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“Cantare in un luogo che si raggiunge solo in funivia… ecco, questo non lo avevamo mai fatto!”

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“Avevamo cantato sulla sommità di una diga, in un cimitero, in battello, di notte accanto a una fontana o per il centro storico di capoluoghi famosi, ma di esibirci in un luogo che si raggiunge solo in funivia no”. E’ la singolare storia che ha coinvolto un coro montanaro assai apprezzato. Sono i Vocilassù di Toano, chiamati a cantare alle nozze di due novelli sposi che suggelleranno la loro unione a 2045 metri di quota, al Santuario di Santa Croce, nel Comune di Badia (Bolzano) nella splendida Val Badia.

Ma questa storia parte da più lontano. E la racconta Ivano Caselli, corista e zio della sposa: “Fabrizia Caselli era toanese e andò in sposa con Massimo Codari, che a Novara lavorava nell’Augusta, la nota azienda costruttrice di elicotteri. Dalla loro unione nacque Lucia Codari, nel 1975, la ragazza che oggi ha scelto di sposarsi quassù, in ricordo del padre prematuramente scomparso a soli 49 anni”.
E’ lei, la sposa che nella vita è infermiera, a confidare il perché di questa scelta di un matrimonio così insolito, in quota e con un coro di montagna: “Ho scelto questo luogo magico perché con il mio fidanzato Jacopo – anche lui classe 1975 e di professione giardiniere - condividiamo l’amore per la montagna. Qui ci sentiremo più vicini a mio padre, anche attraverso le tradizioni dell’Appennino e quindi abbiamo fatto la scelta dei canti di un buon coro di montagna, come la tradizione toanese insegna”.

Amici Miei (di Marino Paladini), Cercheremo (di Marco Maiero), la Montanara (di Toni Ortelli e Luigi Pigarelli), i canti liturgici della messa di Giovanni Veneri: ecco i canti richiesti da Jacopo e Lucia ai Vocilassù, diretti da Antonio Pigozzi e coadiuvato da Gaetano Borgonovi. Con loro, anche, una delegazione di parenti e amici toanesi, partiti nelle prime ore di venerdì pomeriggio.

“Una giornata come questa – spiega Francesco Croci, presidente emerito del gruppo vocale – che va ben oltre il significato del canto, ma dimostra quale è il significato e la forza dell’identità della tradizione popolare, in questo caso canora, delle nostre montagne”.

Sabato, nella notte, il rientro da un posto da sogno. Infatti il Santuario di Santa Croce si erige a 2045 ai piedi del monte Croce, dove anticamente si ritiene esistesse un luogo di culto pagano. Poi l’arrivo del primo prete cattolico, la prima chiesa in pieno medioevo e lo sviluppo del paese di San Leonardo, in un luogo sicuramente impervio e dove “l’edificazione di una chiesa alla Santa Croce stava a significare la vicinanza di Gesù alle fatiche dell’uomo”.

(Gabriele Arlotti)

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