Home Cronaca Ieri sera il film “Teza”, per la “Settimana della carità”

Ieri sera il film “Teza”, per la “Settimana della carità”

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Un film sul marxismo, non molto diverso da come lo conosciamo qui, guardando Russia e Cina, ma un film anche sui valori umani e sociali che animano una piccola tribù di religione Copta vicino al lago Tana, in Etiopia. Una produzione che, per quanto mi riguarda è il primo, se non uno dei primi film che vedo di un regista africano.

A introdurre e proporre il film è stato il Gaom, “Gruppo amici ospedali missionari”. Un uomo che sfortunatamente non conosco spiega che il film è molto lungo e complesso. E' stato realizzato da un regista che già aveva condannato l'Italia e il suo regime fascista col film “Adua”. Un film privo di nostalgia e retorica, diretto, crudo.

Il film si apre con immagini del periodo Gondarino e scritte in copto. - è ebraico – sento commentare da qualcuno. No, leggo ora che si chiama ge'ez. Due uomini in errore. Questo dimostra quanto poco sappiamo dell'Africa. In seguito la storia comincia, sulle rive del lago Tana. Le immagini sono molto belle, ricche di particolari che stentiamo a riconoscere e collocare in un dato periodo e contesto. Non i corpi nudi dei negretti, ma la grande civiltà etiope, vesti ricche con croci ortodosse e monili di grande bellezza. Una vecchia interroga il fuoco. Grandi tatuaggi sul collo.

Amberber il protagonista torna in Etiopia senza una gamba e con una laurea in medicina. Nel villaggio fa fatica a trovarsi con il popolo apparentemente arretrato. In realtà, forse, il socialismo primitivo di questi è la forma più sviluppata di tutte quelle che vedremo. Amberber ha frequenti crisi mentali e non riesce ad accettare che la madre per adempiere un voto alla Madonna vada in ginocchio fino alla chiesa. Il fratello è arrabbiato, perché è il maggiore ma la madre guarda molto al nuovo. Insomma una situazione in conflitto che esploderà in una serie di ricordi appena Amberber decide di sottoporsi a un esorcismo da parte del Pope locale.

Il film segue con i flash-back di Amberber, giovane immigrato etiope nella Germania dell'ovest, che vive in una comune insieme a delle donne bianche e, secondo una mia chiave di lettura è incentrato su diverse filosofie, socialismo utopico in Germania, marxismo-leninismo nelle città etiopi e tribalismo nella parte più rurale. A parte questa piccola parentesi il regista afferma di dedicare il film alla lotta contro il razzismo e ai giovani ragazzi neri morti per non finire nell'esercito.

Nella comune è frequente l'autocritica, l'utopia. Donne bianche e uomini neri hanno figli. Qualcuno parla più coi piedi per terra ma non viene ascoltato.

Poi il Negus viene deposto, Amberber si laurea e torna nel paese d'origine convinto di trovare la terra dell'utopia, ma in seguito all'anarchia-euforia iniziale si presenterà una anarchia simile al terrore in cui chiunque può rischiare la pelle. Mi ricorda molto un romanzo di un monaco Ghelupa sulla Cina di Mao e la vita nei campi di concentramento... (il Fuoco sotto la Neve – Palden Gyatso).
Più o meno la storia è la stessa. Non si può costruire una società alternativa e così, come nella Fattoria degli Animali, si alternano i potenti e i ruoli, ma rimane una massa di disgraziati che sono sottomessi al regime.

Forse un film politico. Non era questo l'intento ma offre ampi spunti di riflessione sul tema delle dittature di sinistra. Aggiungo che la parola “Teza” vuol dire “rugiada” e ve ne auguro la visione.