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In ricordo di Pier Francesco Montruccoli

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Partito all’età di vent’anni dal suo piccolo borgo chiamato “Le Fole”, nella frazione di Paullo di Casina, per diversi anni si è particolarmente distinto e fatto apprezzare lavorando con le maggiori Ditte costruttrici italiane operanti nei diversi paesi del mondo: Algeria, Libia, Birmania, Somalia, Francia, Filippine, Svizzera e Svezia, oltre naturalmente in Italia.
Da tecnico geometra, ormai affermato, collaborò anche alla Direzione Lavori per la costruzione de Le Chàteau de la Belle au Bois Dormant, il simbolo mondiale delle “Favole”, all’Eurodisney di Parigi.

Così nell’ultima telefonata: “Sai: questa volta, c’è l’eventualità che parta per Dubaj o per la Russia: dovremmo rimettere in piedi una vecchia fabbrica… rottame di questa assurda inciviltà che implode e ci distrugge! Forse vado là dove tanti Alpini sono rimasti nella neve!… “

Era ormai stanco! Probabilmente questa era l’ultima partenza ed avrebbe voluto con sé almeno i suoi angeli più belli, per non doversene staccare mai più.
Lascia la moglie e i quattro figli, cittadini del mondo, appunto perché nati con diverse nazionalità.

Pier Francesco Montruccoli, il tecnico geometra originario di Paullo, ma residente ormai da alcuni anni a Cantù (Como), a un mese dalla scomparsa è stato ricordato venerdì 26 febbraio 2010, alle 20.30, presso lo storico santuario mariano del Carrobbio, vicino a Casina. Dopo una prima affollatissima cerimonia religiosa, svoltasi a Cantù, dove ora riposa. Una S. Messa, in suo ricordo, è stata voluta dai fratelli anche nel piccolo oratorio, ai piedi del matildico castello di Sarzano, dove si sposò il 21 aprile 1990. Hanno concelebrato il parroco Don Luciano Iori e mons. Tiziano Ghirelli, accompagnati dai canti del Coro “Vocilassù”. Intensa e commossa la partecipazione di parenti e amici.

I fratelli Ubaldo ed Elisa, al termine della rito attorniati dagli amici, così hanno desiderato ricordarlo anche per ringraziare i presenti e i numerosi lettori di Redacon:

“Addio, monti sorgenti dalle acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento i sogni della ricchezza; egli si meraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe indietro, se non pensasse che, un giorno tornerà dovizioso. Quanto più s’avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui a già messi gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco ai suoi monti.
Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell’avvenire, e n’è sbalzato lontano, da una forza perversa! Chi, staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que’ monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l’immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno! Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni il rumore d’un passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov’era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande”.
(Tratto dal cap. VIII de “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni)

“Vorremmo ringraziare tutti per la partecipazione attenta, composta, commossa - spiegano i due fratelli a Redacon - ! Il nostro dolore è immenso, indicibile… ma, come ci ricorda il grande scrittore francese Victor Ugo: “non si vede bene che attraverso le lacrime”. A noi, ora, piace ricordare questo nostro fratello, desideroso di conoscere il mondo, avviarsi piccolo, un giorno ormai lontano, da quel minuscolo borgo d’infanzie comuni, chiamato “Le Fole”… per arrivare poi a vederlo collaborare, da tecnico già affermato, alla Direzione Lavori per la costruzione del più famoso e meraviglioso castello delle favole che qui sulla terra mai sia stato edificato: quello della Bella Addormentata nel bosco all’Eurodisney di Parigi. Quando risiedeva a Marne-la-Vallèe, entrando dal suo cantiere ancora in corso, ce lo fece visitare in anteprima, pochi mesi precedenti l’inaugurazione ufficiale avvenuta il 12 aprile 1992. Che gioia è sarà per tanti bambini… e anche per tanti adulti. Anche le favole, che forse oggi non si leggono più, contengono piccoli insegnamenti e grandi verità! Vorremmo si pensasse un poco e sempre a lui quando capiterà di guardarlo o visitarlo!"

"Alla Vergine Santissima, che qui al Carrobbio devotamente veneriamo, noi fiduciosi affidiamo Pier Francesco.
Voglia la Madre della grazia divina, la Consolatrice degli afflitti, la Regina assunta in cielo, risvegliarlo per sempre lassù, con un dolcissimo ed affettuosissimo bacio di madre, mentre teneramente lo accarezza, sul capo reclinato e fra i capelli biondi”.

2 COMMENTS

  1. Ciao
    Francesco per noi era rimasto “Al Biond”. Ci siamo diplomati insieme (e son più di 30 anni!) e, come spesso accade, ci siamo incamminati su strade diverse, con la stessa destinazione finale. L’amico Francesco deve aver imboccato una qualche scorciatoia, per arrivare così presto al traguardo. La bellezza dei tratti, la delicatezza nei modi, l’innata e spontanea signorilità in quel suo incedere leggero, frenato appena dall’onda bionda dei capelli. Mi piace immaginare che hai tagliato il traguardo così: con la tua innata bellezza.

    (E.P.)


  2. Addio Francis, compagno di viaggio e di avventure… Voglio ricordarti così come ci eravamo lasciati tanti anni fa, sulla tua Citroen Pallas Blu… Libero e aperto al mondo. Sono fiero di averti conosciuto ed avere condiviso con te bellissimi momenti.

    (Celso Manfredini)