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Il carcere come luogo “sacro”

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Charly. Così si chiamava, tanto per dare un’identità a chi l’aveva persa in una comunità per malati mentali, dalla quale era evaso. «Come mai sei scappato?». Era scappato per “un momento di lucidità”, che nel passato lo portava a rubare automobili. Questa volta era sua intenzione di andare a San Vittore: “Là in carcere ci sono tanti che soffrono. Vorrei con una lacrima abbattere le mura per entrare dentro e regalare un sorriso a chi vi è rinchiuso». Charly non ha abbattuto nessuna mura e non è entrato a San Vittore: lo hanno fermato prima due infermieri che lo seguivano e non avevano quel pizzico di poesia che alimentava la sua lucidità mentale.

Nel giorno di Natale, come altri vescovi in altri carceri italiani, a San Vittore è entrato e ha celebrato la Messa il Cardinale Dionigi. Questa volta non ha trovato a riceverlo il cappellano don Luigi Melesi. Dal dicembre 2008 sta lottando con il suo cuore, che si è “rotto” in trentaquattro anni di presenza in carcere. Doveva prestare servizio per tre mesi! Sono diventati la sua vita.

Il carcere per lui è diventato un luogo “sacro”, dove ha operato con il linguaggio del cuore e della speranza a favore delle persone là rinchiuse. Il suo è un vero lavoro di bonifica della mente, del cuore, della volontà, dei sentimenti dello spirito umano, deturpati, danneggiati, pericolosi, antisociali, delinquenziali. Lo ha raccolto in un libro di prossima pubblicazione, che sarà un invito a dare uno sguardo oltre le sbarre del carcere, per capire e comprendere il cuore dell’uomo. Sono curioso di leggere del suo lavoro educativo che ha promosso e liberato “il colpevole” anche con l’annuncio e la comunicazione della salvezza offerta da Cristo ad ogni persona...

In attesa del libro di don Luigi, il giorno di Natale ho letto alcune pagine della vita di Suor Enrichetta Alfieri, “Una suora all’inferno”. Anche lei, per 28 anni, nel carcere di San Vittore! E’ stata una presenza di Donna straordinaria, forte della propria debolezza e della propria Fede, soprattutto nel periodo più nero di S. Vittore, quello del’occupazione nazifascista. La Chiesa, pochi giorni fa, l’ha dichiarata “venerabile”! Dietro le sbarre incontriamo davvero persone eccezionali come don Luigi e suor Enrichetta, ma anche tante altre - personale dell’istituzioni, educatori o volontari - che non hanno paura dei colpevoli, non hanno perso la speranza e credono nella loro possibilità di conversione!