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Il sacrificio di Abramo, inutile crudeltà

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Vivaddio che si è da pochi giorni raggiunto in provincia l’accordo per la macellazione rispettosa della tradizione islamica, ma anche delle leggi e degli animali. In sintesi, una serie di soggetti, dall’Enpa alla Provincia sino all’Imam, hanno stabilito che gli animali ‘sacrificati’ dovranno essere preventivamente storditi secondo quanto previsto dalla normativa vigente e, comunque, in maniera rispettosa della religione mussulmana. Tutto questo avviene a ridosso della festa del sacrificio o Festa grande (Id al Kabir) celebrata da venerdì 27 novembre sino ai tre giorni immediatamente successivi, quando i mussulmani sono invitati a ricordare il gesto di Abramo e sacrificare, come il profeta, un animale fisicamente integro e adulto (un ovino, un caprino o un bovino).

Un migliaio, si stima, i capi che nei tre macelli autorizzati sono stati abbattuti secondo le norme per la tutela (se così si può dire) del benessere animale. Sacrificio di Abramo: lo richiede la fede. Eppure quello raggiunto è un accordo importante.
Peccato, però, leggere di una pecora rinchiusa in un bagagliaio e salvata dai Carabinieri prima di una macellazione clandestina. Peccato incontrare per la strada un signore con fare furtivo e con una corda per legare lo sventurato animale. Peccato ogni tanto imbattersi in frattaglie abbandonate nel bosco.

Una questione di razza? No.
Leggo nello stesso giorno di scienziati dell'università di Washington che paralizzano alle gambe due macachi (primati, come l’uomo), poi ne impiantano elettrodi nel cervello e assistono a come questo provi a comandare gli arti.
Intanto, non dimentico della nostra tradizione dell’agnello pasquale, la quale voleva (e troppe volte perpetra ancora, in Appennino e in barba alla legge) l’agnello sgozzato per i graditi pranzi del lunedì di Pasqua.

Nel mentre questa sterminata enciclopedia che è internet consente (finalmente?) di entrare visivamente negli stabilimenti degli animali da pelliccia. E qui puoi scoprire che cani, visoni, volpi e altre specie se scuoiati ancora vivi (dopo una presunta storditura da fare accapponare i capelli) lasciano la pelliccia più bella.
Mi chiedo fino a che punto l’uomo può arrogarsi il diritto di essere indifferente alla sofferenza degli animali in virtù della scienza, della fede, del cibo, di una pelliccia. Animali che, è dimostrato scientificamente, conoscono la paura, la morte, il dolore e, pure, sognano.
Credo in un Dio che non si compiace della sofferenza di chi nel nome porta la parola “anima”. Spero in una scienza che non resti indifferente dinnanzi a un occhio terrorizzato di una cavia. Cerco un cibo dove non ci sia la parola crudeltà nel processo di ottenimento. Dico no agli animali indossati per vanità.

(G.A.)

2 COMMENTS

  1. Homo sapiens??
    Il rapporto dell’uomo con gli animali è antico come la nostra storia e si è evoluto con essa, secondo le esigenze e i bisogni dell’uomo, ma è stato da sempre contrassegnato dalla sopraffazione del primo sui secondi, in base ad una presunta superiorità dettata da una logica antropocentrica che la religione ha contribuito fortemente a diffondere e radicare nelle nostre menti. Da sempre l’uomo si è attribuito il diritto di intervenire sul pianeta e sui suoi abitanti, a suo totale giudizio e piacimento, senza riconoscere agli altri esseri viventi pari dignità e rispetto. Ma a prescindere da ogni motivazione o giustificazione religiosa o finanche scientifica – quando poi non si tratta del mero e futile piacere estetico, come nel caso delle pellicce o della cosmesi – ciò che lascia davvero senza parole è l’indifferenza, la crudeltà, la freddezza dell’uomo, dell’individuo che MATERIALMENTE INFIERISCE SULL’ANIMALE SENZA ALCUNA PIETA’ O RIGURGITO DI COSCIENZA. Circolano sul web filmati atroci di sofferenze inaudite perpetrate ai danni degli animali, spesso anche in piena legalità. Ora io mi chiedo come fa questa gente a dormire tranquilla la notte, a rientrare a casa come nulla fosse e ad abbracciare i propri figli… Voglio sperare, mi auguro che questi stessi individui di figli non ne mettano mai al mondo, perché quali valori, quali principi possono mai trasmettere persone come queste? Dalla notte dei tempi la civiltà si è evoluta, gli strumenti normativi anche, e molto di buono è stato fatto anche sul fronte del benessere animale, ma il problema di fondo è sempre il medesimo: l’uomo UTILIZZA le risorse della terra per i propri scopi. Purtroppo, nonostante sia ormai scientificamente provato (semmai ce ne fosse stato bisogno!!) che anche gli animali provano sentimenti ed emozioni, essi appartengono a queste “risorse” e come tali possono essere utilizzati e SFRUTTATI. Così non si arriverà mai a vietare davvero la vivisezione, gli allevamenti di animali da pelliccia, gli allevamenti intensivi per scopi alimentari, lo sfruttamento e le sofferenze per meri capricci umani (vedi gli orsi cinesi a cui viene prelevata quotidianamente la bile con cateteri di ferro perennemente infilati nei loro corpi, o gli squali cui vengono mozzate le tanto prelibate pinne e ributtati agonizzanti in mare… e l’elenco potrebbe estendersi all’infinito). Se un cambiamento radicale nella prospettiva globale non pare attuabile nel breve periodo, si può certamente agire sulle coscienze individuali con azioni di informazione, formazione, sensibilizzazione, perché molto spesso è l’ignoranza la causa prima di tante deplorevoli azioni.
    Grazie a @CRedacon#C per questa ennesima prova di sensibilità nei confronti di chi all’uomo non ha mai chiesto nulla, se non amore e rispetto.

    (Lucia Manicardi)


  2. Anch’io ringrazio G.A., di @CRedacon#C, per avere riferito sull’accordo raggiunto per la macellazione rituale im memoria del sacrificio di Abramo e lo ringrazio soprattutto per avere allargato lo sguardo al rapporto, in generale, dell’uomo con gli animali e per avere espresso quel giudizio.
    La violenza di cui sono oggetto da sempre gli animali, insieme a tutti gli esseri più deboli, mi fa accaponare la pelle tanto che non riesco a leggere articoli sull’argomento. La prepotenza e l’arroganza che caratterizzano il genere umano non permettono di rendersi consapevoli che piante, animali e uomini attingono l’esistenza dallo stesso principio: la Vita; ciò che distingue gli uni dagli altri non sono il nutrirsi, il crescere, il riprodursi, il provare dolore, che li accomunano, bensì il diverso grado di intelligenza. San Francesco, i buddisti, i nativi americani sentivano fratelli e sorelle le creature, madre la terra, ma la cultura dominante è quella dello sfruttamento per fini meramente utilitaristici di tutto ciò che, nella scala evolutiva, sta nei gradini sotto quello del genere umano. I risultati comunque si vedono e si ritorcono contro gli esseri umani. Non riesco a sperare che che gli uomini diventino più rispettosi della Vita; spero, invece, che le istituzioni siano sempre più attente nel legiferare per la difesa degli animali e pronte a perseguire in maniera inflessibile chi infrange le leggi.

    (Clementina Monti)