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Orrore in Appennino / 47enne tenta di abusare di una 15enne

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CRINALE APPENNINO REGGIANO (4 settembre 2009) - Pensava di essere tranquilla nel giardino dei suoi genitori quando la follia di un 50enne l’ha “colpita alle spalle”: l’uomo dopo averla trascinata con violenza nel retro della casa gettandola a terra ha tentato di stuprarla a calci e pugni. Un interminabile incubo per una 15enne abitante in un comune del crinale appenninico reggiano terminato grazie al fortuito passaggio di un auto nei pressi della casa che ha visto l’uomo impaurirsi e darsi alla fuga.

Dopo diversi giorni di atroci sofferenze psichiche e fisiche la ragazza ha avuto il coraggio di raccontare i fatti ai genitori che l’hanno prima portata prima a farsi medicare e poi dai Carabinieri del capitano Mario Amoroso, che, raccolti diversi riscontri investigativi, hanno individuato l’aggressore e relazionato la Procura reggiana. Ottenuto risconto per le indagini dei Carabinieri, i militi ottenevano di potere avere subito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Nella serata di ieri la cattura dell'uomo, con le accuse di violenza sessuale e lesioni personali aggravate, ad opera dei Carabinieri della Compagnia di Castelnovo ne' Monti.

Il personaggio autore della violenza è un 47enne residente in un comune del crinale appenninico reggiano (ulteriori dati vengono volutamente omessi per non identificare la piccola vittima tuttora provata) che ora è ristretto al termine delle formalità di rito presso il carcere di Reggio Emilia a disposizione della Procura reggiana titolare, nella persona del sostituto D.ssa Maria Rita Pantani, dell’inchiesta.

I fatti risalgono a un primo pomeriggio di metà agosto quando il bruto, approffittando dell’assenza dei genitori, entrava nella casa della 15enne, direttamente dal giardino di casa dove si trovava la sventurata. Quindi la trascinava nel retro in un zona appartata che impediva la visuale a chi percorreva la strada. La sbatteva a terra compiendo atti sessuali, accompagnati da calci e pugni per vincere la resistenza della ragazza finchè, al rumore di una macchina, fuggiva per i campi.

Dopo diversi giorni di atroci sofferenze la ragazza in lacrime ha avuto il coraggio di raccontare i fatti ai genitori che l’hanno portata in un ospedale dove i medici, nonostante il tempo trascorso, l’hanno medicata per i lividi e le abrasioni ancora presenti a dimostrazione della folle violenza usata dall’uomo.

La terribile vicenda veniva quindi denunciata ai Carabinieri che raccoglievano a verbale la descrizione del bruto conosciuto solo di vista dalla ragazzina. Le indagini venivano seguite dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Castelnovo ne’ Monti, che riuscivano ad identificare l’aggressore e, raccolti a suo carico i dovuti e incontrovertibili elementi di riscontro che ne suffragavano la colpevolezza, relazionavano alla Procura reggiana, che immediatamente richiedeva ed altrettanto celermente otteneva dal Gip del Tribunale di Reggio Emilia Dott. Giovanni Ghini il provvedimento restrittivo di natura cautelare eseguito dagli uomini del Capitano Amoroso, che, come detto, arrestavano l’uomo.

4 COMMENTS

  1. Urla dal silenzio
    A leggere una notizia come questa il respiro è sospeso. Vari sentimenti si alternano. Rabbia, paura, terrore, indignazione, desiderio di vendetta, istinto atavico di difesa della prole. Impotenza. Nessuna pietà.
    Nessun ma, nessun se, per chi abusa di un minore. La legge DEVE tutelare i più deboli. Anche se l’individuo resterà in carcere qualche tempo, come sarà ora la vita della ragazza? E dei genitori? Chi tutelerà questa coraggiosa famiglia? Con quale spirito andranno a lavorare quando la figlia resta a casa? Chi si occuperà del recupero, se possibile, dell’abusatore? Quando rilasciato, e lo sarà presto, sarà di nuovo libero cittadino, ma dentro manterrà i propri elementi distorti, la convinzione errata che un corpo di adolescente può essere violato per soddisfare le proprie pulsioni. La società non può chiudere gli occhi, la comunità ha il dovere di garantire sicurezza, spensieratezza e serenità ai propri figli che crescono, alle migliaia di ragazzine che vengono molestate, abusate, alle donne violentate ogni giorno. E ha il dovere di curare, anche con misure drastiche, chi ha perso, come in questo caso, la ragione. Certe esperienze traumatiche lasciano segni indelebili, nelle ragazze, nelle donne, nella famiglia che resta attonita, negli amici che vorrebbero unirsi e fare qualcosa per difendere e rendere giustizia a un membro del loro clan. Quando qualcuno perde il contatto con la realtà e compie un gesto di follia come questo non viola soltanto il corpo della persona in questione. Viola il gruppo degli adolescenti amici, che soffre impotente e stenta a capire; viola la famiglia e attacca l’intero sistema sociale, come un tarlo invisbile e minaccioso. Mi associo a quell’abbraccio.

    (Commento firmato)

  2. Io mamma…
    ….torna sempre il problema di come si può uscire di casa ed ora addirittura rimanerci, senza avere “paura”:
    – paura di essere violati;
    – paura e vergogna di denunciare;
    – paura di ritorsioni;
    – paura ke la “giustizia” nn sia poi così tanto giusta;
    – paura ke dopo poko tutto torni come prima…
    ed allora??????
    Cosa ci tokkerà vedere???? Io ho una figlia di quell’età… Cosa devo fare????? Il nome di questa “benemerita” persona nn si sa e se e quando uscirà dal carcere ki proteggerà le adolescenti ignare?????? E ki aiuterà i genitori a proteggere i figli???? Ma soprattutto xkè, se seguito dal Servizio sanitario può essere arrivato a questo???? E solo questo oppure ci sono state ragazzine ke hanno subito lo stesso trattamento e nn hanno avuto il coraggio di denunciare l’accaduto?????
    Rimango esterrefatta ed indignata e sicuramente interessata a sapere come andrà a finire… e mi auguro ke questa persona venga definitivamente allontanata… Senza tante “menate” sul fatto ke “vanno aiutati”!!!!! AIUTATELI LONTANO DALLE NOSTRE FIGLIE!!!!

    (Commento firmato)

  3. E’ triste…
    …che anche nel nostro Appennino succedano queste cose… Io ho sempre abitato in un paesino vicino a Castelnovo ne’ Monti… e ci si sentiva un po’ più protetti… Insomma, paesi piccoli… Meno gente e più tranquillità. Ma adesso non è più vero niente. Purtroppo queste cose succedono e aumentano sempre di più. Bisogna sempre avere il coraggio di parlare… Può aiutare noi e altre donne che non hanno il coraggio di farlo… Mi dispiace molto per la ragazzina. Ma sono sicura che se ha avuto il coraggio di parlare ne avrà altrettanto per uscirne…
    In bocca al lupo.

    (Milena Colombari)