Home Cronaca “Cervarolo: giustizia”

“Cervarolo: giustizia”

6
1

Riceviamo e pubblichiamo.

-----

Finalmente, il prossimo 4 ottobre, a Verona, si aprirà il processo per la strage di Cervarolo, uno degli omicidi di massa più orribili commessi dai nazisti, durante l’occupazione del nostro Paese. Un risultato straordinario ed insperato, raggiunto anche grazie alla ferma volontà dell’Anpi reggiana e del suo presidente Notari; la dimostrazione che per crimini come questi la giustizia non va mai in prescrizione. Ovviamente, nessuno dei militari tedeschi che verranno chiamati a rispondere delle efferatezze commesse ai danni di inermi civili finirà in carcere, poiché sono tutti ultraottantenni. Ma almeno
dopo più di sessant’anni faranno i conti con la giustizia, alla quale sono sfuggiti senza tanti problemi per le troppe connivenze e le partite politiche giocate dai due stati in causa: Germania e Italia in primis. E se oggi è forse troppo tardi per una condanna giuridica dei responsabili, non lo è altrettanto per vicende come quella dell’aia di Cervarolo e come per le altre centinaia di stragi commesse in Italia nel corso della seconda guerra mondiale dai tedeschi e dai loro servi fascisti, occultate nel tristemente noto “armadio della vergogna”.

In un Paese come il nostro dove in questi ultimi anni è stata alimentata una miserabile revisione della storia, in funzione delle esigenze politiche di turno, aprire un processo come questo è di fondamentale importanza per sgombrare il campo dalle varie versioni mistificatorie, attraverso le quali si è giunti al punto di considerare i partigiani alla stregua dei criminali fascisti. Quelli che collaborarono consapevolmente con i tedeschi, quelli che bastonavano e torturavano gli oppositori di qualsiasi genere, quelli che trucidavano, impiccavano, fucilavano, sgozzavano civili e partigiani, donne e bambini per il loro giuramento di fedeltà non solo al fascismo, ma ancor peggio al nazismo. I fascisti che avevano così tanto la patria nel cuore è bene che si sappia che quella patria la svendettero senza tanti problemi all’invasore di turno e per giunta partecipando al massacro di centinaia di migliaia di altri italiani.

Questa “giustizia bloccata” per così tanto tempo ha prodotto questo ignobile stato delle cose ed oggi è diventata una prassi ormai quotidiana infangare la Resistenza. La mancanza di una “Norimberga italiana” ha contribuito non solo a dare una visione distorta e parziale della guerra, arrivando al punto di considerarla una guerra civile, quando invece fu lotta di liberazione; alimentando di proposito quel mito degli “italiani brava gente”, in chiave auto-assolutoria.

Che fossero da una parte o dall’altra gli italiani furono comunque vittime, fa lo stesso che la guerra al fianco di Hitler l’abbia voluta a tutti i costi Mussolini e dopo quasi settant’anni si può spudoratamente dire che forse i più assassini di tutti sono stati i partigiani. Davvero una bella faccia tosta!

Ecco perché il processo che si aprirà a Verona è così tanto importante, probabilmente non si giungerà alla vera giustizia giuridica dei responsabili, ma alla giustizia per i familiari delle vittime certamente sì, così come del resto per una giustizia storica definitiva, per zittire una volta per tutte quanti in queste settimane hanno spesso straparlato a sproposito in merito all'eccidio di Cervarolo.

(Donato Vena, segretario provinciale dei Comunisti Italiani, e Mirco Tincani, segretario provinciale di Rifondazione comunista)

1 COMMENT

  1. Ben fatto!
    Auspico fortemente che questo processo faccia luce su uno dei capitoli più bui della nostra storia. Attribuire le responsabilità di questi brutali reati, anche post mortem, ai criminali che li hanno commessi è un dovere del nostro Stato. Vorrei ricordare a chi equipara i partigiani agli squadristi neri (o nazisti, dopo l’8 settembre non vedo grandi differenze) come i primi stessero uscendo da un periodo lungo 20 anni fatto di continui soprusi subiti, magari vedendosi assassinato o brutalmente picchiato qualche parente; essi avevano un buon motivo, credo, per combattere e morire, mentre i secondi, che si approfittavano di civili inermi, non hanno e non possono avere alcuna giustificazione.

    (Alessio Zanni)