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Prevenzione terremoti, un convegno a Bologna

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L’attività di prevenzione sismica e rischi per il territorio emiliano romagnolo, lo stato di applicazione, a quasi un anno dalla sua approvazione, della normativa regionale antisismica e come questa deve essere declinata nel concreto negli interventi edilizi di costruzione e riqualificazione. Sono questi i temi affrontati nel corso della conferenza regionale su “La prevenzione sismica in Emilia-Romagna” che si è svolta a Bologna.

Le nuove norme regionali urbanistiche - approvate nei giorni scorsi in Commissione territorio e ambiente e che saranno esaminate dall'aula il 30 giugno – che tra l’altro recepiscono l'Intesa Stato-Regioni-enti locali per il rilancio del settore edilizio (cosiddetto “piano casa” del governo) mettono la sicurezza sismica alla base di ogni intervento.

In Emilia-Romagna nell’ottobre scorso è stata approvata una legge in materia, la legge 19 del 2008, che resta il riferimento certo per questo territorio. La legge, recependo anche quanto previsto da una sentenza della Corte costituzionale, stabilisce che i comuni debbano fornire un’autorizzazione preventiva sui requisiti antisismici di tutti gli interventi edilizi nelle zone classificate a media sismicità. In quelle a bassa sismicità è sufficiente il deposito del progetto strutturale presso i competenti uffici comunali, con controlli a campione. I comuni, in forma singola nel caso dei più grandi o associata, dovranno dotarsi di una struttura tecnica adeguata con personale specializzato e opportunamente formato. Inoltre, potranno anche avvalersi delle competenze dei Servizi Tecnici di Bacino della Regione per i quali è in previsione, attraverso nuove assunzioni, un potenziamento del personale tecnico a disposizione per i controlli sul territorio.
Inoltre, entro il 31 dicembre 2010 uffici pubblici, ospedali, scuole e altre strutture private di pubblico interesse saranno verificate, attraverso una apposita relazione, che identifichi sia i livelli di sicurezza che gli eventuali interventi necessari.

In base alla classificazione (cosiddetta “di prima applicazione” del luglio 2003) in Emilia-Romagna sono considerati a media sismicità 105 comuni, mentre sono 236 quelli a bassa sismicità. Nessun comune emiliano-romagnolo è classificato ad alta sismicità. La classificazione delle zone sismiche fornisce una rappresentazione coerente della situazione di pericolosità reale del territorio e costituisce la base su cui stabilire scelte e indirizzi.

Tre sono i punti cardine dell’impianto legislativo. In primo luogo si punta a una significativa connessione tra gli indirizzi per la micro-zonazione sismica e pianificazione urbanistica ma soprattutto una forte cooperazione tra Regione, comuni e strutture tecniche regionali (come i Servizi tecnici di Bacino, ex Genio civile), affinché le verifiche sull’osservanza delle norme in materia di costruzione siano affidati a idonee strutture miste di valutazione. Inoltre il concetto di autorizzazione preventiva, i controlli a campione anche nelle zone a bassa sismicità, la figura del collaudatore, elevano infine il grado generale di responsabilità e di qualità della risposta di fronte alle necessità antisismiche.

Per quanto riguarda la formazione e l’informazione sono stati istituiti un comitato scientifico accademico e di un comitato consultivo misto pubblico-privato, che hanno il compito di definire criteri e indirizzi ed impostare, promuovere e divulgare le analisi e i programmi di prevenzione sismica