nella veste di presidente del Consorzio del Parmigiano-Reggiano) e della distribuzione (Fabio Ungarelli, responsabile acquisti formaggi di Coop Italia).

Tra le preoccupazioni legate alle analisi dei mercati internazionali (segnati da prezzi estremamente volatili e con tendenze ribassiste, nonché da una preoccupante flessione del 10% delle esportazioni di formaggi da parte dei paesi dell’UE e da cinque anni di calo delle importazioni negli Stati Uniti) e previsioni di nuovi difficili scenari legati all’ampliamento della produzione di latte nella UE e alla rimozione delle quote latte, i protagonisti del dibattito hanno individuato in modo convergente sia azioni di immediata difesa dei formaggi Dop, sia interventi a carattere più strutturale che possono consentire di intervenire sulle cause che oggi connotano, in particolare, la crisi del Parmigiano-Reggiano.

Forte, per quanto riguarda le azioni contingenti, le sollecitazioni al ministro Zaia su tre fronti: l’equità nell’assegnazione delle nuove quote produttive acquisite dalla UE (“vigileremo – ha detto Abrate – perché non siano premiati tout court coloro che in questi anni hanno costantemente superato i tetti produttivi”); un indennizzo per chi negli anni ha acquistato onerosamente quote latte per corrispondere agli obblighi imposti dall’UE, e che vedrà azzerato il valore del patrimonio acquisito con il superamento del regime delle quote; un intervento a sostegno del prezzo del latte alla produzione (e qui dall’assessore Rabboni sono venute anche le preoccupazioni di un calo delle quotazioni legato alla crescita della produzione UE, soprattutto in paesi in cui i costi sono largamente inferiori a quelli italiani) e l’immediato avvio di una regolamentazione dei quantitativi delle produzioni Dop (con necessari interventi sull’antitrust), sulle quali rischia di riversarsi anche parte della maggior produzione di latte assegnata all’Italia e di orientarsi anche quel latte che non sarà più remunerativo destinare all’alimentazione.

Ma se queste sono misure urgenti, altre azioni vanno impostate subito per garantire un futuro al comparto: dall’aggregazione dell’offerta da parte dei produttori (e a questi processi è destinata buona parte delle risorse regionali – 36 milioni – assegnate al settore lattiero-caseario sul nuovo Piano di sviluppo), alla obbligatorietà dei Consorzi di tutela (con prospettive di miglior governo delle produzioni richiamate da Alai), a nuovi accordi tra i consorzi sulla programmazione produttiva (nei primi nove mesi del 2008 la produzione di Parmigiano-Reggiano è scesa del 2%, ma è aumentata del 3% quella di Grana Padano), ai sostegni all’export (l’80% del formaggio è venduto sul mercato nazionale, mentre all’estero si diffondono i prodotti di imitazione), che richiede però – ha sottolineato il presidente del Consorzio del Parmigiano-Reggiano – una forte organizzazione commerciale e, così come per l’Italia, il superamento della frammentazione dell’offerta a fronte di una fortissima concentrazione della domanda da parte della grande distribuzione. Chiarissimo, al proposito, il messaggio di Ungarelli di Coop Italia ai produttori: se la GDO si aggrega negli acquisti di fronte alle multinazionali, perchè non lo fate anche voi?.