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Sulla firma del protocollo d’intesa per la SS 63 tra le province di Reggio Emilia e Massa-Carrara

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Se la firma del protocollo tra le due Province sia una mossa pre-elettorale o no potremo saperlo solo tra qualche anno quando potremo toccare con mano se qualcosa sarà stato realizzato o no. Preoccupa il fatto che giusto dieci anni fa un analogo accordo fu sottoscritto dai due presidenti delle stesse Province che tuttavia rimase purtroppo chiuso in un cassetto. E’ però importante che cominci a farsi strada l’idea che la SS 63 può avere un futuro soltanto se concepita come strada interregionale di percorrenza veloce (per mezzi leggeri, poiché quelli pesanti continueranno ad utilizzare le autostrade) per collegare il sistema produttivo padano con i porti del Tirreno. In questa prospettiva, quando si trattò di decidere il passaggio delle strade statali alla Regione (che poi decise di affidarle alla Provincia), si decise che la SS 63 sarebbe dovuta rimanere statale almeno nel tratto da Reggio E. (Autostrada del Sole) ad Aulla (sistema autostradale ligure-tirrenico).

Se non ci fosse stata questa idea la SS 63 sarebbe potuta diventare una strada provinciale come accaduto, ad esempio, per la 513 della Val d’Enza. Purtroppo, nel decennio trascorso, questa idea non ha trovato sviluppo né da parte reggiana, né da parte massese. Su questo rallentamento hanno certamente agito anche, da parte reggiana, l’enfasi e l’attenzione prestata al tema del prolungamento, oltre Pianello, della fondovalle Secchia, erroneamente pensata come alternativa alla SS 63, e da parte massese alla prospettata iniziativa di una “direttissima” Frassinoro-mare su cui pure si è innestato un duro confronto tra parti politiche. Anche questo dimostra che, se non si crea un fronte comune e coeso tra parti politiche e rappresentanze della società comunque intese, su un progetto così impegnativo e importante, è sicuramente molto complicato ottenere risultati. Lo dimostra anche la vicenda delle gallerie di Casina che si sono potute realizzare soltanto quando, prima col lavoro dell’On. Bonferroni e poi del Sen. Giovanelli, si è passati dai progetti alla realizzazione.

Voglio ricordare che più di una volta il Presidente Prodi, quando veniva a Felina al Parco Tegge per il suo compleanno, ebbe a dire che era necessario definire un progetto complessivo per la SS 63 su cui poi si sarebbe potuto lavorare per stralci.

L’impegno assunto in questi giorni dalle due Province, di mettere al lavoro una èquipe di tecnici per definire un progetto di massima, è un segnale positivo che tutti coloro che tengono a questo territorio, a prescindere dagli schieramenti politici, dovrebbero saper cogliere, a partire dai parlamentari dei due versanti (che saranno riuniti per iniziativa dei due Presidenti di Provincia ) tra cui c’è anche il ministro Bondi, che è stato sindaco di Fivizzano.

Nella discussione sul progetto sarà necessario mettere nel cassetto i campanilismi e le presunte “convenienze” localistiche ed essere anche “tolleranti” per quanto attiene all’impatto ambientale. Certamente tale impatto andrà limitato al massimo, ma spero si possa convenire che è meno impattante una galleria che un percorso su viadotti e che l’obiettivo è troppo importante per le zone interessate e per la gente che vi abita e che vorrebbe continuare ad abitarvi.

A chi obietta che l’autostrada Parma-mare non ha limitato lo spopolamento dell’appennino parmense si può rispondere preventivamente che, intanto non esiste la controprova di tale affermazione e che per la SS 63 non si tratta di sostituirla con una autostrada, ma con una strada a percorrenza veloce e con caratteristiche di pendenze e curve adatte al traffico leggero di oggi. Non tengo conto della obiezione sui costi perché, se ne tenessimo conto, non dovremmo neanche cominciare a ragionare sul progetto e anzi dovremmo proprio rinunciare all’idea.

2 COMMENTS


  1. Concordo con quello che ha detto il sig. Pietro Ferrari… Perchè il punto, ancora prima dei soldi, ancora prima dei tempi di realizzo, è la volontà di fare questo progetto. Purtroppo sono troppi anni che vengono fatte promesse alla gente di montagna di nuove infrastrutture lasciandole poi a bocca asciutta. La mia perplessità risiede solo in una cosa… Come faranno i lavori? Ieri sono andato a fare foto al tratto vecchio di SS 63 recuperato e dopo circa un mese e mezzo è ridotto come un groviera con buche dappertutto. Se seguiranno lo stesso iter allora meglio che neanche pensino a fare questo progetto. L’altra perplessità è che la seconda galleria salterebbe il passo del Cerreto, sbucando a Sassalbo. Il passo del Cerreto è una località turistica ed è anche vero che all’uscita della prima teorica galleria, imboccando la strada SS 63, dopo si arriverebbe al passo in 10-15 min… Però mi sembra una mancanza grave; ma siamo sempre nel campo della teoria. Ora ci sarà da vedere cosa faranno. Di sicuro serve una nuova strada, la vecchia ormai sta collassando su se stessa sotto il peso di quanti camion e mezzi pesanti passano ogni giorno. Ma fare la nuovo strada non deve significare abbandonare la vecchia SS 63.

    (Davide Ferretti)


  2. Resto sempre perplesso quando, parlando di un nuovo asse viario che permetta a coloro che vivono a nord del nostro crinale appenninico in pianura, e sono milioni, così come quelli che vivono a sud-ovest, e sono milioni, di poter raggiungere il nostro comprensorio appenninico in modo celere e confortevole, si solleva il problema che una località od un’altra che verrebbero a trovarsi ad uno,due o tre chilometri dal nuovo asse sarebbero penalizzate.
    Prendo l’esempio di Cerreto Laghi: se oggi, esemplificando, un turista, uno sciatore partendo da Reggio o da Spezia impiega poniamo due ore a raggiungere Cerreto Laghi e domani fosse posto nelle condizioni di raggiungere l’imbocco della galleria, da un lato o dall’altro,in 45 minuti, si preoccuperebbe dei pochi chilometri restanti?
    Dato che il vecchio percorso non sarebbe mica distrutto!
    E ciò vale per altri casi in cui si pensa che o la strada passa davanti a casa di ognuno (cosa ovviamente assurda)o crea danni.
    Mi pare sinceramente il modo di pensare del marchese Carandini che, nel 1873, faceva pressioni sul Duca di Modena affinchè la costruenda strada, anzichè da Casina, passasse attraverso il suo feudo di Sarzano.
    Il mio convincimento viceversa è: facciamo in modo che molti cittadini e turisti possano agevolmente raggiungere il nostro appennino e diamoci poi da fare perchè i nostri alberghi, i nostri ristoranti, i nostri impianti, le nostre iniziative culturali e di intrattenimento siano confortevoli, attraenti, originali, competitivi e nessuno si porrà il problema dei tre chilometri dalla nuova SS.63.
    Claudio Bucci