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“Famiglie e lavoro nell’attuale crisi”

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Viviamo tempi segnati da una crisi finanziaria ed economica che — secondo gli esperti — non ha ancora manifestato pienamente i suoi effetti destabilizzanti, soprattutto le preoccupanti ricadute sulla società e in particolare sulle famiglie. Lo scenario che si va delineando impone a tutti una riflessione seria e un concreto esercizio di responsabilità.

Già nella omelia in occasione della festa di S. Prospero, il 24 novembre 2008, e nel seguente “Forum di S. Lucia”, avvertendo i primi sintomi della crisi in atto e l’impatto sulla vita concreta della gente, avevo sollecitato la riflessione sui “perché” di questa crisi di portata mondiale, sul deficit di etica e crisi di valori che ha toccato la finanza e la conseguente crisi di fiducia nelle relazioni economiche.

Una cosa è certa: siamo davanti ad una crisi di valori che ha investito tutti e, anno dopo anno, è arrivata a modificare lentamente il comportamento delle persone, dei governi e delle istituzioni, delle organizzazioni, non da ultimo interpella la nostra Chiesa, che in questi anni sta riflettendo sul tema del bene comune come nuovo volto della questione sociale. La crisi finanziaria di oggi non è solo finanziaria, e la ripresa non comporterà solo soluzioni di ordine finanziario. Questo perché se lo sconquasso della finanza si riverbera in definitiva sul sistema economico e quindi sulle persone concrete inserite nel loro ambiente familiare, anche la reazione non può essere suscitata che dalle persone concrete.

A questo proposito, già nell’omelia di S. Prospero sollecitavo la solidarietà delle varie componenti della società: la comunità politica, gli istituti di credito, le imprese, le famiglie e la scuola, e non da ultimo le stesse nostre comunità cristiane e la Diocesi. Io, come vescovo, che cosa posso fare? Noi, come Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla, che cosa possiamo fare?

L’intento educativo

Fondamentale è l’intento educativo. La sola elargizione a pioggia di contributi economici, per quanto importante, non porta a nessun cambiamento strutturale: l’obiettivo è fare sì che nelle parrocchie si rifletta sulle cause della crisi economica, sull’importanza dell’etica in ogni campo dell’operare umano, anche nell’economia, e sulla necessità di stili di vita basati sui valori da tutelare e promuovere a fondamento della vita sociale: il sostegno alla famiglia, la piena occupazione, la solidarietà con i più deboli.

Il pensiero che delle famiglie della parrocchia, un vicino di casa, un collega di lavoro, possano trovarsi a vivere le prossime feste di Pasqua con la perdita del posto di lavoro non può non interrogare ciascuno di noi. C’è anzitutto una solidarietà umana da riscoprire per chi vive momenti di difficoltà. Sì, il primo degli obiettivi dell’iniziativa è quello di fare in modo che le comunità cristiane e i singoli fedeli siano capaci di tradurre in pratica la propria fede verso le persone che si trovano in situazioni di emergenza, prestando attenzione e intervenendo con iniziative di emergenza.

Nello stesso tempo, non è da escludere, anzi da sperare che le difficoltà degli altri possano sollecitare tutti a stili di vita più sobri. La solidarietà si alimenta con la sobrietà. È questo lo stile che chiama tutti — giovani e meno giovani —, a investire e a spendere per ciò che è necessario e imparare a condividere i nostri beni con chi è povero (vedi iniziativa del “Granello di senapa” nelle scuole). Se si vuole che il denaro serva all’uomo, bisogna che si resti liberi nei suoi confronti e si possa dire: “Il denaro non è che denaro!”.

Fondo di solidarietà “Famiglie-lavoro”

Si tratta ora concretamente di costituire una Fondazione di solidarietà “Famiglia-lavoro”. L’obiettivo è quello di sostenere coloro che a causa dell’attuale crisi economica hanno perso il posto di lavoro, uscendone senza alcuna protezione di ammortizzatori o tutele sociali, e così non sono più in grado di mantenere dignitosamente sé e la propria famiglia, privilegiando in particolare quelle con presenza di figli piccoli o in situazioni di malattia o di handicap. Destinatari sono quindi questi nuclei familiari — italiani e stranieri — residenti nel territorio della Diocesi.

Certo, senza abbandonare per questo le persone già sostenute dai servizi Caritas. La nostra Chiesa reggiano-guastallese con le sue istituzioni — Caritas parrocchiali, centri di ascolto, ambulatori con le varie mense del povero in Città e presso la Casa del Vescovo — è da sempre accanto alle persone che soffrono forme di antica e nuova povertà, e continuerà il suo servizio in queste situazioni di difficoltà, con impegno anzi maggiore visto l’incremento di coloro che ne fanno richiesta: presso le mense del povero, in questi mesi si è passati dai 150 ai 400 pasti distribuiti, compresi i pacchi di alimentari dati a domicilio.

La Fondazione, che avrà carattere straordinario e temporaneo, per la sua specifica natura ecclesiale e la destinazione alle famiglie, mantiene una sua autonomia rispetto ad analoghe iniziative promosse in questi stessi mesi da altri enti pubblici, come quelle delle amministrazioni provinciali, comunali, o da associazioni o privati, assicurando anche a livello di informazione la più ampia disponibilità e collaborazione a promuovere tali iniziative presso la comunità ecclesiale e l’opinione pubblica.

A partire dalle parrocchie, comunità tra le case

Punto di forza dell’iniziativa ecclesiale è il coinvolgimento attivo sul territorio e la costruzione di reti di solidarietà a partire dalle comunità parrocchiali. Solo se le parrocchie e le associazioni saranno attente e vigili si potrà raggiungere chi è in grave difficoltà, andando oltre la logica dell’assistenzialismo, del contributo a fondo perduto, imparando tutti a coniugare insieme i gesti di solidarietà con gli stili della sobrietà.

Sarà perciò compito delle Caritas locali, parrocchiali o zonali tramite appositi centri di ascolto, in sinergia con le rispettive comunità parrocchiali, individuare i nuclei familiari particolarmente in difficoltà e quindi procedere alla formale richiesta di sostegno o di contributo.

A livello centrale sarà la Caritas diocesana, tramite uno specifico Comitato, a offrire i criteri di ricognizione puntuale delle famiglie in difficoltà e le modalità di sostegno nei singoli casi, agendo con la massima discrezione nei riguardi di famiglie normalmente in grado di provvedere a se stesse.

Le modalità di sostegno a tali famiglie in difficoltà potrebbero essere queste:

- fornire un assegno mensile a parziale integrazione del mancato reddito di lavoro ai nuclei famigliari suddetti in difficoltà per le conseguenze finanziarie dell’attuale crisi con la perdita di lavoro e non risultino protette da altri ammortizzatori sociali e/o tutele sociali;

- promuovere nelle parrocchie, con la solidarietà di una o più famiglie della parrocchia, una qualche forma di “gemellaggio familiare” a sostegno di alcune spese specifiche delle famiglie in difficoltà in presenza di bambini e di situazioni di malattia e handicap, più rispondente anche al significato educativo personalizzato della iniziativa;

- offrire e sostenere, in collaborazione con altri enti opportunità di corsi di riqualificazione professionale, acquisizione di competenze o temporanei servizi alternativi ai disoccupati, in attesa di un pieno reinserimento nel lavoro e di un immediato ricupero di dignità di ogni lavoro e servizio.

Reperimento delle risorse

Concretamente, affinché queste diverse iniziative non restino un generico appello, intendo costituire la Fondazione di solidarietà “Famiglie-Lavoro”, attingendo dalla carità del Vescovo e della Diocesi, dalle offerte che saranno pervenute per questa specifica circostanza, da scelte di sobrietà delle famiglie e in particolare dalla disponibilità a forme di “gemellaggio familiare” da parte di comunità, famiglie, associazioni, gruppi caritativi.

Sarà compito di noi vescovi insieme ai parroci, sacerdoti, diaconi e laici — attraverso i consigli pastorali, per gli affari economici e gli altri organismi — operare per un serio discernimento e decidere come parteciparvi, ad esempio:

- destinare una percentuale del bilancio parrocchiale, familiare, professionale annuale, rimandando spese non urgenti e rinunciando a quelle secondarie;

- istituire un tavolo di raccolta davanti alla chiesa o in piazza, promuovendo una domenica al mese di sensibilizzazione per la Fondazione di solidarietà “Famiglie-lavoro”;

- intraprendere coraggiose scelte di sobrietà, ad esempio in tema di vacanze, divertimenti, beni di consumo.

Infine possiamo ricordare che è in corso di definizione da parte della Conferenza Episcopale Italiana una iniziativa a livello nazionale di solidarietà e sostegno delle famiglie in difficoltà che abbiano perso ogni tipo di reddito, con almeno tre figli oppure gravate da situazioni di malattia o handicap (il cui numero si aggirerebbe tra le venti e le trenta mila famiglie) mediante la costituzione di un “Fondo di garanzia”.

D’intesa con l’Associazione Bancaria Italiana, tale “Fondo di garanzia” da parte della CEI sarà in grado di garantire alle famiglie in difficoltà sopra citate l’ottenimento di un “prestito mensile” (max 500 euro), che sarà erogato direttamente dalla banca di riferimento, per un anno, eventualmente prorogabile per un secondo anno nel caso di permanenza delle condizioni iniziali. Tale Fondo verrà in parte messo a disposizione dalla stessa CEI, e in parte reperito con una apposita colletta nazionale, da tenersi domenica 31 maggio (Pentecoste).

Verso una Chiesa creativa

Come ci testimonia la vita delle prime comunità cristiane, “la moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo ed un’anima sola… nessuno infatti era tra loro bisognoso” (Atti 4,32-34). L’apostolo Paolo, in questo anno dedicato alla sua memoria, si è fatto lui stesso promotore, con la collaborazione delle comunità a lui legate, di collette destinate ai poveri di Gerusalemme, e questo anzitutto per motivi di fede e di solidarietà cristiana: “E come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa” (2 Corinti 8,7).

Mi chiedo con questa iniziativa a quale immagine di Chiesa vogliamo dare testimonianza come singoli e come comunità?

Credo possa essere una Chiesa consapevole del cammino arduo e difficile di molta gente oggi, in particolare di non poche famiglie, quindi capace di scoprire i nuovi poveri, e non troppo preoccupata di sbagliare nello sforzo di aiutarle in maniera creativa.

Affido il compito di seguire operativamente i vari adempimenti implicati nelle iniziative ad un Comitato di promozione e di gestione formato dal Vescovo Ausiliare Mons. Lorenzo Ghizzoni, dal Delegato vescovile della Caritas, Don Romano Zanni, dall’Economo diocesano, Mons. Gianni Gariselli, dai parroci Don Gianni Manfredini, Don Roberto Gialdini e Don Sergio Pellati, dal Direttore della Caritas diocesana, Gianmarco Marzocchini, dalla Assistente sociale Maria Teresa Bertolini e dall’esperto bancario, Rag. Riccardo Simonini, avvalendosi degli incaricati Caritas zonali o parrocchiali per l’individuazione delle famiglie bisognose e il coinvolgimento delle comunità e realtà ecclesiali sul territorio. Sarà compito del Comitato di promozione e di gestione avviare, dopo Pasqua, una proposta di “Giornata di sensibilizzazione” della comunità ecclesiale agli obiettivi di questa iniziativa, predisponendone struttura e funzionamento.

Questa iniziativa della nostra Chiesa reggiano-guastallese avrà bisogno di qualche tempo per partire. Non è che subito in questi giorni si possa già assegnare dei contributi: sarebbe... “l’assalto alla diligenza!”. C’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere i frutti. Ora è anzitutto il tempo del seminare scelte di sobrietà per raccogliere i frutti della solidarietà da destinare.

È sottolineando ancora una volta la centralità dell’aspetto educativo, che le parrocchie e l’intera Diocesi sapranno creare momenti di coinvolgimento dei singoli fedeli, delle famiglie e di tutte le persone di buona volontà nella riflessione sulla sobrietà in una gara di solidarietà. Soltanto su questo fondo educativo potranno essere indicati i criteri utili alla individuazione di quelle iniziative di carattere economico che la Chiesa, insieme alla società civile, sapranno avviare nei confronti della attuale crisi di valori e di fiducia. Di fronte alle difficoltà che sperimentiamo e che si prospettano c’è bisogno di una nuova primavera sociale da far fiorire, perché insieme, solo insieme, è possibile affrontare le difficoltà del momento.

Il Signore che suscita in noi il volere e l’operare secondo il suo disegno di amore (cf. Filippesi 2,13), ci illumini e ci sostenga.