Home Cultura Lungo l’Enza si canta ancora

Lungo l’Enza si canta ancora

9
0

Portate memoria dei nostri canti come emblema della nostra storia. Canti popolari come sinonimo di storie che appartengono a un mondo ormai passato. C’è La bèla bionda d’Rubêra, La mamma della Rosina, La mortéina: protagoniste di canzoni che hanno accompagnato i momenti di festa di tante persone e che i giovani ormai non ricordano più. Per conservare la tradizione frolkloristica delle terre matildiche, il Trio Canossa ha raccolto nel libro Lungo l’Enza. Canti, racconti e… Trio Canossa , le canzoni che è riuscita a recuperare dal 1996, anno in cui il gruppo si è formato.

Concerti, serate, ritrovi con amici. Scoprendo, magari, che alcune canzoni erano anche inedite, di altre si portava memoria solo in quale vinile d’antan. Il Trio Canossa, composto da formato da Luciano Musi, Giovanni Gelmini e Luigi Zecchetti, con questa opera preserva un patrimonio orale tipico della Val d’Enza, ma…

“Non abbiamo svolto solo un’opera di recupero – dice Silvio Rabotti, componente del Trio – siamo andati oltre, rielaborando alcuni pezzi da novanta del passato e producendone altri ex novo”.Il libro, curato da Giovanni Gelmini e Savino Rabotti, non è solo una raccolta di canzoni, ma è un vero e proprio viaggio nella tradizione popolare della Val d’Enza. Lo si può trovare in diverse edicole e negozi della montagna, ma anche ordinare on-line (15 euro, Incontri editrice).

Qui è possibile riscoprire testi goliardici e scherzosi, tipici di un’atmosfera festosa da osteria, dove i canti popolari trovano la loro collocazione più idonea, magari davanti a un buon bicchiere di vino. Senza pretese storiche o scientifiche,nel libro vengono riproposte anche storie e aneddoti della montagna di tutto rispetto. Come quello che ha per protagonista il pittore Ligabue. Secondo alcune testimonianze, l’artista naïf andava a dipingere in una piccola casa abbandonata, in un bosco vicino a Roncaglio. Si dice che avesse dipinto e appeso al muro anche una Madonna, che forse è ancora là. Oppure c’è la leggenda del fantasma di Emelina, che nelle notti di luna risale il torrente Dolo. Tra le pagine sono state inserite anche alcune foto d’epoca: “Aiuteranno a leggere meglio l’ambiente dove sono nati quei canti e il modo di vivere del tempo”, spiega Rabotti. Insieme al libro,pubblicato dalla casa editrice Incontri di Sassuolo, non poteva mancare anche il cd del Trio Canossa: Menestrelli e giullari di Val d’Enza.

(Gabriele Arlotti)