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G8, Africa e sicurezza alimentare / “Di vertice dei cosiddetti ‘Grandi’ questo mondo può anche morire”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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L’Africa e la Sicurezza alimentare nel mondo sono tra i temi più scottanti di questo vertice. Di «vertice» questo mondo dei cosiddetti «grandi della terra» può anche morire. Perciò è indispensabile che i cosiddetti grandi tornino a misurarsi seriamente con i problemi, quelli veramente grandi, della terra e allora si accorgeranno di essere piccoli come tanti.

La “questione alimentare contemporanea” è uno di questi grandi problemi; ed, alla soglia del terzo millennio, costituisce ancora un problema irrisolto. E’ collocata nel quadro di un confronto/scontro di carattere mondiale ed in un contesto più ampio e ad alto contenuto di instabilità (guerre, dumping, speculazioni finanziarie, sviluppo, eccedenze/fame, inquinamento, desertificazione, tecnologie, genetica, ecc.), presenta nuovi punti di vista e suscita reazioni differenziate, nel nord e nel sud del mondo. Lo scorso anno si sono verificate (nell’assoluto silenzio dei grandi media) ben 22 rivolte della fame nel mondo; numerosi suicidi di agricoltori in India e anche l’occidente ricco (gli USA sono stati costretti ad incrementare la distribuzione dei “food stamps” ai suoi poveri; Val Mart, in USA e in Gran Bretagna, è intervenuta a contingentare gli acquisti di riso nei suoi supermercati) ha tremato. Abbiamo imparato, peraltro, a conoscere una nuova multinazionale: F&F: finanza e fame.

Mentre scoppiava la crisi finanziaria, le banche nel mondo lanciavano obbligazioni legate al rialzo delle materie prime agricole per fare profitti con la fame. A livello mondiale, i fenomeni da governare sono crescita demografica, concentrazione urbano-costiera e relativi cambiamenti di dieta, con una tendenziale crescita della domanda globale nel breve e anche nel medio periodo. Normalmente alla crescita della domanda si risponde attraverso l’aumento della superficie agricola utilizzata, una maggiore produttività e lo sviluppo del commercio internazionale.

Solo quando l’apertura dei mercati internazionali, soprattutto quelli agricoli, è governata con un ottica che mantiene come centrale la lotta alla povertà, essa può costituire un’occasione importante per lo sviluppo rurale integrato che conduce alla sicurezza alimentare.

Prima di scagliare le nostre pietre contro le aspirazioni alla presunta “autosufficienza” e alla legittima ricerca della “sovranità alimentare”, l'occidente e l'Europa devono ricordare il proprio percorso storico dello sviluppo dei propri sistemi agricoli interni, inseguendo e perseguendo anche con forti aiuti e sistemi protezionistici l'autosufficienza.

Salutiamo dunque positivamente un approccio di relazioni internazionali finalizzate allo sviluppo delle agricolture dei paesi poveri e dei paesi in via di sviluppo. Solo sradicando la povertà si creano le condizioni della stabilità del mondo e si creano le condizioni sia per governare le migrazioni destabilizzanti sia i fenomeni di terrorismo.

Tuttavia, gli analisti prospettano, per il breve e medio periodo, una importazione netta da parte dei paesi meno avanzati ed da alcuni altri PVS ed una tendenziale crescita dei prezzi. Quale, dunque, deve essere l'approccio delle politiche europee dell’agricoltura e commerciali; e quale il ruolo dell’Unione Europea?

Di fronte alla professione agricola dell’Unione Europea ed alle sue politiche comuni ci sono, ad un tempo, due responsabilità: una è quella di stare, insieme ad altri protagonisti sul mercato mondiale, anche in previsione di una crescita della domanda di beni alimentari; l’altra è di non farlo con strumenti e in forme distorsivi della concorrenza o in contrasto (anche se indiretto) con le esigenze e le politiche di sviluppo delle economie agricole regionali del sud del mondo.

Ricordo, per inciso, l'atteggiamento globalmente negativo e non propositivo tenuto dal ministro dell'agricoltura (altra era la posizione del ministro del commercio estero) nell'ultima tornata negoziale a Ginevra. Eravamo giunti molto vicini ad un accordo. Ma lui ogni giorno gridava a presunti cedimenti. Mentre si allontanava, in questo modo, ogni possibilità di sottoscrivere regole comuni sul riconoscimento dell'origine e sulla lotta alle contraffazioni. E il vertice fallì.

Nella dichiarazione finale dell’incontro dei ministri agricoli del G8, tenuto recentemente in Italia, anche il ministro del nostro paese ha sottoscritto: "Aumentare la produttività agricola sostenibile e lo sviluppo rurale in ciascun paese, secondo le differenti realtà agricole, nel rispetto della biodiversità e migliorando l'accesso al cibo, lo sviluppo socio-economico e la prosperità. Noi continueremo a sostenere la capacity building nei paesi in via di sviluppo, rivolta agli standard sanitari e fitosanitari, al fine di facilitare l'accesso al mercato e soddisfare le richieste del consumatore".

A questi impegni devono ora seguire i fatti. Ora il G8 allargatosi ai grandi paesi emergenti (G14) ha preso l’impegno a concludere i negoziati del Doha round nel 2010, questo è un fatto positivo. Chiudere in fretta questo ciclo negoziale per lanciarne uno nuovo rispondente ai nuovi scenari mondiali che abbia al suo centro la sicurezza alimentare con un suo statuto specifico. Non è ancora chiaro invece se nuove risorse siano state impegnate per far fronte all’incremento della povertà causato dalla crisi finanziaria: che siano fondi veri e non promesse. Ci aspettiamo un impegno forte dell’Unione Europea e del nostro paese, il quale come è noto deve ancora onorare gli impegni passati.

(Sen. Leana Pignedoli)