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La commemorazione di Codesino di Toano

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5 agosto 1944 Toano
5 agosto 1944 Toano

“Il cinque agosto 1944 arrivarono a Codesino intere famiglie, fuggite da Toano, messo a ferro e fuoco dai nazisti. Il paesino diede prova di grande ospitalità”: Elisabetta Vendramin, presidente dell’associazione “Amici dei borghi toanesi”, richiama alla memoria il tragico avvenimento di sessantacinque anni fa “che qui si è sempre ricordato - sottolinea - rinnovando ogni estate lo spirito di accoglienza che lo caratterizzò”.

La festa-commemorazione di Codesino si terrà mercoledì pomeriggio (5 agosto) “per ritrovarsi - prosegue Vendramin - a riassaporare quei sentimenti di amicizia e di solidarietà che resero eccezionale l’esperienza degli sfollati in questo luogo. Non sarà una cerimonia rievocativa, ma un incontro tra amici, un modo per riscoprire la gioia di stare insieme”.

Dopo i saluti del presidente dell’associazione e del vicesindaco Gabriella Giannini e l’intervento di un abitante del paese, prenderanno la parola i rappresentanti delle associazioni partigiane Alpi e Anpi, Sonia Masini, presidente della Provincia, Maurizio Paladini, sindaco di Montefiorino, Luigi Fiocchi, sindaco di Villa Minozzo, l’onorevole Vittorio Prodi, parlamentare europeo, Clementina Santi, assessore alla cultura della Comunità montana, Romano Albertini, consigliere provinciale, e alcuni consiglieri comunali.

Nell’occasione padre Mario Cappucci, originario di Codesino, missionario ed ex parroco dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio, allestirà un mercatino a favore delle missioni in Burchina Faso.

“Seguiranno - spiega Mario Ferrari, consigliere comunale - la visita al cippo commemorativo e una merenda sull’aia nella tradizione dell’antica ospitalità della valle del Dolo, con i prodotti tipici di allora: pane, salame, formaggio e un bicchiere di buon vino. Saranno anche presenti i rappresentanti dell’Istoreco e i labari delle associazioni d’arma e della croce rossa”.

Quel cinque agosto di tanti anni fa “fu una pagina drammatica della storia toanese - continua Ferrari - ancora presente nei ricordi di molte persone. Bruciarono anche l’antica pieve matildica, che aveva resistito a mille anni di storia, e l’oratorio di Sant’Anna. Gli abitanti di Toano fuggirono con le loro povere cose e con quello che avevano di più prezioso: il bestiame”.

Conclude il consigliere Mario Ferrari: “Non solo Codesino ma tutti i piccoli borghi e i casolari della valle del Dolo diventarono rifugio sicuro, e tutto servì ad accogliere i fuggiaschi. Le stalle e i fienili si trasformarono in alberghi. Le tane del Mandriaccio, abituale dimora delle volpi, si trasformarono in case, così come i boschi, grazie alle liane che, intrecciandosi sugli alberi, creavano tettoie naturali. In quell’occasione così particolare la solidarietà fu immediata e spontanea. Per gli sfollati fu come sentirsi di nuovo a casa e il quotidiano affaccendarsi, i giochi dei bambini, le preghiere del vespro, fecero sentire lontano l’eco della guerra”.

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